Il Fatto Quotidiano

Ritirato lo scudo ai medici Un “tavolo” per l’immunità

Il dem Marcucci trasforma il suo emendament­o in un ordine del giorno

- » ILARIA PROIETTI

La partita della responsabi­lità del personale medico e pure delle strutture sanitarie alle prese con il Coronaviru­s è scivolosis­sima. E così, dopo le polemiche per un temuto “tana libera tutti” a prescinder­e, è arrivata la marcia indietro: sarà un tavolo convocato dal ministero della Salute e della Giustizia a cui parteciper­anno anche le Regioni e il Parlamento a mettere nero su bianco la nuova norma che dovrà tenere insieme la necessità di proteggere chi si sia trovato a fronteggia­re l’emergenza in condizioni di obiettiva difficoltà e la legittima aspettativ­a dei parenti delle vittime di avere giustizia a fronte di condotte rilevanti dal punto di vista penale e anche ai fini del risarcimen­to civile dei danni.

NULLA DA FARE invece per gli emendament­i presentati al Senato che puntavano ad assicurare lo scudo dell’immunità pure alle aziende sanitarie: qualche giorno fa la Lega era stata costretta a ritirare la sua proposta che puntava a manlevare le Regioni, datori di lavoro dei medici e degli infermieri morti a causa del contagio. E ieri Andrea Marcucci del Pd, anche per le pressioni dei suoi che nelle ultime ore si sono fatte più insistenti, ha dovuto trasformar­e in ordine del giorno l’emendament­o a sua firma per sgravare dalla responsabi­lità civile anche le strutture sanitarie e sociosanit­arie, pubbliche o private e degli esercenti le profession­i sanitarie, a meno di morti (di pazienti) provocate con dolo o colpa grave. Che non aveva soddisfatt­o il sindacato medici italiani (Smi) preoccupat­o comunque per le richieste di risarcimen­to nei confronti degli associati chiamati in causa per colpe in realtà addebitabi­li molto spesso alla sola cattiva gestione delle Regioni e delle direzioni delle Asl. “Confermo in pieno la pressante esigenza di difendere medici, infermieri, e personale sanitario che opera nelle strutture in una situazione di totale emergenza a tutti i livelli: molte delle cose che sono state scritte, a proposito del testo, sono frutto di totali invenzioni, la protezione prevista riguarda solo ed esclusivam­ente quelli che vengono definiti dalla legge gli esercenti le profession­i sanitarie” ha chiosato Marcucci che non ci sta ad essere sospettato di voler fare un favore alle aziende ospedalier­e.

LA PROPOSTA di aprire un tavolo politico per affrontare la questione nel suo complesso accontenta tutti. Persino al Senato dove maggioranz­a e opposizion­e se la sono data di santa ragione su tutto il resto: una sede per discutere sulla responsabi­lità dei sanitari è l’unica intesa bipartisan sul decreto Cura Italia al termine di una giornata concitata che ha indotto il governo ad annunciare l’intenzione di ricorrere alla questione di fiducia per portare a casa il provvedime­nto che verrà licenziato da Palazzo Madama.

La disciplina della responsabi­lità per colpa medica è stata riformata due anni fa con la legge del dem Federico Gelli che ha ridotto l’ambito della punibilità con una norma nel codice penale pensata per limare i casi di responsabi­lità per colpa e che costò al Pd l’accusa di volere il colpo di spugna su episodi di malasanità. La legge prevede tra l’altro l’immunità, a patto che siano state rispettate le linee guida o le buone pratiche clinico-assistenzi­ali, che nel caso dell’emergenza Coronaviru­s hanno contorni nuovi. Come dice l’ex 5S Paola Nugnes: “Lo scudo occorre in vista di eventuali imperizie visto che sono stati assoldati medici ed infermieri freschi di laurea senza aver neanche tenuto l’esame di stato. Giovanissi­mi gettati direttamen­te nell’inferno. Devono avere tutela”.

Nuova decisione La tutela del personale sanitario sarà studiata dai ministeri di Salute e Giustizia con Regioni e Parlamento

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