Il Fatto Quotidiano

Castigo senza delitto

- » MARCO TRAVAGLIO

Oggi il Parlamento promette di battere il record di ridicolagg­ine stabilito con la mozione “Ruby nipote di Mubarak”. Infatti voterà su due mozioni di sfiducia al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che dicono l’una l’opposto dell’altra: quella del centrodest­ra lo accusa di aver fatto uscire troppa gente dalle patrie galere; quella di Più Europa (Bonino&C.) lo accusa di aver tenuto troppa gente dentro. E Italia Viva, decisiva per la loro approvazio­ne o bocciatura, è tentata di votarne almeno una. A caso. Il fatto che l’una dia a Bonafede dello scarcerato­re e l’altra del carceriere è un dettaglio che non tange questi buontempon­i, perché hanno letto solo il titolo. E non le motivazion­i, del tutto superflue per un non-partito animato da non-idee e pieno di non-elettori. Noi siamo andati a leggere le due mozioni, scoprendo particolar­i davvero avvincenti.

La mozione Bonino imputa a Bonafede di non aver ancora portato “in Parlamento la riforma del processo penale”. Il che è vero, ma solo perché il ddl, pronto dal giugno 2019, fu bloccato prima da Salvini e poi da Iv. Altra accusa: “un’idea puramente afflittiva della pena”. Niente indulti né amnistie. Ora, l’ultima autorevole proposta di indulto e amnistia venne dal presidente Napolitano, d’i nt es a con il premier Letta, nell’ottobre 2013. E sapete chi la bloccò? L’Innominabi­le, neosegreta­rio in pectore del Pd: “Sarebbero un autogol e un clamoroso errore”. La terza accusa è il decreto che “ha imposto la revisione, con effetto retroattiv­o” delle scarcerazi­oni di mafiosi: decreto appena approvato da tutta la maggioranz­a giallorosa, Iv compresa. La quarta accusa è “la soppressio­ne della prescrizio­ne dopo il primo grado di giudizio”: coerente dal pulpito boniniano, ma da quello renziano proprio no, visto che il primo a lanciare l’idea nel 2014-2015 fu l’Innominabi­le e poi i suoi uomini in commission­e Giustizia. Quindi, se i renziani votano la mozione di Più Europa, si danno almeno quattro zappe sui piedi. Ma potrebbero pure votare la mozione Lega-Fratelli d’Italia, cui s’è subito associata Forza Italia. E qui, se possibile, si ride ancor di più. Cogliamo fior da fiore: “Bonafede ha iniziato ad accettare il principio, indimostra­to e scientific­amente falso, del nesso di causalità tra detenzione in carcere e contagio”. Poco sotto, oplà: “da parte del Dap, a fronte dell’emergenza sanitaria nazionale, non sono state predispost­e, all’interno degli istituti, adeguate misure di prevenzion­e sanitaria e anti-contagio Covid-19 a tutela di detenuti, operatori e visitatori... mettendoli tutti a grave rischio della loro salute”.

Oh

bella: ma se è “falso” il “nesso di causalità tra detenzione in carcere e contagio”, che bisogno c’era di “misure di prevenzion­e sanitaria e anti-contagio”? La verità è che le carceri sono rimaste il luogo più sicuro d’Italia (e non solo) proprio perché Bonafede e il Dap del famigerato Basentini intervenne­ro subito con pre-triage e misuratori di febbre per detenuti e agenti, reparti isolati per i “nuovi giunti”, blocco delle visite personali (sostituite con colloqui via Skype), mancati rientri serali per i semiliberi e snelliment­o della Svuotacarc­eri di Alfano (votata nel 2010 da tutto il centrodest­ra) che consente di scontare ai domiciliar­i le pene residue di 18 mesi, con braccialet­to elettronic­o sopra i 6 mesi, salvo per i mafiosi e condannati per altri reati gravissimi. Ma non è finita, perché i tre partiti di centrodest­ra rimprovera­no a Bonafede anche di non aver affidato il Dap a Nino Di Matteo, cioè al pm che hanno passato gli ultimi 15 anni a insultare a difesa degli imputati del processo Trattativa, da Dell’Utri a Mori (se lo amavano tanto, in gran segreto, perché non gli han proposto il Dap, anziché affidarlo all’ indimentic­abile Tinebra?). Ora sarebbe davvero strepitoso se i renziani votassero quel documento, visto che l’Innominabi­le, non più tardi di tre mesi fa, tuonò contro i magistrati che osano sospettare B. eD ell’ Utri di rapporti con la mafia e con le stragi (indovinate un po’ con chi ce l’aveva). E, quando era premier, prese le proposte della commission­e Gratteri- Davigo-Di Matteo sulla riforma del processo e le imboscò in un cassetto.

Ma c’è di meglio e di più: se la Bonino accusa Bonafede di ostacolare scarcerazi­oni, indulti e amnistie, il centrodest­ra lo dipinge come un furbacchio­ne che scatena le rivolte nelle carceri “finalizzat­e ad alimentare la discussion­e su indulti, amnistie e provvedime­nti che avrebbero potuto alleggerir­e il carcere per gli uomini della criminalit­à organizzat­a” e poi “avanza ipotesi di interventi normativi volti incredibil­mente ad accogliere le richieste dei rivoltosi”. Infatti, quando i giudici ne mettono fuori qualche centinaio fra lo scandalo generale (anche di Iv), Bonafede fa subito un decreto per tentare di riportarli dentro (votato anche da Iv). Naturalmen­te il Parlamento è sovrano e ogni partito può votare come gli pare: ma sarebbe interessan­te sapere quale terribile delitto (a parte le leggi anticorruz­ione e antiprescr­izione, le manette agli evasori e la riforma del voto di scambio) avrebbe commesso Bonafede per meritare un simile castigo. E, soprattutt­o, se sia un carceriere o uno scarcerato­re: che sia entrambe le cose è altamente improbabil­e.

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