Morti sul lavoro, gli industriali vogliono lo scudo
“Anti-imprese” Confindustria contro la norma che equipara Covid a infortunio in servizio
Ripartita
un’altra buona parte delle imprese rimaste ferme nella fase uno, per gli industriali, specie del Nord, c’è un altro grande problema: mal sopportano che i contagi da Sars- Cov- 2 avvenuti in azienda siano considerati infortuni sul lavoro. In realtà dovrebbe essere scontato, ma evidentemente così non è, al punto che il governo l’ha perfino chiarito nel decreto Cura Italia di marzo. L’eq uiparazione pone precisi doveri per l’imprenditore, che rischia conseguenze penali in caso di violazione. Ecco perché sta crescendo un vasto fronte, dal Pd alla Lega, in soccorso degli industriali che vorrebbe uno scudo. L’ultimo a dolersene, due giorni fa, è stato il capo gli industriali bresciani ( già candidato alla guida di Confindustria) Giuseppe Pasini.
Per il presidente del gruppo Feralpi, che produce acciaio, la norma che riconosce le prestazioni Inail anche a chi viene contagiato è addirittura “gravissima” e dettata da sentimenti “a n ti - i m pr esa”. Che ha di deplorevole? Prevede che chi contrae il coronavirus in servizio abbia diritto alla tutela tipica degli incidenti sul lavoro. Il direttore generale Inail Giuseppe Lucibello, parlando con i consulenti del lavoro, ha ricordato che “sono circa cento anni che in Italia i fenomeni epidemici e parassitari sono riportati nella fattispecie degli infortuni sul lavoro”. Quindi anche per questo virus il datore deve comunicare all’Inail la notizia del contagio. Ricevuta la segnalazione, l’istituto verificherà la correlazione tra attività lavorativa e malattia e pagherà l’indennizzo. Per le professioni ad alto rischio, come medici, infermieri e quelle con frequenti contatti personali, sarà più semplice dimostrare il nesso; le altre seguiranno l’iter classico.
IL 4 MAGGIO l’Inail contava già 37 mila denunce di infortunio, 127 dei quali con esito mortale. La maggioranza – oltre il 73% – è concentrata nella sanità, ma i dati degli altri settori non sono da sottovalutare. La manifattura ha il 2,6%, che si traduce in diverse centinaia di casi. Quota peraltro raggiunta durante il lockdown, quindi con molti stabilimenti chiusi. I casi mortali provenienti dalle industrie sono il 9,7%, logistica e commercio hanno l’8,3% dei decessi denunciati. Questo non vuol dire che il titolare dell’impresa passi automaticamente dei guai.
L’Inail pagherà i lavoratori (o le famiglie) e si rivarrà sull'azienda solo in caso di condanna penale. I protocolli firmati dalla Confindustria e dai sindacati – che impongono distanze e dispositivi di protezione - sono da considerarsi alla stessa stregua degli obblighi indicati nel Testo unico sulla sicurezza sul lavoro. La conseguenza è che chi non li applica alla lettera rischia l’arresto o l’ammenda. Se poi da questa negligenza dovesse scaturire la malattia del dipendente o la morte, a quel punto potrebbe scattare l’accusa di lesioni o omicidio colposo. Imprese e politica spingono per uno scu
Gli effetti L’imprenditore rischia condanne o multe. L’Inail: “Da cent’anni le epidemie sono nella casistica”
do, che è già stato ventilato per i medici.
DOMANI L’INAIL interverrà di nuovo per chiarire questi aspetti. Ci vuole fantasia nel vedere in quella norma un “sentimento anti imprese": la circolare, infatti, ha specificato che i casi di Covid-19 contratto sul lavoro non costituiranno un malus nel bilancio infortunistico, quindi non faranno lievitare i premi dovuti all’assicurazione. “Anche per questo – dice il responsabile Salute e Sicurezza della Fiom Pietro Locatelli – è una sciocchezza opporsi alla norma. Tra l’altro la denuncia si invia per via telematica e non ha nessun costo aggiuntivo per le aziende”.