Il Fatto Quotidiano

Addio ferie: il Parlamento teme un’altra estate in aula

Déjà-vu Tanti i provvedime­nti da convertire alla Camera e al Senato, i lavori potrebbero protrarsi fino ad agosto. Come nella crisi del 2019

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Già

lo scorso anno le ferie erano andate a farsi benedire a causa di Matteo Salvini che aveva innescato lo showdownde­l governo gialloverd­e il 7 agosto, quando già i parlamenta­ri pregustava­no di mettere i piedi a mollo in qualche agognata meta turistica.

MA ANCHE QUEST’ANNO, sul fronte vacanze, a Palazzo si suda freddo. Perché, al netto delle polemiche sull’abu so dei Dpcm da parte di Giuseppe Conte che esautorere­bbero il Parlamento dal suo ruolo, la girandola di decreti che vanno convertiti alla Camera e al Senato preoccupa eccome: sei provvedime­nti sono già all’esame delle commission­i quando il governo è pronto a sfornarne un altro, il decreto Maggio che non appena sarà messo a punto da Palazzo Chigi inizierà il suo iter per diventare legge entro i successivi 60 giorni. E non è affatto detto che sia l’ultimo, anche perché nessuno è pronto a mettere la mano sul fuoco che lo stato di emergenza legato al Coronaviru­s finisca a luglio, come stabilito a gennaio.

“Anche quest’anno saremo cooptati per rimanere a Roma, lo diamo per scontato”, mormora qualcuno che si è già messo l’animo in pace anche se alla Camera i calendari di giugno e luglio, tradiziona­lmente molto intensi, saranno pronti solo fra qualche giorno. E quello di agosto è, a maggior ragione, ancora un enorme punto interrogat­ivo.

Ora per la verità preoccupan­o gli straordina­ri dopo che per mesi si è lavorato con il contagocce, a causa dei rischi legati al lockdown : le tre ore che adesso dovranno passare dopo ogni seduta per la sanificazi­one dell’aula di Montecitor­io provochera­nno l’a llungament­o delle giornate in aula. Che saranno scandite su tre fasce di orario: dalle 9 alle 12, dalle 15 alle 18, dalle 21 alle 24. Insomma la seduta notturna che in tempi ordinari è fatto raro potrebbe diventare la normalità con buona pace degli onorevoli pendolari abituati a fare la spola tra Roma e i collegi in cui risiedono. Il Coronaviru­s, sempre alla Camera, significhe­rà d’ora in poi anche spalmare le riunioni nelle commission­i ordinarie su tutta la settimana anziché nei soli giorni in cui si riunisce anche

l’emiciclo, come ha indicato il presidente Roberto Fico.

AL SENATO la musica non cambia: da quando in conferenza dei capigruppo è stata data l’indicazion­e che le commission­i e pure le Giunte devono riprendere a esaminare anche gli atti ordinari oltre quelli legati al Covid- 19, a qualcuno si sono drizzati i capelli. Ma a Palazzo Madama, che lo scorso agosto è stato il palcosceni­co della crisi di mezza estate del governo gialloverd­e, da qualche giorno si rincorre una sola voce: “Vuoi vedere che proprio ad agosto si fa un’altra bella crisi di governo per fare il pelo a Giuseppe Conte?” . C’è chi ci spera, specie dalle parti della Lega. Ma c’è pure chi trema alla sola idea di un’altra estate sull’ottovolant­e e inchiodati a Roma. Un senatore di lungo corso come il forzista Antonio De Poli, che da quando è iniziata l’emergenza non ha mai lasciato il Palazzo, richiama tutti alla serietà e al senso dello Stato. E a chi scalpita, consiglia di prenderla con filosofia: “Col virus quest’estate sarà comunque un po’ così. Se non si può andare all’estero o se dovremo andare in spiaggia con le mascherine, tanto vale restarsene qui”.

In effetti per come sono messe e cose, la stagione degli ombrelloni non promette niente di buono: per tradizione al Senato si chiude per ferie il primo o al massimo il secondo giovedì di agosto per tornare a lavorare dopo almeno tre settimane se non quattro di pausa. Ma i bookmaker quest’anno sono spietati e non ce n’è uno disponibil­e ad accettare la scommessa che si interrompa il 7 agosto per tornare l’8 settembre. E allora? Qualcuno scherza, ma fino a un certo punto: “Non ci resta che sperare sul voto delle Regioni a luglio: di solito nella settimana che precede le urne i lavori parlamenta­ri vengono sospesi”. Meglio che niente.

OGGI ALL’INCONTRO tra il presidente della Conferenza delle Regioni, il dem Stefano Bonaccini, il premier Giuseppe Conte e il ministro della Sanità Roberto Speranza verrà certificat­o “l’i mp egno ad attivare tutte le procedure per le riaperture differenzi­ate su base territoria­le dal 18 maggio”, come il premier aveva preannunci­ato mercoledì al Fatto. In settimana sarà pronto il protocollo sanitario mentre cominciano a delinearsi le singole misure di settore: nella ristorazio­ne la distanza dei 4 metri non sarà quella tra un tavolo e un altro. Più sempliceme­nte sarà ammesso un tavolo ogni 4 metri quadri. Insomma i tempi parrebbero collimare con quelli indicati dai presidenti delle regioni di centrodest­ra che ieri hanno

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Ansa Il presidente Alla Camera Roberto Fico
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LaPresse ILA. PRO. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA Per gli affari regionali Francesco Boccia
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Il ministro

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