NORD: TORNA LA PAURA MILANO: SFUGGITI 231 MILA CONTAGIATI
RISALGONO I DATI SINDACI E REGIONI: “COSÌ SI RICHIUDE”
“Così non va: rischiamo di dover chiudere di nuovo”. Il pressing per accelerare la Fase 2 è arrivato soprattutto dagli enti locali, angosciati dal dover rassicurare i cittadini e stanchi di aspettare l’uscita dall’emergenza di tutte e venti le Regioni. Alcuni episodi di queste ore, però, hanno già allarmato sindaci e governatori, che non nascondono l’ipotesi di dover tornare indietro e costringere i residenti alle limitazioni tipiche della Fase 1, così come prevede l'ultimo decreto varato dal governo. Un messaggio che, sperano gli amministratori locali, dovrebbe funzionare da deterrente contro feste, spritz e rimpatriate fuori regola.
In Veneto, ad esempio, diversi filmati diffusi sui social testimoniano una ripresa della movida ben lontana dalle norme anti- contagio, che prevedono sì la possibilità di uscire, ma sempre evitando assembramenti. E invece a Padova ecco cori e musica tutti insieme fuori dai locali, abbracci e mascherine abbassate sul mento, tanto che il presidente della Regione Luca Zaia ha già perso la pazienza: “Ci sono arrivate decine di foto e video dei centri delle nostre città con movidaa cielo aperto. In dieci giorni io guardo i contagi. Se aumenteranno richiuderemo bar, ristoranti, spiagge e torneremo a chiuderci in casa col silicone”.
ANCHE PERCHÉ adesso in Veneto le cose vanno meglio, ma all’inizio dell’emergenza coronavirus la regione di Zaia è stata una delle zone più colpite. Un caso simile è quello di Bergamo, dove già domenica sono circolate fotografie di decine di persone a spasso per le vie del centro senza troppo curarsi delle regole, così da provocare la rabbia del sindaco Giorgio Gori: “Non vi sono bastate centinaia di morti nella nostra città? Vogliamo ritrovarci tra un mese di nuovo nei guai? Ve lo chiedo di nuovo: per piacere, metteteci serietà, impegno e rigore”.
A Palermo non sono invece bastati gli appelli preventivi del sindaco Leoluca Orlando, che nei giorni scorsi aveva pregato i suoi cittadini di essere prudenti nell'uscire di casa. Alla Vucciria, il mercato che di sera si anima di locali, due sere fa si sono radunati decine di giovani e Orlando ieri ha dovuto di nuovo minacciare restrizioni: “Mi auguro di non essere costretto a chiudere alcune zone della città, ma dipende dal comportamento di ciascuno. Bisogna smetterla di fare passeggiate inutili, tutti nella stessa strada finendo per creare le condizioni per un danno irreparabile”.
La questione è seria, tanto che alla Vucciria alcuni gestori dei locali hanno proposto al Comune di avere in gestione più spazio di suolo pubblico, così da poter far rispettare le norme di sicurezza a chi si ferma a bere qualcosa poco più in là del pub. Anche il presidente della Sicilia Nello Musumeci è preoccupato: “Temo che si debba tornare indietro. Non vorrei farlo, ma se le scene della Vucciria dovessero ripetersi sarò costretto ad adottare provvedimenti”.
Stesso avviso recapitato ai suoi cittadini dal sindaco di Parma Federico Pizzarotti, che su Facebook si è lamentato di alcune foto che testimoniano assembramenti per strada: “O ci mettiamo in testa che la Fase 2 non significa fare quello che si vuole e chissenefrega delle regole oppure mi vedo costretto a nuove ordinanze restrittive già dai prossimi giorni, da subito”.
E persino nella Campania di Vincenzo De Luca, il presidente che più di tutti ha tardato le riaperture “per non dover richiudere” in un secondo momento, le cose non vanno meglio. A Benevento sono bastate le prime 48 ore di Fase 2 per far infuriare il sindaco Clemente Mastella: “Vedo scene incredibili per il corso e non solo. Si tratta di assembramenti pericolosi. Se non c’è autocontrollo sarò costretto a misure energiche”. Le stesse invocate da Beppe Sala a Milano già dopo le riaperture del 4 maggio, quando decine di persone erano state riprese a passeggiare sui Navigli.
IMMAGINI che il sindaco definì “vergognose”, ma che per i dieci giorni successivi non hanno comunque portato a ulteriori restrizioni in Comune, nonostante pure il presidente della Regione Attilio Fontanasi sia detto “pronto a richiudere” se qualcosa andasse più storto di come già procede in Lombardia.
Ora, avvertimenti a parte, in tutta Italia sarà l’andamento dei contagi a imporre le scelte. Ieri sono tornati a salire i morti (162, lunedì erano stati 99) e i nuovi positivi (813, erano 451), ma c'è stato un considerevole aumento dei tamponi (63.158 contro 36.406) e anche un calo dei malati di 1.424 unità. Buoni i dati sui ricoveri: in terapia intensiva si trovano 716 persone, 33 in meno di lunedì, con altre 9.991 persone ricoverate negli altri reparti (-216).
Assembramenti Comuni e governatori avevano spinto per riaprire, ma adesso sono preoccupati