“Sarà un Ramadan senza comunità Serve pure il male”
Yahya Pallavicini L’Imam di Milano: “Mancherà l’aspetto comunitario del Ramadan. Ogni prova della vita può essere una perla di conoscenza”
L’evento che sta segnando i destini della storia del mondo tocca gli ambiti della vita intera, dal più macroscopico al più intimo e personale. Vogliamo capire con l’aiuto di personalità e guide religiose di confessioni diverse come la dimensione spirituale ne sia influenzata, se ne è dissecata o invece amplificata, e come il pensiero di Dio possa consolare chi ha fede. Iniziamo con Yahya Sergio Yahe Pallavicini, Presidente della Co.re.is. (Comunità Religiosa Islamica) italiana e Imam della Moschea al-Wahid di Milano.
Imam Pallavicini, al di là della provenienza geografica e clinica del virus, c’è una interpretazione teologica del male che ci ha travolto?
Il male serve come contrasto al bene, proprio come con la malattia c’è la cura, con la difficoltà c’è la facilità. Anche se la vita in questo mondo presenta molte prove di “sopravvivenza”, ogni credente musulmano, quando tende al bene, alla cura, alla semplicità, trasforma le prove in perle di conoscenza.
Secondo le religioni abramitiche ogni anima rappresenta l’umanità. C’è ora un’umanità che soffre il dolore fisico e spirituale, il lutto e la separazione. Come può Dio permetterlo?
Le religioni del monoteismo che si rifanno al profeta Abramo trasmettono il sostegno per prevenire e accompagnare la sofferenza inutile riconoscendola come diversa dalla pena dell’anima.
La Scienza si è rivelata fallibile nella sua pretesa di onnipotenza?
Per i credenti Dio solo è infallibile, l’uomo no. Il delirio di onnipotenza di alcuni individui non ha nulla a che fare con la scienza e tantomeno con la religione. Scienziati, teologi, economisti, giuristi, commercianti e governanti che si rispettano e collaborano insieme rappresentano una umanità intelligente, sensibile e virtuosa.
Il 23 aprile è iniziato il mese sacro del Ramadan: la pandemia rende impossibile il rispetto dei suoi precetti? Uno dei supporti rituali che viene vissuto durante il mese di Ramadan è la recitazione serale del sacro Corano che si sviluppa ogni sera per l’intero mese e viene condiviso nella preghiera comunitaria dei credenti nelle moschee. Questa preghiera viene anticipata da un momento conviviale di interruzione del digiuno diurno con un pasto condiviso tra famiglie, fratelli e sorelle. Tutta questa tradizione sarà ridimensionata quest’anno sacrificando l’aspetto comunitario della vita religiosa nelle serate di
Ramadan in un isolamento domestico. Una difficile prova di concentrazione e contemplazione.
Non sono permesse le preghiere nelle moschee. Lei fa sermoni in streaming?
La nostra moschea di Milano è chiusa dal 28 febbraio e le preghiere comunitarie del venerdì sono sospese. Non credo nel valore della preghiera in streaming, ciò che è rituale e sacro non si può veicolare virtualmente. Detto questo, abbiamo ritenuto utile pubblicare alcuni testi dei sermoni sul sito ww w . c oreis.it.
L’ha colpita l’immagine di
Papa Francesco solo in piazza San Pietro?
Avrei preferito che ci fosse una rappresentanza di pochi sacerdoti, monaci e suore, sotto la pioggia, a distanza di sicurezza e di salute, a testimoniare il popolo di Dio che crede nella resurrezione di Gesù. Non si lascia il pontefice da solo nel vuoto del nulla. Un fenomeno mediatico privo di una dimensione simbolica importante.
Registra un avvicinamento alla preghiera, o la fede è un lusso del tempo di “pace” che l’esigenza di sopravvivere non consente? L’uomo si ricorda di rivolgersi al suo Signore quando è colpito da un travaglio, poi quando ritrova la pace se ne attribuisce il merito e si dimentica del soccorso spirituale ricevuto. La sua anima è debole, incline alla corruzione e alla superficialità dei sacrifici che generano emozioni e lussi fittizi. È comunque vero che alcune persone stanno riscoprendo il ricollegamento alla prospettiva religiosa, alla spiritualità, delusi dall’artificio della cultura moderna. Crede che in Cina, in Giappone, in Iran, dove secondo molti interpreti la dimensione spirituale viene coltivata più che in Occidente, la pandemia sia stata vissuta in modo diverso?
Sì. In Oriente, si è forse mantenuta una differente priorità sul senso della vita e del profitto, almeno tra le persone che hanno mantenuto l’antica tradizione delle civiltà indù, buddhiste, taoiste a cui si aggiungono le nobili minoranze musulmane tra le quali quelle perseguitate degli Uyghur e dei Rohingya o quella più antica insegnata dai sapienti sciiti del Khurasan.
La politica italiana è stata all’altezza del compito, nel rispetto dei diritti costituzionali?
La politica italiana ha saputo confermare la cultura della propria storia di saper gestire meglio le situazioni di emergenza che non i momenti di crisi ordinaria. L’i m p i an t o normativo della Costituzione è un patrimonio giuridico ma anche intellettuale di grande valore, se solo potesse applicarsi anche alla confessione islamica la pari dignità di una libertà religiosa che si traduca con una Intesa con lo Stato Italiano.
Nel Corano, nella Sura degli Strappanti violenti, si parla di una Catastrofe che incombe come un fiume in piena travolgendo ciò che vive. In uno dei suoi Sermoni, lei scrive: “La morte è la migliore anticipazione del segno della Catastrofe”. È, questa, una catastrofe che simbolizza la fine del mondo? Dio rinnova la creazione ogni istante. Il mondo che verrà non sarà mai lo stesso di quello che è stato. Se il fiume in piena travolge l’ign or anz a, allora a vivere sarà la Conoscenza. Se il fiume in piena travolge la fede nella vera religione, allora resterà solo l’ignoranza. Le due catastrofi sono molto differenti, ma poche sono le persone che sanno meditare.
Solo Dio è infallibile: scienziati, governanti, giuristi e teologi che collaborano rappresentano una umanità intelligente