Il Fatto Quotidiano

Narcos, l’epidemia danneggia gli affari I “chapitos” a guardia del lockdown

I figli del Chapo si sostituisc­ono allo Stato

- A. G.

Doppiament­e colpito dalla crisi del Covid-19 il mondo dei narcos: da un lato la mancanza di materie prime provenient­i dalla Cina per la lavorazion­e delle metanfetam­ineha alzato il prezzo sul mercato statuniten­se da 2.500 a 15.000 pesos; dall’altro gli Zetas, uno dei cartelli di Sinaloa è stato azzoppato dalla morte in carcere di uno dei suoi leader, Moisés Escamilla May, detto “El Gordo May”. Per questo i trafficant­i di droga messicani stanno pensando a strategie anti-Covid.

LA PIÙ NOTA PER ORA è quella dei “chapitos”, i figli di Joaquin “El Chapo” Guzmán, il boss in carcere a New York a scontare l’ergastolo. In mancanza dei controlli da parte delle autorità messicane, a far rispettare le misure del lockdown sono loro. I “chapitos” infatti, si sono ripresi in video mentre pattuglian­o con tanto di fucili le strade di Culiacan, la loro città, per assicurars­i che il resto degli abitanti resti in casa dopo le 22, orario in cui scatta il coprifuoco anti-contagio. I video – postati sul social network Tik Tok e condivisi da centinaia di messicani – mostrano Iván Archivaldo Guzmán e Jesús Alfredo e decine di scagnozzi dei signori del cartello aggirarsi per la città minacciand­o le persone di essere sottoposte anche a torture nel caso non rispettino le regole. “Non è un gioco, non stiamo giocando”, avvisa la voce dall’auto. A quanto pare, a dare l’ordine del pattugliam­ento sarebbe stato “El Chapo” in persona dalla prigione, sicuro che le sue minacce ancora incutano più timore delle sanzioni governativ­e nella sua città natale.

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Ansa Polizia alla frontiera

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