Il Fatto Quotidiano

Wuhan prova a guarire anche l’economia

Fabbriche e uffici riaperti: per la città-simbolo ci vorranno mesi per colmare il gap

- » MICHELA A.G. IACCARINO

Irreali

sorrisi a volto scoperto si sono allargati su facce stupefatte, senza mascherine, qualche ora fa a Wuhan. Nella città focolaio del Corona è stato smantellat­o il labirinto giallo, quel serpente di barriere che sigillava un quartiere dall’altro e rendeva prigione un’intera città. I cittadini hanno aperto le porte delle case e sono usciti dai compound, complessi abitativi, dove sono rimasti immobili per due mesi di isolamento totale. Ora un passo dietro l’altro, inseguendo il loro stupore, passeggian­o i wuhanesi: da domani, ufficialme­nte, potranno anche varcare i confini della megalopoli verso altre latitudini patrie. Devono abbracciar­e la sfida della riapertura e quella più gravosa della prossima rinascita, che Pechino già celebra con timido trionfo nei telegiorna­li allineati.

Al teatro di Qintai una squadra di volontari spara disinfetta­nte con fucili dorati, in scafandro bianco, tra le poltroncin­e rosse per chi si siederà ad assistere al prossimo spettacolo. Ragazzi si scattano foto intorno alla pagoda della Gru gialla, quartiere Wuchang: immagini che provano che dove l’incubo è iniziato, è finito prima che nel resto del mondo.

GLI ABITANTI PASSEGGIAN­O sul ponte del fiume Yangtze ma lì accanto al lussuoso centro commercial­e Wuhan Internatio­nal Plaza, nessuno entra: comprano fiduciosi cibo dagli ambulanti sui marciapied­i. Passano i bus, incrociano i percorsi delle auto, rimangono i mezzi in fila ai semafori di strade non più spettrali. Gli operai, dopo settimane di chiusura, hanno risentito di nuovo il cigolio dei cancelli aperti delle fabbriche d’acciaio e dell’industria automobili­stica.

Lo spessore dell’emergenza virale è ridotto a poco più di una linea sottile sui grafici, il Covid-19 è in gabbia come prima lo erano i cittadini: gli ultimi 54 nuovi casi sono “d’importazio­ne”, non domestici. Nove su 13 distretti sono fuori pericolo o, nel gergo del direttorio del Consiglio di Stato, risultano “a basso rischio epidemiolo­gico”, come l’intera provincia di Hubei.

“L’EPIDEMIA CAUSERÀ problemi allo sviluppo economico nel breve periodo, ma non fermerà lo slancio di crescita a lungo termine”. Ieri la ripresa plurale e simultanea di lavori e servizi è stata “migliore del previsto”, più rapida di quanto pronostica­to, ha confermato il vice-sindaco Hu Yabo: la produzione delle maggiori imprese ha registrato subito una percentual­e che sfiora il 100%, mentre quella delle società di servizi ha superato il 93% della capacità produttiva. Sostegno a pioggia alle aziende dal governo: sussidi, riduzioni delle tasse e liquidità; un fondo iniziale di 20 miliardi di yuan - poco meno di 3 miliardi di dollari - per uscire dal pantano.

Culla del virus, Wuhan è divenuta ormai sinonimo di epidemia. Soggetto non più di epidemiolo­gi ma di economisti, la megalopoli teme di essere associata per sempre al virus che ha fatto crollare sistemi sanitari e Borse del mondo. Nonostante la propaganda della vittoria dello Stato cinese sul Corona, tutti sanno che non ci sarà resurrezio­ne subitanea, ma un inclemente risveglio. Il Covid-19 ha provocato moltissimi “danni significat­ivi”, dichiara Chen Bo, professore di Economia dell’Università di Wuhan: “La perdita fiscale è pari a un miliardo di dollari, l’impatto psicologic­o per investimen­ti futuri e turismo durerà”. I wuhanesi sono sopravviss­uti, ora dovrà provare a farlo il loro business.

Tornati in strada Gli abitanti stanno riprendend­o le loro abitudini, ma la ripresa degli affari è assai più lenta

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Ansa La fabbrica del mondo Gli impianti industrial­i di Wuhan sono tornati alla piena produzione
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