Da padre Dall’Oglio a Maccalli: gli altri sei italiani scomparsi
La Farnesina al lavoro per ritrovare i due missionari rapiti in Siria e Niger. Poi ci sono i 3 napoletani dispersi in Messico
PROFESSORESSA Mazzoni, lei insegna Psicologia in prestigiose università, cosa succede nella mente di un ostaggio segregato per oltre anno come Silvia Romano? L’esperienza è estremamente traumatica: il rapimento implica incertezza, paura, timore del futuro, incognite e mancanza di speranza. A ciò si somma l’avversità della situazione, i rapitori, l’isolamento. Tutto richiede una grande capacità di gestione della propria salute mentale.
Quali possono essere le ripercussioni?
È una situazione tipica da disturbo post-traumatico da stress, con conseguenze fisiologiche, non solo psicologiche: problemi del sonno, dell’umore, ansia, panico... Lo spettro è ampio, e occorre tempo e impegno per tornare alla normalità.
Come può aver impattato il fatto che in questo caso l’ostaggio sia giovane e donna?
La giovane età potrebbe favorire la guarigione perché i ragazzi hanno più risorse, ma l’essere donna complica le cose perché una donna è più vulnerabile, alla mercé dei carcerieri ed esposta a violenze fisiche e psichiche. Queste ultime si manifestano sotto forma di manipolazione: la vittima può arrivare ad adottare modi di pensare degli aguzzini, unico suo riferimento. Costoro diventano così importanti per la propria esistenza e personalità che, in passato, si sono registrati casi di innamoramento dei propri carnefici, la cosiddetta sindrome di Stoccolma. ra stata accantonata, con Roma di nuovo alla ricerca di un altro possibile consulente, trovato poi nella Turchia. I turchi sono presenti in forze in Somalia; a Mogadiscio hanno una grande base, Camp TurkSom, dove vengono addestrati 10 mila soldati somali. Hanno una intelligence capillare ma non come quella creata dal generale somalo Abdullahi Gafow, guarda caso addestrato e amico degli italiani. Gafow ha lasciato l’incarico un paio d’anni fa, ma conosce perfettamente tutta la rete dell’ex colonia italiana. Forse anche a lui ci si poteva pensare di rivolgere, per evitare la mediazione turca.
Dopo le liberazioni a marzo di Luca Tacchetto e ora di Silvia Romano, sono sei gli italiani rapiti e di cui ancora si attende la liberazione, anche se solo per due dei cinque la speranza che siano vivi è corroborata da elementi recenti. Sono: il sacerdote Paolo Dall’Oglio, sequestrato a Raqqa, in Siria, il 29 luglio 2013; il missionario Pier Luigi Maccalli, rapito in Niger la notte tra il 17 e il 18 settembre 2018 (e che forse è in compagnia d’un altro italiano di cui mancano notizie da tempo, Nicola Chiacchio) e tre venditori ambulanti napoletani, Raffaele Russo, suo figlio Antonio Russoe suo nipote Vincenzo Cimmino, dispersi in Messico dal 31 gennaio 2019 e sulla cui sorte si fanno varie congetture: “L’Italia non lascia indietro nessuno - ha detto ieri il ministro degli Esteri Luigi Di Maio - lavoreremo per riportare tutti a casa”.
PIER LUIGI MACCALLI, originario di Madignano, in provincia di Cremona, operava in Niger per conto della Società delle Missioni africane. Venne sequestrato a Bomoanga, al confine tra Niger e Burkina Faso: secondo alcune ricostruzioni, sarebbe stato prima derubato, poi fatto salire su un’auto e quindi portato in Burkina Faso. Non è chiaro dove si trovi ora. Secondo il ministro del Burkina Faso, che parlò con Rainews oltre un anno fa, sarebbe stato riportato in Niger, ma non ve n’è certezza. A marzo, Avvenire diede notizia dell’esistenza di un video, in cui Maccalli era con il Chiacchio: "Mi chiamo Pier Luigi Maccalli, di nazionalità italiana e oggi è il 24 marzo – si sentiva nell’audio - Mi chiamo Nicola Chiacchio". Il giornale riferiva di avere pure ottenuto un frame: si vedono gli ostaggi seduti uno a fianco dell'altro. Maccalli con gli occhiali scuri, l’abituale barba bianca e folta e un vestito tradizionale. Chiacchio, anche lui vestito all’africana. con la barba lunga.
La Procura di Roma acquisì il video: il pm Sergio Colaiocco conduce da tempo una indagine in cui si ipotizza il reato di sequestro con finalità di terrorismo da parte dell’Isis. L'Unità di Crisi segue le vicende di Maccalli e Chiacchio, tenendo regolari contatti con le rispettive famiglie, e invita al massimo riserbo. Il superiore della Congregazione di Maccalli, padre Antonio Porcellato, esprimeva “gioia e speranza”, ma invitava tutti a restare “cauti ed attenti”.
Il rapimento di padre Dall’Og lio venne attribuito, fin dall’inizio, a elementi dell’Isis. Il sacerdote, 64 anni, aveva vissuto per quasi trent’anni in Siria ed era noto per avervi rifondato la comunità monastica cattolico-siriaca di Mar Musa, a nord di Damasco: espulso dal Paese nel 2011 su ordine di Bashar al Assad, perché aveva incontrato attivisti dell’opposizione, vi era rientrato nel 2013. Negli anni, diverse fonti hanno sostenuto che Dall’Oglio sia stato ucciso, ma la notizia non è mai stata confermata; altre fonti lo hanno invece dato in vita. Nella primavera scorsa veniva ipotizzato fra gli ostaggi che l’Isis teneva nella roccaforte di Baghuz, nel frattempo caduta; poche settimane prima, il Times aveva scritto che il sacerdote era ancora vivo.
UNA SETTIMANA FA, invece, ha sollevato ansie e timori la notizia del rinvenimento di una foiba a Nord di Raqqa: l'Isis vi avrebbe gettato i corpi di prigionieri e/o di sequestrati. Operatori di Human Rights Watch hanno già accertato l'esistenza di corpi in stato di decomposizione nel cratere, che non sono però stati identificati. L’‘inghiottitoio naturale’, a 85 km da Raqqa, è una fossa comune jihadista: prima della guerra civile, il cratere era una delle attrazioni naturali della zona, conosciuto con il nome arabo di al-Hota
Raffaele Russo, suo figlio Antonio e suo nipote Vincenzo Cimmino, risultano dispersi in Messico dal 31 gennaio 2019. I tre, originari di Napoli, venditori ambulanti, sono scomparsi a Tecalitlán, a circa 600 km a ovest di Città del Messico. Per il loro sequestro, sono stati incriminati quattro poliziotti, di cui una donna, rei confessi di averli presi e venduti a una banda di criminali locali. Il processo è in corso, ma a inizio febbraio è stato liberato José Guadelupe Rodriguez Castillo, detto el Quince, arrestato nel luglio 2018 con l’accusa di essere l’ideatore e il mandante.