Il Fatto Quotidiano

Opere apocrife: Gesù e il polpo, Socrate e il lato B

- » DANIELE LUTTAZZI

Atutti voi, umiliati dalla vita, che vi consumate in rimpianti vani, ma siete capaci di odii possenti e di venerazion­i assolute, dedico questo luogo di pace e di piaceri.

DAL VANGELO APOCRIFO DI GIUDA. Un uomo si rivolse a Gesù: “Ho perso la vista. Restituisc­imi i miei occhi: voglio contemplar­e ancora il volto della donna che amo, ed estasiarmi davanti ai suoi pudichi gesti di bambina innocente”. Gesù esaudì il supplicant­e. E l’uomo che desiderava recuperare la vista per vedere il volto innocente della casta donna che amava, appena riebbe la vista corse a casa, dove vide il suo miglior amico che leccava la figa della donna dai pudichi gesti di bambina innocente.

DALLE FIABE APOCRIFE DI CAO XUEQIN. Un ricco commercian­te cinese, esportator­e di polipi, decise di fare pubblicità alla sua ditta. Convocò un pittore famoso, e gli chiese di dipingere un polipo. Il pittore accettò, a patto di essere pagato in anticipo. Il commercian­te acconsentì: la cifra richiesta, importante per il pittore, per lui era un’inezia. Passavano i mesi, ma il pittore non si faceva vivo. Il commercian­te gli mandò un messo a rammentarg­li il suo impegno, e il pittore rispose che stava appunto lavorando al polipo. Passarono altri mesi, e il commercian­te gli mandò l’avvocato: se il pittore non consegnava il bozzetto entro pochi giorni, sarebbe partita una causa. Dopo altri sette solleciti, il pittore finalmente promise di portargli il dipinto la sera stessa. E quella sera, poco prima del tramonto, il pittore si presentò nell’ufficio del mercante con un grande foglio arrotolato di carta pergamena, un pennello e una boccetta di inchiostro. Quindi allargò il foglio sul pavimento, ne fermò gli angoli con delle pietre, e con poche pennellate dipinse un polipo splendido, che scatenò la meraviglia e l’approvazio­ne del commercian­te e dei suoi collaborat­ori. Tuttavia, il commercian­te sentì necessario rivolgergl­i un rimprovero: “Per un disegno che hai eseguito in un minuto con qualche pennellata, mi hai fatto aspettare un anno. Cosa hai fatto in tutto questo tempo?”. E il pittore: “Ho osservato un polipo”.

DAI DIALOGHI APOCRIFI DI CONFUCIO. Nel periodo delle primavere e degli autunni, furono condannate a morte, per errore, undici persone innocenti. I parenti delle vittime protestaro­no presso l’Imperatore, che chiese una pubblica ammenda ai giudici che avevano sbagliato, tale però che non minasse la fiducia dei sudditi nella giustizia. I giudici allora pronunciar­ono la seguente sentenza: “Noi, giudici di Sua Maestà l’Imperatore Celeste, figlio del Sol Levante, garantiamo che i condannati decapitati la settimana scorsa erano perfettame­nte innocenti. Cittadini ammirevoli, la loro lealtà era al di sopra di ogni elogio, i loro costumi erano puri, il loro carattere integro. Per questo li abbiamo consegnati al boia, affinché ovunque, nei secoli dei secoli, sapendo il castigo terribile inflitto a uomini dalla vita esemplare, si comprenda cosa potrebbe fare la giustizia a colpevoli veri, una volta catturati”.

DAI DIALOGHI APOCRIFI DI PLATONE. A chi lo interrogav­a sui grandi perché della vita, il vecchio Socrate non rispondeva, ma indicava il culo della sua giovane nipote, e sorrideva.

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