Il Fatto Quotidiano

FEDE & VIRUS: SALVINI NON CONOSCE MANZONI

- » DANIELA RANIERI

L’archetipo è fissato per sempre: quando un’epidemia si sparge, e il virus (o il batterio) balla sui cadaveri c er ca nd o carne fresca da colonizzar­e, l’Autore, per massima saggezza e ugual sadismo, tira fuori dalla penna un personaggi­o beghino, ottuso e intellettu­almente poco onesto che chiede ai vertici ecclesiali e politici di fiondare quanta più gente possibile sui piedi infetti del Santo, addosso alle porte contaminat­e delle chiese, tra i banchi su cui s’è sparso il contagio per mezzo di incolpevol­i untori, perché Dio ci salverà. Salvini non lo sa, ma il suo personaggi­o - che chiede alla Chiesa di far messa a Pasqua pur di dare contro al Papa e al governo - è stato scritto 200 anni fa.

Milano, 1630. Mentre “la frenesia s’era propagata come un contagio”, il Consiglio dei decurioni, magistrati municipali, chiede al Cardinal Federigo di fare una bella procession­e per stroncare l’epidemia di peste, “portando per la città il corpo di san Carlo”. Federigo rifiuta: sa che se non dovesse funzionare, ciò nuocerebbe alla Chiesa, ma soprattutt­o sa quel che Salvini ignora: che “il radunarsi tanta gente non poteva che spander sempre più il contagio”. Epperò le istanze dei decurioni, “che il voto pubblico secondava rumorosame­nte”, hanno la meglio, e la procession­e ha luogo. Donne, confratern­ite, preti: tutti dietro al “venerato cadavere”. “Ed ecco che, il giorno seguente, mentre appunto regnava quella presontuos­a fiducia, anzi in molti una fanatica sicurezza che la procession­e dovesse aver troncata la peste, le morti crebbero, in ogni classe, in ogni parte della città”. Sembra di sentire Angelo Borrelli che legge il bollettino dei contagi la settimana dopo Pasqua. È quel che accade, spiega Manzoni ai Salvini d’Ital ia, quando si vede “la pietà cozzar con l’empietà, la perfidia con la sincerità, la perdita con l’acquisto. Ed era in vece il povero senno umano che cozzava co’ fantasmi creati da sé”.

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