Opere apocrife: Gesù e il polpo, Socrate e il lato B
Atutti voi, umiliati dalla vita, che vi consumate in rimpianti vani, ma siete capaci di odii possenti e di venerazioni assolute, dedico questo luogo di pace e di piaceri.
DAL VANGELO APOCRIFO DI GIUDA. Un uomo si rivolse a Gesù: “Ho perso la vista. Restituiscimi i miei occhi: voglio contemplare ancora il volto della donna che amo, ed estasiarmi davanti ai suoi pudichi gesti di bambina innocente”. Gesù esaudì il supplicante. E l’uomo che desiderava recuperare la vista per vedere il volto innocente della casta donna che amava, appena riebbe la vista corse a casa, dove vide il suo miglior amico che leccava la figa della donna dai pudichi gesti di bambina innocente.
DALLE FIABE APOCRIFE DI CAO XUEQIN. Un ricco commerciante cinese, esportatore di polipi, decise di fare pubblicità alla sua ditta. Convocò un pittore famoso, e gli chiese di dipingere un polipo. Il pittore accettò, a patto di essere pagato in anticipo. Il commerciante acconsentì: la cifra richiesta, importante per il pittore, per lui era un’inezia. Passavano i mesi, ma il pittore non si faceva vivo. Il commerciante gli mandò un messo a rammentargli il suo impegno, e il pittore rispose che stava appunto lavorando al polipo. Passarono altri mesi, e il commerciante gli mandò l’avvocato: se il pittore non consegnava il bozzetto entro pochi giorni, sarebbe partita una causa. Dopo altri sette solleciti, il pittore finalmente promise di portargli il dipinto la sera stessa. E quella sera, poco prima del tramonto, il pittore si presentò nell’ufficio del mercante con un grande foglio arrotolato di carta pergamena, un pennello e una boccetta di inchiostro. Quindi allargò il foglio sul pavimento, ne fermò gli angoli con delle pietre, e con poche pennellate dipinse un polipo splendido, che scatenò la meraviglia e l’approvazione del commerciante e dei suoi collaboratori. Tuttavia, il commerciante sentì necessario rivolgergli un rimprovero: “Per un disegno che hai eseguito in un minuto con qualche pennellata, mi hai fatto aspettare un anno. Cosa hai fatto in tutto questo tempo?”. E il pittore: “Ho osservato un polipo”.
DAI DIALOGHI APOCRIFI DI CONFUCIO. Nel periodo delle primavere e degli autunni, furono condannate a morte, per errore, undici persone innocenti. I parenti delle vittime protestarono presso l’Imperatore, che chiese una pubblica ammenda ai giudici che avevano sbagliato, tale però che non minasse la fiducia dei sudditi nella giustizia. I giudici allora pronunciarono la seguente sentenza: “Noi, giudici di Sua Maestà l’Imperatore Celeste, figlio del Sol Levante, garantiamo che i condannati decapitati la settimana scorsa erano perfettamente innocenti. Cittadini ammirevoli, la loro lealtà era al di sopra di ogni elogio, i loro costumi erano puri, il loro carattere integro. Per questo li abbiamo consegnati al boia, affinché ovunque, nei secoli dei secoli, sapendo il castigo terribile inflitto a uomini dalla vita esemplare, si comprenda cosa potrebbe fare la giustizia a colpevoli veri, una volta catturati”.
DAI DIALOGHI APOCRIFI DI PLATONE. A chi lo interrogava sui grandi perché della vita, il vecchio Socrate non rispondeva, ma indicava il culo della sua giovane nipote, e sorrideva.