Nuovi lavori: ecco come si riciclano gli italiani
Molti settori in crisi, idee per tenersi a galla
alle maggiori difficoltà di organizzazione, riguardano anche i servizi. Se non ci sono stati aumenti tariffari per i collegamenti tlc e web, è pur vero però che il traffico dati è molto aumentato per le necessità di telelavoro e per la maggior domanda di connessione alla rete: per i clienti senza tariffe flat le spese sono dunque aumentate.
MA I RINCARI non si fermano qui. Nei centri estivi per l'infanzia, ad esempio, le nuove regole di distanziamento prevedono che i gruppi di bambini dovranno essere seguiti in grandi spazi con numeri più piccoli. Questo comporterà la necessità di aumentare esponenzialmente il personale e farà salire i costi per le famiglie. I genitori si augurano che il bonus babysitter introdotto dal Governo possa coprire i rincari. Lo stesso effetto ha colpito le famiglie con disabili o anziani non autosufficienti: lo stop a servizi come i centri diurni ha comportato un aumento delle ore di presenza in famiglia. Chi ha potuto è ricorso di più alle badanti o si è dedicato personalmente alla cura dei propri cari, delegando altri lavori domestici ai collaboratori domestici con un costo non indifferente. Anche su questo fronte il governo erogherà un bonus badanti e colf che, nella speranza di molte famiglie, potrebbe mitigare l'impatto sui bilanci.
I DATI Secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) il lockdown da coronavirus avrebbe riguardato 2,7 miliardi di persone (l’81% di tutta la forza lavoro mondiale), il 37% dei quali in settori che stanno subendo un grosso calo della produzione mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro
C’è
chi come Giulio che a Livorno si è dovuto reinventare pony express per pagare i costi di gestione del ristorante, oppure Lucia che da fashion designer ha iniziato ad assemblare mascherine per una grossa azienda italiana, fino alla sarta milanese Samanthakhan Tihsler che ha dovuto riconvertire la sua produzione di abiti da sposa in dispositivi di protezione. Reinventarsi ai tempi del coronavirus non è più una questione di scelte: per alcuni lavori, soprattutto quelli più in crisi, diventa un obbligo. Secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) il lockdown da coronavirus avrebbe riguardato 2,7 miliardi di persone (l’81% di tutta la forza lavoro mondiale), il 37% dei quali in settori che stanno subendo un grosso calo della produzione mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro.
E SARÀ COSÌper molti settori: dall’agricoltura che diventa “idroponia” (la coltivazione fai da te in casa) alla cultura (c’è chi fa la guida turistica dal balcone), fino a influencer, insegnanti di inglese, artisti e personal trainer che hanno trasferito tutto il proprio business sulle piattaforme digitali. Un caso emblematico viene da Torino, dove la “Modo” fino a pochi mesi fa faceva grandi affari sull’organizzazione di eventi e di catering: concerti, fiere, grandi mostre. In poche settimane si è riconvertita e ha impiegato i suoi lavoratori per la costruzione del nuovo ospedale dedicato ai pazienti covid-19 alle Ex Officine Ferroviarie nel centro di Torino. In poche ore, in soli 12 giorni, la Modo ha dovuto edificare 1.500 metri di pareti di tamburato per installare e separare tra loro le 12 terapie intensive.
Con i parrucchieri chiusi e le folte chiome cresciute in questi mesi, c’è chi non si rassegna al taglio fai-da-te e per questo è nata l’idea di Daniele Boggia del Ayra Salon a Marina di Carrara: videochiamate e consigli online per seguire i propri clienti e aiutarli nel taglio o nella cura dei propri capelli. Dopo i primi post con semplici suggerimenti, la richiesta è aumentata e Daniele ha iniziato a organizzare le videochiamate: “Forniamo consigli per mascherare la ricrescita ma anche per realizzare una piega liscia perfetta – dice Boggia – Ad alcune clienti abbiamo spedito anche del materiale per ritoccare il colore”.
Ma la Fase 2 sarà caratterizzata anche da lavori completamente nuovi: medici che forniranno cure e prescriveranno medicinali via skype, nuovi informatici che progetteranno algoritmi per regolare accessi in ospedale, le consegne a casa o gli ingressi in scuole e uffici pubblici, fino agli psicologi specializzati nel fornire aiuto ai traumi da lockdown. I principi guida saranno: nessun assembramento, meno rapporti personali e più flessibilità di orari e di movimento. Ma non è detto che la trasformazione sarà duratura: “Con ogni probabilità l’immunità di gregge prodotta dal vaccino farà tornare il lavoro in presenza come lo abbiamo conosciuto fino a qualche settimana fa” spiega al Fatto Quotidiano, Francesco Seghezzi, presidente della Fondazione Adapt e studioso da anni del mercato del lavoro.
E poi ci sono tutti quei lavori e quelle competenze già esistenti nella fase pre-Covid che cambieranno solo le proprie strategie evitando la presenza fisica: oltre ai richiestissimi esperti in digital marketing e nelle piattaforme di sicurezza informatica, molti negozi di qualunque genere inizieranno a utilizzare le consegne a domicilio per evitare assembramenti nei negozi, non solo nelle grandi città. “Penso a tutti quegli alimentari che in queste settimane si sono convertiti, anche nei piccoli paesini – continua Seghezzi – ed è molto probabile che questo avverrà in molti altri settori”. Oggi il mercato dei rider resta in mano alle grandi multinazionali della logistica ma, spiega lo studioso, nei prossimi mesi “molti nuovi player faranno il loro ingresso nel mercato”.
La scheda
TRA LE VECCHIE professioni che si faranno in movimento per evitare assembramenti negli spazi chiusi, soprattutto i piccoli negozi, cambierà l’approccio: non sarà più il cliente ad andare fisicamente dal commerciante ma il commerciante dal cliente. Come? Tramite le biciclette e altri mezzi che offriranno street food, birre o vestiario ma anche guide turistiche e sicurezza nelle città.
Ora ci vuole fantasia Dall’agricoltura trasformata in idroponia a chi insegna a sistemarsi i capelli via internet