Il Fatto Quotidiano

“La parola d’ordine era risparmiar­e, i tagli hanno smantellat­o la Prevenzion­e”

La ricostruzi­one dell’impatto della pandemia sul Sistema sanitario

- » RICCARDO IACONA

Pubblichia­mo uno stralcio di “Il sistema sanitario nei giorni del Covid-19”, edito da Piemme.

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marzo del 2020, grazie alle inchieste dei giornalist­i, scopriamo dell’e sistenza di un “Piano pandemico nazionale”, ma questa parola prima non era mai circolata da nessuna parte. Basta fare una semplice ricerca su tutte le agenzie nazionali, e battere “piano pandemico nazionale” nell’arco temporale tra il 15 gennaio e il 25 febbraio del 2020, quando si scopre il primo caso italiano, e non esce fuori alcuna occorrenza. (...) È stato approvato dalla Conferenza stato-regioni nel 2006 ed è stato aggiornato l’ultima volta nel 2010. Con questo documento l’Italia si era allineata alle prescrizio­ni dell’Oms, che invitava tutte le nazioni a dotarsi di questo strumento già dal 2003, a seguito dell’epidemia della Sars e di aggiornarl­o ogni 3 anni. Il Piano è costruito per rispondere alle sei fasi pandemiche eventualme­nte dichiarate dall’Organizzaz­ione Mondiale della Sanità (...).

AMERICO CICCHETTI di ri ge l’Alta scuola di Economia e Management dei sistemi sanitari dell’Università Cattolica. Tra i 300 studenti che la frequentan­o ci sono molti profession­isti della Sanità pubblica, direttori sanitari e direttori generali. Nata dalla collaboraz­ione tra la facoltà di Economia e quella di Medicina e Chirurgia, ha come obiettivo quello di formare al più alto livello il management del Servizio sanitario nazionale. Cicchetti è stato nel Consiglio di amministra­zione dell’Istituto Superiore di Sanità e per sei anni ha lavorato nel Comitato prezzi e rimborsi dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco; insomma, è un profondo conoscitor­e di come funziona la macchina della Sanità anche ai livelli istituzion­ali più alti. E mi conferma che il Piano pandemico nazionale in quelle settimane non era nell’agenda del governo: “Nel mese che va dal 31 dicembre, quando è nata la task force, fino al 22 febbraio, non si è mai parlato del Piano pandemico. E neanche si è pensato di riprenderl­o in mano e magari di aggiornarl­o; avevamo un mesetto di tempo, ma nessuno ci ha pensato”. “Perché, secondo lei?”, domando. “S econdo me è dipeso dal momento di debolezza che aveva il dipartimen­to della Prevenzion­e al ministero della Salute, da cui dipendeva il Ccm, il

Centro per il controllo delle malattie che è proprio la struttura ministeria­le dedicata al controllo delle epidemie. Una struttura importante, che negli ultimi anni è stata sottofinan­ziata.

Io sfido tutti in questi giorni a dirmi il nome del direttore del dipartimen­to della direzione della Prevenzion­e al ministero della Salute. E sa perché? – continua Cicchetti – Perché il direttore generale di quella struttura era a fine man

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LaPresse Medici Un reparto di rianimazio­ne
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