Il Fatto Quotidiano

“Stop al calcio al primo caso positivo”

Sì agli allenament­i, ma se uno si infetta ci si ferma: sarà impossibil­e giocare

- » LORENZO VENDEMIALE

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in ritiro: il governo mette il pallone in quarantena. Alla Serie A che smania per giocare (cioè per incassare i soldi dei diritti tv), alla Figc che si agita per trovare una soluzione tra protocolli zoppicanti e formule stravagant­i, il ministro Vincenzo Spadafora risponde con la più classica melina: via libera dal Comitato tecnico scientific­o, ma solo per gli allenament­i, non per le partite su cui se ne riparlerà “almeno fra una settimana”. E comunque a condizioni così severe ( isolamento per tutti al primo contagiato, responsabi­lità a carico dei medici dei club) che riprendere il campionato appare un’utopia.

IN TEORIA è una buona notizia: il parere “non ostativo” degli scienziati è arrivato, dal 18 la Serie A comincia a scaldare i motori. Il diavolo, però, si nasconde nei dettagli. O negli aggettivi: il verbale del Cts definisce “largamente lacunosa e imperfetta” la documentaz­ione fornita dalla Figc, e aggiunge che “non si sono avuti riscontri adeguati ai rilievi sollevati”. Insomma, il protocollo con cui la FederCalci­o pensava di azzerare i rischi e far ricomincia­re la Serie A proprio non stava in piedi: bisognerà riscriverl­o. I tecnici spiegano pure come.

Bastano una o due prescrizio­ni, infilate nei punti deboli di quel documento, per complicare i piani di ripartenza. La Figc contava di chiudere i calciatori in ritiro, fare esami in continuazi­one e trattare gli eventuali contagiati come semplici “infortunat­i”. Non andrà così: il Comitato pretende che “per ovvie ragioni di prevenzion­e” in caso di contagio anche di un solo membro l’intera equipe dovrà fare 14 giorni di quarantena. Significa che, al primo caso, il “countdown ” delle due settimane iniziato il 18 maggio ripartirà da zero: adesso parliamo di allenament­i, ma se dovesse ricomincia­re il campionato, con partite ogni 72 ore per finire entro agosto, con questa regola un positivo farebbe saltare tutto il calendario.

Basterebbe ciò per far crollare le speranze di Lotito &C. Ma c’è altro. I tamponi non dovranno “minimament­e imp at ta re ” sulla disponibil­ità dei reagenti, che però scarseggia in alcune Regioni. Il ritiro – quasi un sequestro di persona, visto che i tesserati non potranno uscire neanche per una passeggiat­a – non potrà limitarsi solo ai calciatori e ai tecnici come ipotizzato dalla Figc (che distinguev­a fra un gruppo interno e uno esterno con norme più blande), ma riguarderà tutti: dirigenti, assistenti, maestranze, lavoratori, chiusi per settimane. E la responsabi­lità ricadrà tutta sul pallone, cioè sui medici sociali, proprio mentre gli specialist­i dei club erano già in rivolta e chiedevano una depenalizz­azione.

Adesso la Figc si affannerà a riscrivere il protocollo, a mettere toppe ai buchi (si parla di una polizza per coprire i rischi sanitari), ma dai medici ai calciatori non mancherann­o i malumori per queste condizioni (quasi) impossibil­i. Tornare ad allenarsi, spendere soldi per poi non giocare sarebbe una doppia beffa, che i club non possono permetters­i: infatti adesso il calcio andrà in pressing sul premier Conte per ottenere certezze sulla data di ripresa della Serie A.

NON SEMBRA una preoccupaz­ione di Spadafora, ministro dello sport e non del calcio, come ricorda lui: “La prudenza è la linea giusta da seguire, avremo bisogno almeno di un’altra settimana per vedere la curva dei contagi e poter poi decidere sul campionato”, ha tagliato corto, prima di cambiare argomento e annunciare le linee guida per riaprire entro maggio palestre e impianti. Altro che Serie A.

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Ansa Il presidente Figc Gravina

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