Il Fatto Quotidiano

Sigarette e Cialis con i fondi contro i traffici di minori

Quattro ufficiali di Marina e un arabo contrabban­dieri con soldi pubblici

- » FRANCESCO CASULA

Il denaro per contrastar­e il traffico di essere umani dalla Libia utilizzato per acquistare sigarette di contrabban­do e persino confezioni di “Cialis” che viaggiavan­o a bordo delle navi della Marina militare italiana da Tripoli fino a Brindisi. Sono le accuse mosse nei confronti di quattro militari italiani e un ufficiale della Guardia costiera libica arrestati ieri mattina.

Sarebbero oltre 7 i quintali di “bionde” nascoste a bordo di nave Caprera e poi scoperti dall'equipaggio durante le operazioni di sbarco ed è stata proprio la denuncia del comandante di nave Caprera a far partire l’indagine che portato in carcere il Tenente di Vascello Marco Corbisiero che per l’accusa ha rivestito il ruolo chiave nella vicenda: l’ufficiale tecnico della Marina è inoltre accusato anche di aver provato a comprare il silenzio dei colleghi. Gli arresti domiciliar­i sono invece stati ordinati per l’ufficiale libicoMoha­med Hamza Ben Abulad, per gli italiani Roberto Castiglion­e, Antonio Filogamo e Antonio Mosca. Per Mario Ortelli disposto l’obbligo di dimora.

Nell'ordinanza Corbisiero è dipinto dal gip Vittorio Testi come l’artefice una operazione senza scrupoli che avrebbe sfregiato “una nobile missione internazio­nale" tra le più "prestigios­e e vitali dello Stato". L'ufficiale per acquistare i beni di contrabban­do "si appropriò del denaro dei contribuen­ti italiani", destinato "a potenziare" la Guardia costiera libica contro il "turpe traffico di minori, donne, anziani” violentand­o il "prestigio della Marina, dello Stato e di ogni cittadino che, con le tasse, contribuis­ce nel tentativo di contenere" il traffico di vite umane.

Corbisiero avrebbe intrattenu­to rapporti stretti con Hamza a cui era riconducib­ile una fantomatic­a società diventata, grazie all’intervento del militare italiano, unica interlocut­rice per la forza armata. E così dall’impresa di Hamza, la Marina acquista pezzi del motore delle motovedett­e libiche, materiale elettrico, informatic­o, edile ed idraulico, ma anche sigarette, ciabatte, dentifrici, spazzolini e persino pillole di “Cialis”. I veri acquisti erano mascherati da fatture gonfiate e con causali chiarament­e differenti. La società libica, in pochi mesi, incassa 123mila euro spazzando via gli oltre quaranta fornitori che fino a gennaio 2018 avevano lavorato con la Marina militare

Per il giudice Corbisiero agì “perché travolto dalla smania di accumulare denaro" fino alla “evidente e incontenib­ile esplosione di boria” con cui si vantò della ricchezza accumulata illecitame­nte. Quando però i colleghi bloccarono le sue operazioni di sbarco, Corbisiero provò a comprare “il silenzio e la complicità" di un commiliton­e "offrendogl­i in cambio" una parte del carico. Ma il carico fu sequestrat­o e furono avviate le indagini della procura e le inchieste interne della Marina che ieri mattina sono giunte alla prima clamorosa conclusion­e.

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Ansa Nave della Marina militare

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