Il Fatto Quotidiano

Un abbraccio alla Romano da un “f ra te l l o” volont ario

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Ho quasi 28 anni e sono un medico: sono stato per tre volte volontario in Kenya con un’a s s ociazione. Non sto qui a parlarvi di quello che significa questo percorso, dei sentimenti contrastan­ti, della frustrazio­ne, dell’angoscia e della tristezza, della superficia­lità di alcune persone... Vi scrivo perché Silvia potrei essere io e al solo pensarci mi sento vuoto, fragile e piccolissi­mo... Non so cosa lei abbia dovuto patire in questo calvario: nessuno di noi può mettersi nei suoi panni perché non possiamo immaginare. Ciò che mi ha fatto male è stato l’odio verso questa liberazion­e, l’indignazio­ne per l’aspetto economico: che pochezza... In questi anni ho visto che la vita può valere anche 50 scellini, o 40 centesimi di euro, per un fratello e una sorella del Terzo mondo che non possono portare la madre in ospedale e vederla così morire tra le braccia... Quanto a Silvia, non c’entrano la giovane età o la preparazio­ne: se ti puntano una pistola non esiste nessuna “linea guida” al mondo... Cara Silvia, per un giorno avrei voluto che tutti quanti avessimo con commozione ed emozione seguito il tuo ritorno, vedere il tuo sorriso, il tuo abbraccio ai tuoi cari senza dover dire la nostra, senza sputare sentenze. Bentornata a casa, tuo fratello Bartolo. BARTOLOMEO FERRANTE

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