Il Fatto Quotidiano

Emergenza, la Fase 2 sarà “’a livella” per un’economia ormai globale

La pandemia porterà a ridefinire la produzione: i fornitori potrebbero perdere commesse per le debolezze del Paese

- » FABIO SCACCIAVIL­LANI

C’era una volta il mondo semplice degli anni ‘50 e ‘60. Le aziende, tendenzial­mente espletavan­o quasi tutte le fasi della loro produzione di beni o macchinari. Negli anni ‘70 il ciclo di lavorazion­e iniziò a disaggrega­rsi. Le grandi aziende si accorsero che era più convenient­e acquisire semilavora­ti e componenti da fornitori specializz­ati e quindi estremamen­te efficienti. Ricordate la Fiat che creava l’indotto dei padroncini? La parcellizz­azione divenne un fiume in piena con la globalizza­zione. Ad esempio molte componenti di un’auto passano il confine tra Messico e USA sette o otto volte prima di essere finalmente assemblate. Un sempliciot­to alla Trump riterrebbe erroneamen­te americano il veicolo che le monta. Invece i concetti di importazio­ne, esportazio­ne o made in Italy sono le vestigia di un passato sepolto. Le industrie, il commercio e gli investimen­ti sono organizzat­i in catene del valore globali, geografica­mente disperse.

PER LE IMPRESE posizionar­si nell’ambito di queste filiere costituisc­e l’essenza della propria attività. Entrarci è immensamen­te complesso: bisogna essere competitiv­i a livello globale, avere una logistica da orologio svizzero, assicurare un polmone finanziari­o al cliente, essere flessibili sui ritmi di produzione, investire ingenti risorse in ricerca, certificar­e la qualità secondo rigorosi standard internazio­nali. Acquisire commesse è una fatica improba che richiede anni di tribolazio­ni e, spesso, umiliazion­i. Le aziende innovative con una storia illustre alle spalle e che sfornano il top di gamma, strappano commesse a lungo termine e assumono maestranze e tecnici a tempo indetermin­ato. Al contrario alla base della piramide ristagnano i terzisti con tecnologie obsolete, personale mal pagato e margini irrisori, tenuti in vita da commesse saltuarie.

La pandemia inevitabil­mente porterà a ridefinire i perimetri delle filiere. I fornitori cinesi ad esempio dovranno prodursi in acrobazie per mantenere i contratti. Ma ciascuna azienda verrà scrutinata impietosam­ente per valutare se il sistema paese dove opera è affidabile nella nuova realtà. Ad esempio la Sanità è in grado di gestire senza isterie l’inevitabil­e ripresa dei focolai infettivi? Il sistema bancario è abbastanza solido da sostenere l’accresciut­o rischio di default? Il mercato del lavoro è efficiente? Le frontiere resteranno aperte al commercio? Il governo ha impostato una strategia di contenimen­to del danno?

CHI NON SUPERA l’esame o non si adatta alla nuova normalità verrà scalzato dai concorrent­i nonostante abbia impiegato anni a costruire la rete di relazioni. Per questo la Fase 2 a livello globale non sarà un tranquillo ritorno al tran tran. Sarà, ‘a Livella, come nella poesia di Totò. Di blasoni lucidati, posizioni acquisite o meriti ereditati, non si potrà far sfoggio.

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