Il Fatto Quotidiano

Chi set e chi no: cast in quarantena e regìe da remoto

Il Regno Unito ha stilato un invidiabil­e protocollo di sicurezza, la Spagna amplia gli sgravi fiscali. L’Italia? Aspetta

- @fpontiggia­1 » FEDERICO PONTIGGIA © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

C’è chi set e chi no. Chi traccheggi­a e chi si dà da fare o, almeno, da pensare. Se il fermo riprese è (stato) una costante europea, le ripartenze battono bandiera nazionale: chi prima arriva meglio alloggia. Si tratta non solo di rilanciare le proprie produzioni, ma in un mercato sempre più globale di richiamare quelle altrui.

Francesca Cima, presidente dei produttori in seno al l’Anica, prende Mi ssio n:

Impossible 7, slittato sine die ma originaria­mente previsto sul set a Venezia dal 20 febbraio per tre settimane e poi a Roma, e suona l’allarme: “Non è detto che la nuova avventura di Tom Cruise non risulti una missione possibile oltreconfi­ne. Alla nostra ripartenza mancano i tamponi e difettano le assicurazi­oni, bisogna fare in fretta”.

ALTROVE

affinano le procedure e affilano le armi: chi batte il primo ciak e chi la ritirata, tertium non datur.

Il “Cura Italia”, varato dal governo lo scorso 17 marzo, ha destinato 130 milioni di euro alle emergenze dello spettacolo, nel mentre le sale rimangono chiuse (luce verde per la prima settimana di giugno?), le arene e i drive-in in gestazione, i protocolli per il set al vaglio dei comitati tecnico- scientific­i. All’o cchio, però, saltano due cose: i 180 milioni di tax credit di sola produzione messi a disposizio­ne per cinema e tv-web e bruciati in appena un giorno (16 aprile); la deroga, già firmata dal ministro Dario Franceschi­ni, all’obbligo di uscita in sala per i film che hanno avuto aiuti di legge.

La Francia sta poco più avanti, mercoledì scorso il presidente Emmanuel Macron ha disposto un fondo di compensazi­one per le produzioni cinetelevi­sive rimandate o interrotte per il Covid-19, cui contribuir­anno insieme allo Stato Regioni, compagnie assicurati­ve, banche e tax shelter:“Devono prendersi le loro responsabi­lità”. Prima della fine di maggio, ha precisato Macron, i set non ripartiran­no: le grandi produzioni dovranno oltremodo pazientare. Per il resto, un colpo al cerchio sciovinist­a – allo studio il divieto di vendere film francesi a buyer extraeurop­ei – e uno alla botte Ue, con l’implementa­zione della Direttiva Avms ( 2018/ 1808) sui servizi di media audiovisiv­i: l’a ss oggettamen­to dei player globali, redditi generati compresi, alle regole del Paese ospite sarà una mano santa nella crisi post-Coronaviru­s.

La Spagna punta ad alleviare le sofferenze dell’industria culturale nazionale ingolosend­o le produzioni internazio­nali: parola d’ordine, sgravi fiscali. Il tax credit passa dal 25 al 30% per il primo milione di euro speso localmente dall’ audiovisiv­o straniero, dal 20 al 25% per i successivi, con il tetto spostato da tre a dieci milioni. Tanta roba, e nemmeno bisognerà attendere: da ieri via libera per i set, in testa gli oltre trecento titoli, tra cinema e television­e, sospesi per la pandemia. La capacità attrattiva iberica, testimonia­ta dalla serie Netflix The Witcher e dal blockbuste­r Marvel Gli E

terni, non potrà che aumentare. E il 26 maggio riaprono pure le sale.

Ma gli esempi da seguire più che mediterran­ei, sono scandinavi: Svezia , dove le riprese non sono mai state vietate, e Da nimarca, che decide sui singoli progetti, hanno messo a punto la Nordic Film Guide, che prevede distanziam­ento sociale, dipartimen­ti al lavoro in modalità sequenzial­e, impiego di mascherine, location limitate, e via discorrend­o. Licenziato dalla casa di produzione Hobby Film, il vademecum è compulsato con interesse a Hollywood, ma ancor più definitivo pare quello britannico, svelato dal sito americano Deadline.

SE NELLE VITTIME

del Covid-19 il Regno Unito di Boris Johnson ci supera, nei protocolli ci straccia: la bozza del piano della British Film Commission, redatto raccoglien­do i pareri di big quali Netflix, HBO e Disney, vuole offrire al governo una “visione totale e realistica” per tornare a girare in sicurezza. Trenta pagine, ventisette sezioni, si va dalla quarantena per cast & crewstrani­eri al catering, dalle scene di massa alla salute mentale, dal trucco e parrucco alle condizioni igieniche. E lì i cinema dovrebbero riaprire il 4 luglio.

C’è da imparare, ma non ogni patria speranza è perduta: Jonas Carpignano, candidato italiano per l’Oscar con

A Ciambra (2017), sta per girare A Chiara a Gioia Tauro; Gabriele Salvatores lancia la Fase 2 del collettane­o Viag

gio in Italia, per cui sono stati visionati 16 mila video – letteralme­nte – virali; Daniele Vicari dirige da remoto Il

Giorno e la Notte. Uno smartfilm per rispondere alla domanda: “Cosa accade alle coppie se costrette dentro le pareti domestiche, senza possibilit­à di fuga?”, affidata a interpreti domestici quali Milena Mancini, Vinicio Marchi on i e Isabella R agone se: produce Andrea Porporati, scrive Vicari con Andrea Cedro la esi fa dine cessitàvir­tù,“n on un in stant movie, ma una storia vera e propria”.

Provvedime­nti Il ministro Franceschi­ni ha firmato una deroga all’obbligo di uscita nelle sale per le pellicole che hanno avuto aiuti di legge

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Ansa In regia Daniele Vicari (in basso) dirige da remoto “Il Giorno e la Notte” con Milena Mancini, Vinicio Marchioni e Isabella Ragonese. Qui, fasi della produzione di una serie
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