DOVE SEI PT. 1 Lucio Leoni, la poesia è pane da cantautore
È il terzo album del musicista romano: il prossimo inverno uscirà anche il “volume 2”
Isuoi album precedenti, Lorem ipsum (2015) e Il lupo cattivo (2017) apparvero come due ufo nel firmamento musicale italico. Era materiale fuori dagli schemi, dalle mode, dalle tendenze, da tutte quelle regole e regolette che definiscono o tentano di definire gli algoritmi del successo, sia esso di massa , di nicchia o modestamente condominiale. Originalità e personalità di scrittura Lucio Leoni, cantautore romano classe 1980, li aveva dunque già ben dimostrati, ma nel suo nuovo album Dove sei pt.1 (una partita grave) arriva all’opera più completa e incisiva. La sua arte affabulatoria, cresciuta e maturata in ambito teatrale e che in passato poteva risultare a tratti preponderante, trova qui, pur mantenendo l’alto livello di intelligenza poetica, una nuova amalgama con la parte musicale. Grazie a questo ulteriore step nell’evoluzione del suo personale linguaggio artistico, Leoni si può permettere di scrivere una canzone d’amore e di intitolarla Il fraintendimento di John Cage, di sparare dritto al bersaglio con un potente anthem come Il sorpasso, insieme al rapper e producer C.U.B.A. Cabbal e di cavalcare le sinuose, dolci onde di Dedica in coppia con Francesco Di Bella, persino di arruolare l’attore e drammaturgo Andrea Cosentino (e la sua sorprendente tromba) in Dammi dei soldi. Il risultato è un disco più compatto e centrato dei precedenti, ma con una tavolozza musicale ampia e ricca di colori diversi. E va considerato che Dove sei pt-1 (una partita grave) è soltanto la prima metà di un album destinato a completarsi il prossimo inverno con la pubblicazione di altri 8 brani dei 16 scritti per l’occasione dal cantautore romano. “Mi sembrava – spiega lui – che le canzoni avessero una densità tale che affollarne troppe nello stesso disco fosse eccessivo, ho preferito dividerle in due capitoli per farle respirare e dare a chi vorrà ascoltarle il tempo di metabolizzarle”. In attesa del secondo capitolo non resta dunque, a chiunque cerchi nelle canzoni qualcosa di più di un piacevole sottofondo, che godersi questo fino in fondo. L’innamoramento è facoltativo, ma il rischio c’è: il materiale può essere contagioso e le mascherine sulle orecchie non hanno alcun effetto.
Concepito come un’opera melodrammatica, con una trama che si sviluppa esclusivamente in via strumentale, Bancar otta morale, sesto capitolo della discografia dei Bologna Violenta, è un disco che va prima di tutto letto, e poi ascoltato, con una buona dose di immaginazione. Già, perché in questo concept sperimentale, suddiviso in 5 capitoli per 15 brani totali, tra violini, bass pedal e organo armonium che creano melodie folk, con incursioni nell’heavy, si narrano “sonoramente” le storie vere e immorali di truffatori, ladri, picchiatori, senza esclusione però di episodi di redenzione. La prima parte è caratterizzata da pezzi brevi e veloci, la seconda invece è composta da un unico brano nato da un’improvvisazione all’organo, successivamente arrangiata in maniera tale da sembrare una colonna sonora per un flusso di pensiero. Le storie qui raccontate sono vere, già, e se vi appariranno moralmente inaccettabili – concludono gli autori – è perché “molti comportamenti degli esseri umani sono inaccettabili”.