Il Fatto Quotidiano

L’imprevisto sulla strada del lockdown

- » BENEDICTA BOCCOLI (Ha collaborat­o Massimilia­no Giovanetti)

Amiche e amici del lunedì, affezionat­i o casuali, permettete­mi una digression­e. Nel leggermi in questi quasi 5 anni avete fatto finta di credere alle vicende d’una bambina, poi d’una ragazza, che racconta di tempi, di luoghi, di temi e di persone di ieri che in realtà sopravvivo­no solo nelle mie memorie di donna. Io ho fatto finta di scrivere il diario di un’adolescent­e, come se i fatti non appartenes­sero al passato, ma fossero accaduti oggi. Abbiamo fatto finta nella più totale sincerità, come accade nei romanzi, nei film, o in qualche bello spettacolo. I ricordi che è valso la pena trasmetter­vi sono quelli di tutti, attinti in una memoria che non è solo mia. Ma una cosa così, come quella che tutti viviamo ora, che ci impaurisce e ci affratella, e che se non stiamo bene attenti può rischiare di dividerci, io, voi, noi tutti, non possiamo ricordarla, possiamo solo viverla. Perciò vorrei che mi permettest­e di riflettere sull’adesso, lasciando da parte per un momento le mie piccole cronache degli anni ’90. Finalmente sono andata a trovare mia madre. Lei vive in campagna lungo una strada stretta e tortuosa che s’insinua nei boschi. Mi è sempre piaciuto percorrerl­a, fin da bambina, specie nei tratti in cui il cartello stradale, quello col cervo disegnato che salta, avvisa della presenza di animali selvatici. Di animali non ne avevo mai visti prima d’ora, ma oggi, come d’incanto, non un cervo, ma un’orsa mi ha attraversa­to la strada, e poi dietro di lei i suoi cuccioli. Mi sono fermata a osservarli, a respirare la natura. Noi stiamo lì, a guardarli come fossero degli invasori, in realtà sono loro che avrebbero tutto il diritto di stupirsi della nostra presenza, loro c’erano da prima. E per la prima volta ho sentito, al di là dei cartelli e delle norme umane, che eravamo io e la strada ad attraversa­re quel bosco...

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