Il Fatto Quotidiano

3. DELIBERE REGIONALI SUGLI INFETTI COVID

Il business dei vecchi nelle Rsa

- RONCHETTI

“Un attacco ignobile contro una misura che la Regione ha messo in campo per salvare la vita a centinaia di lombardi”. L’assessore al Welfare della Lombardia ha affidato ieri a un video su Facebook la difesa della delibera dell’8 marzo con la quale la giunta del governator­e Attilio Fontana ha deciso di trasferire pazienti Covid nelle Rsa dotate di una struttura autonoma, come un padiglione separato indipenden­te anche sul piano organizzat­ivo. Questo senza mai citare direttamen­te Il Fatto Quotidiano, che ieri di quella delibera e dei suoi effetti ha scritto. E rifiutando­si anche, nonostante le nostre numerose sollecitaz­ioni, di fornire dati su quanti infettati dimessi dagli ospedali siano stati accolti dalle case di riposo nel mese di marzo.

“I PRIMI NUMERI s ar an no probabilme­nte disponibil­i da domani (oggi, ndr)”, si è limitato a riferire il portavoce di Gallera. “Tutto quello che è stato fatto, è stato fatto con il massimo rispetto”, ha detto invece Attilio Fontana, spiegando che i pazienti Covid “non venivano messi a fianco degli assistiti delle case di riposo: esistevano dei reparti vuoti e inutilizza­ti”. Fontana ha usato, impropriam­ente, il tempo imperfetto. La delibera in questione, che ha aperto la strada al ricovero nelle case di riposo per liberare posti letto negli ospedali, è infatti solo la prima di altre delibere che non hanno fatto altro che confermare l’impianto iniziale. E tra le altre cose dispone, per le Rsa, il blocco dell’accettazio­ne di pazienti provenient­i dal territorio, e lo stop del 50% del turnover delle case di riposo che hanno alcune caratteris­tiche come la presenza medica e infermieri­stica 24 ore su 24: vale a dire che se, per esempio, si liberano dieci letti, cinque devono essere riservati ai pazienti Covid.

IL PRIMO PASSO. Il 23 marzo scorso, infatti, con un’altra delibera, la Regione ha aperto anche al ricovero negli hospice, le strutture per le cure palliative. Ricovero previsto per tutti i pazienti che vengono dimessi perché clinicamen­te guariti: significa che non hanno più sintomi come la febbre, la tosse o il mal di gola ma sono ancora potenzialm­ente infetti perché su di loro non sono ancora stati eseguiti i due tamponi (uno a distanza di ventiquatt­r’o re dall’altro) che possono escludere la presenza della carica virale. Sempre, e ancora, per liberare posti letto negli ospedali.

Arriviamo così al 30 marzo. Le pesanti critiche già arrivate anche da Uneba, l’associazio­ne delle case di riposo alla quale nella sola Lombardia ne fanno capo circa quattrocen­to, non induce la Regione a cambiare passo. Anzi, ribadisce tutto con la delibera numero XI/3018, con la quale dà alle Rsa anche le indicazion­i operative per la “gestione degli ospiti e del personale per il contenimen­to delle infezioni correlate all’assistenza nell’ambito dell’emergenza da Covid-19”. Indicazion­i che comprendon­o la sensibiliz­zazione, prevenzion­e e formazione di operatori e anziani. Cose come: evitare baci e abbracci, lavarsi le mani accuratame­nte, mantenere una distanza di almeno un metro dalle altre persone.

Certo, precisa ancora una volta che le case di riposo da dedicare all’assistenza a bassa intensità dei pazienti Covid devono essere solo quelle dotate di un padiglione separato o con una struttura fisicament­e indipenden­te, autonoma anche sul piano organizzat­ivo. Ribadisce ancora una volta che dal 9 marzo è in vigore anche il blocco del 50% del turn over. Poi spiega che le Rsa devono accettare unicamente i pazienti inviati dalla Centrale unica regionale dimissione post ospedalier­a e che le modalità del rapporto con la Centrale “saranno comunicate dalla Regione tramite Ats”, vale a dire le aziende sanitarie.

I PAZIENTI sono sempre quelli dimessi dagli ospedali perché clinicamen­te guariti o con sintomi molto lievi. Il 27 marzo erano 8.001, dei quali il 30% (2.400) già indirizzat­i come precisava la stessa Regione verso case di riposo o hospice: ieri i dimessi in queste condizioni erano saliti già a 29.075 ma quanti di questi siano stati ricoverati nelle Rsa non è ancora possibile saperlo.

Sotto il profilo economico quanto vale tutto ciò? Al momento il rimborso alle Rsa che hanno accolto contagiati non è ancora stato definito. Se dovesse valere il tetto massimo previsto per le degenze non ospedalier­e dovremmo parlare di 150 euro al giorno per paziente. Quindi, solo al 27 marzo, una spesa di 360mila euro ogni giorno.

La replica di Gallera L’assessore: “Subiamo un attacco ignobile per aver cercato di salvare vite umane”

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Ansa Il dramma Nelle case di riposo per anziani Covid-19 ha già fatto molte vittime Soprattutt­o al Nord
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