Fattorie didattiche, un’alternativa alle scuole chiuse
Le associazioni, Cia e Coldiretti, propongono incentivi per le famiglie: in tempi di banchi deserti è un modo per insegnare ai ragazzi (in sicurezza) e all’aperto
Aziende riaperte, scuole ancora chiuse e il problema dei genitori lavoratori che non sanno a chi affidare i figli non ha ancora una soluzione chiara. Un aiuto importante, allora, potrebbe venire dalle tre mila masserie didattiche italiane. Cioè le fattorie autorizzate a svolgere corsi di formazione e laboratori pratici per bambini (e non solo).
LA SEMINA, la raccolta, l'educazione alimentare e ambientale, la stagionalità nei campi. Queste le materie per inculcare da subito i concetti di consumo consapevole e sviluppo sostenibile. Specie in un questo periodo di rallentamento della didattica tradizionale. L'idea di sfruttare le masserie anche per far fronte all'emergenza sta prendendo piede in questi giorni, sostenuta dalle associazioni agricole come Coldiretti e Cia. Si tratterebbe di considerare le fattorie un'alternativa ai centri estivi, che per ragioni di distanziamento sociale potrebbero non avere spazio per tutti. Ma non solo: nell'eventualità che anche a settembre il rientro tra i banchi non fosse possibile, o in caso si decidesse di adoperare la rotazione nelle aule, potrebbe servire a integrare le attività scolastiche. Ogni bambino potrà passare in masseria dalle quattro alle otto ore al giorno, a seconda dell'esigenza lavorativa del genitore. Il costo è di circa 100 euro settimanali, ma aumentano se si aggiunge il pranzo. Vanno osservate tutte le rigide prescrizioni su distanze e dispositivi di protezione, ma il fatto di stare all'aperto sarà un punto a favore. “Fino ad ora una masseria poteva ospitare anche due classi contemporaneamente – spiega Silvia Bosco, responsabile del progetto Educazione alla campagna amica di Coldiretti – ora questi numeri non sarebbero praticabili. Ma anche con meno bambini, queste attività permetterebbero alle famiglie di lasciare i figli in un ambiente protetto, a contatto con la natura. Noi ci rendiamo disponibili sia subito sia nella fase di riapertura delle scuole. Lo abbiamo pensato soprattutto per le mamme che lavorano”. Coldiretti ha scritto una lettera al ministero dell'Istruzione e alle Regioni. Anche la Cia sta spingendo per una soluzione simile. “Le ipotesi che proponiamo sono due – spiega Marco Barbetta, responsabile delle analisi economico-legislative per l'associazione –: o un credito d'imposta o un coupon per aiutare le famiglie, soprattutto le meno abbienti, a sostenere le spese di iscrizione”.
L'organizzazione non sarebbe semplice, serve una rete di trasporti sicura ed efficiente per quei bambini che non possono essere accompagnati. Una volta superati i problemi, però, resterebbero solo i vantaggi. Soprattutto per quei genitori che in estate, avendo ripreso il lavoro dopo il lockdown, avranno poche ferie. Inoltre, permetterebbe di diversificare i servizi per i bambini. Molte masserie didattiche, infine, ospitano anche agriturismi, un segmento che con le chiusure ha subito un pesante colpo. Far recuperare almeno una parte delle perdite intensificando la formazione dei bambini sarebbe un modo per sostenere queste imprese incentivandone le attività senza limitarsi ai sussidi.
Natura Sono 3 mila in Italia le aziende agricole autorizzate a svolgere corsi di formazione e laboratori pratici per bimbi