Noleggio con conducente: in Usa domanda a zero
SISAPEVA che uno tra i settori più colpiti dalle conseguenze della pandemia sarebbe stato quello della sharing economy. È così per Airbnb ad esempio, che sta perdendo decine di milioni di dollari, ed è così per l’auto, con le misure restrittive che hanno tolto dalle strade i professionisti della mobilità ormai senza clienti. Troppa, oltre alle proibizioni varie, la paura di contrarre il Covid 19, in ambienti ristretti come l’abitacolo di una vettura, dove transitano decine di persone al giorno. Dunque l’utilizzo di veicoli con conducente (prenotabili via app) e quello delle corse condivise, è stato praticamente azzerato specie negli Stati Uniti. Dove il lockdown, partito in anticipo da Seattle, si è poi esteso in tutta la nazione, ad aprile. Così i colossi del settore sono stati costretti a prendere provvedimenti. La scorsa settimana Lyft ha tagliato il 17% della sua forza lavoro. Uber ha seguito la stessa strada mandando a casa il 14% dei suoi dipendenti: 982 e 3.700 persone, rispettivamente, senza più un’occupazione. Provvedimenti che hanno avuto un costo: Uber, che già da tempo aveva bloccato le assunzioni, spenderà 20 milioni di dollari tra licenziamenti e allontanamenti. Anche perché, eventuali cause di lavoro a parte, ha deciso di sostenere economicamente i suoi (ex) driver per un paio di settimane. Il problema, comunque, è ripartire. E i manager stanno studiando come. Una prima soluzione si chiama diversificazione: passare cioè dal trasporto delle persone alle consegne di beni e merci, tra cui anche cibo. Non è un caso che Uber abbia in animo di estendere il sue servizio Eats a ulteriori 20 Paesi. Nella speranza che il business dell’auto riparta.