La Milano da bere riempie i Navigli di baci e abbracci E Sala s’incazza
Dicono che dal caos virale possa emergere una nuova normalità, basata sul principio della precauzione. E del rispetto altrui. Balle. Giovedì 7 maggio, lungo i Navigli di Milano, è tornata la movida per l’apericena di rito ambrosiano. Come prima. Anzi, peggio di prima: perché il Covid-19 è ben lontano dall’essere debellato. Pochissime mascherine, ancor meno guanti. Mani nelle mani. Abbracci. Birre a go-go. Il trionfo dell’irresponsabilità. E del menefreghismo. Ma forse non era proprio spontaneo tutto ciò. C’erano già piazzate le telecamere di Sky. E c’era stato il passaparola in rete. Il burattinaio di questo flash mob occulto voleva mettere in imbarazzo il sindaco Sala. Il quale ha fiutato la trappola. Se avesse multato la gente (sarebbero bastate per coprire l’addizionale regionale dei milanesi) le destre sarebbero insorte. Non l’ha fatto. Indignando chi ha sempre mantenuto un comportamento virtuoso. Poi Sala ci ha messo del suo. La replica infatti è arrivata il giorno dopo. Per alcuni, troppo “bonaria”. In realtà è stata tardiva. Comunque, dura: “Ci sono dei momenti in cui c’è da incazzarsi. Questo è uno di quelli: le immagini lungo i Navigli sono vergognose. O si cambia, o chiudo. I gestori dei locali sapranno con chi prendersela”. Non è una questione lessicale, bensì politica. Quella di Sala è stata la mossa dell’arrocco. Negli scacchi, spesso il miglior attacco è la difesa. Obblighi l’avversario ad esporsi. Il che è avvenuto puntualmente. Sui social network si è infatti scatenata una grandinata di post per mettere in croce sindaco e giunta. Oh, caro Fierro, il Covid è un pretesto. Il vero virus è quello a cinque cerchi. Il futuro di Palazzo Marino contempla la grossa torta dei Giochi 2026. Il massacro lombardo penalizza Lega e Forza Italia che guidano la Regione, non le sue grandi città. La vera Fase-2 sarà, a Milano, Bergamo e Brescia una guerra senza quartiere. Venerdì, per esempio, Navigli quieti, mentre corso Buenos Aires, la più estesa arteria commerciale milanese, brulicava di gente. Non di mascherine. Tutti insieme, coronavirosamente.