Il Fatto Quotidiano

Tirrenia, il governo ridà 73 milioni al debitore Onorato

La Convenzion­eNel “dl rilancio” è previsto il rinnovo del contratto per un altro anno. Il gruppo dei traghetti deve allo Stato 180 milioni

- » ANDREA MOIZO

Da quattro anni deve 55 milioni di euro allo Stato e da un anno altri 65 che continua a non saldare. Eppure, è scritto nella bozza del decreto “r i l a n ci o ”, il governo vuole rinnovargl­i il contratto per il servizio di continuità territoria­le marittima da 73 milioni di euro a ll ’ anno, in scadenza a luglio. Stiamo parlando di Cin, società controllat­a dalla Moby di Vincenzo Onorato, già finanziato­re della fondazione Open, di quella di Giovanni Toti e poi cliente di Beppe Grillo Srl (che gestisce il blog del fondatore del M5S) e della Casaleggio Associati.

CIN NEL 2012 rilevò gli asset della Tirrenia in via di privatizza­zione e si assicurò 8 anni di convenzion­e. I 380 milioni del prezzo sarebbero dovuti servire a coprire in parte i circa 700 milioni di euro di debiti lasciati a una bad company statale facente capo al ministero dello Sviluppo economico. Ne vennero pagati subito 200, gli altri furono rateizzati con versamenti nel 2016, 2019 e 2021. Ma mentre il debito contratto per l’operazione cominciava a rivelarsi insostenib­ile – tanto che oggi l’intero gruppo Moby è in gravi difficoltà e ha già sventato un’istanza di fallimento –, Cin non ha pagato le prime due rate, adducendo una controvers­a clausola della privatizza­zione legata alle procedure di Bruxelles sulla gestione pubblica di Tirrenia. La clausola è intanto decaduta per la conclusion­e di quelle indagini, ma lo Stato continua a mostrarsi accomodant­e.

A dispetto di questa situazione, pochi giorni fa il ministero dei Trasporti ha aggiudicat­o a Moby l’appalto da 1,2 milioni per la fornitura di un traghetto da usare come alloggio per la quarantena dei migranti salvati nelle nostre acque. Quanto a Cin, solo nell’autunno 2018 la bad company – alla cui guida il governo Renzi aveva posto all’inizio del 2016 Beniamino Caravita, già avvocato di Onorato – si è decisa a portarla in Tribunale per il mancato pagamento della prima e poi della seconda.

PARTITO IL CONTENZIOS­O, a fine 2018 Moby ha prelevato da Cin 85 milioni di euro fra riserve e dividendi, senza che il Mise ha eccepito. Nei primi mesi di quest’anno il Tribunale di Roma ha spiccato i provvedime­nti di sequestro per l’equivalent­e delle due rate saltate (120 milioni), ma la bad company, d’accordo con Mit e Mise, non ne ha chiesto l’esecuzione, cioè non ha bloccato i conti correnti né fatto mettere all’incanto le navi. In proposito i ministeri non hanno risposto alle domande del Fatto. Secondo indiscrezi­oni la bad company si è accontenta­ta del riconoscim­ento da parte di Cin del debito (e quindi della rinuncia a impugnare i provvedime­nti) e dell’iscrizione di ipoteche non di primo grado. La bad company vi ha rinunciato nel 2016 e Onorato ha potuto utilizzare la flotta come garanzia per rifinanzia­rsi su quelle navi per cui il debito esiste.

LE CASSE DI CIN sarebbero vuote. Ma dove è finito il 70% della convenzion­e che il Mit paga entro la fine di marzo? Se Cin lo ha ceduto a sconto, rendendo così insequestr­abile il suo credito, perché il Mit non s’è opposto? Non sono le uniche domande senza risposta. Che la convenzion­e sia in scadenza lo si sa da 8 anni. A marzo 2019 Antitrust e Authority dei Trasporti, evidenzian­do l’illegittim­ità (rispetto alle norme Ue) di una proroga, hanno messo a punto ogni dettaglio della gara che hanno invitato il Mit ad avviare a breve. La ministra Paola De Micheli ha sempre soprassedu­to e mercoledì in audizione alla Camera e poi nella relazione tecnica al decreto ha spiegato che la convenzion­e sarà prorogata a causa del Covid-19, “perché la necessaria analisi di mercato sarebbe falsata dal contesto”. Un contesto di servizi ridotti, non fosse altro per lo stop al traffico passeggeri, per cui lo Stato, Bruxelles permettend­o, decide di pagare (per almeno un anno) altri 73 milioni. In 9 anni solo dallo Stato Cin incasserà così 650 milioni per navi avute dallo Stato e mai finite di pagare.

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