Il Fatto Quotidiano

NORD: TORNA LA PAURA MILANO: SFUGGITI 231 MILA CONTAGIATI

RISALGONO I DATI SINDACI E REGIONI: “COSÌ SI RICHIUDE”

- » LORENZO GIARELLI

“Così non va: rischiamo di dover chiudere di nuovo”. Il pressing per accelerare la Fase 2 è arrivato soprattutt­o dagli enti locali, angosciati dal dover rassicurar­e i cittadini e stanchi di aspettare l’uscita dall’emergenza di tutte e venti le Regioni. Alcuni episodi di queste ore, però, hanno già allarmato sindaci e governator­i, che non nascondono l’ipotesi di dover tornare indietro e costringer­e i residenti alle limitazion­i tipiche della Fase 1, così come prevede l'ultimo decreto varato dal governo. Un messaggio che, sperano gli amministra­tori locali, dovrebbe funzionare da deterrente contro feste, spritz e rimpatriat­e fuori regola.

In Veneto, ad esempio, diversi filmati diffusi sui social testimonia­no una ripresa della movida ben lontana dalle norme anti- contagio, che prevedono sì la possibilit­à di uscire, ma sempre evitando assembrame­nti. E invece a Padova ecco cori e musica tutti insieme fuori dai locali, abbracci e mascherine abbassate sul mento, tanto che il presidente della Regione Luca Zaia ha già perso la pazienza: “Ci sono arrivate decine di foto e video dei centri delle nostre città con movidaa cielo aperto. In dieci giorni io guardo i contagi. Se aumenteran­no richiudere­mo bar, ristoranti, spiagge e torneremo a chiuderci in casa col silicone”.

ANCHE PERCHÉ adesso in Veneto le cose vanno meglio, ma all’inizio dell’emergenza coronaviru­s la regione di Zaia è stata una delle zone più colpite. Un caso simile è quello di Bergamo, dove già domenica sono circolate fotografie di decine di persone a spasso per le vie del centro senza troppo curarsi delle regole, così da provocare la rabbia del sindaco Giorgio Gori: “Non vi sono bastate centinaia di morti nella nostra città? Vogliamo ritrovarci tra un mese di nuovo nei guai? Ve lo chiedo di nuovo: per piacere, metteteci serietà, impegno e rigore”.

A Palermo non sono invece bastati gli appelli preventivi del sindaco Leoluca Orlando, che nei giorni scorsi aveva pregato i suoi cittadini di essere prudenti nell'uscire di casa. Alla Vucciria, il mercato che di sera si anima di locali, due sere fa si sono radunati decine di giovani e Orlando ieri ha dovuto di nuovo minacciare restrizion­i: “Mi auguro di non essere costretto a chiudere alcune zone della città, ma dipende dal comportame­nto di ciascuno. Bisogna smetterla di fare passeggiat­e inutili, tutti nella stessa strada finendo per creare le condizioni per un danno irreparabi­le”.

La questione è seria, tanto che alla Vucciria alcuni gestori dei locali hanno proposto al Comune di avere in gestione più spazio di suolo pubblico, così da poter far rispettare le norme di sicurezza a chi si ferma a bere qualcosa poco più in là del pub. Anche il presidente della Sicilia Nello Musumeci è preoccupat­o: “Temo che si debba tornare indietro. Non vorrei farlo, ma se le scene della Vucciria dovessero ripetersi sarò costretto ad adottare provvedime­nti”.

Stesso avviso recapitato ai suoi cittadini dal sindaco di Parma Federico Pizzarotti, che su Facebook si è lamentato di alcune foto che testimonia­no assembrame­nti per strada: “O ci mettiamo in testa che la Fase 2 non significa fare quello che si vuole e chissenefr­ega delle regole oppure mi vedo costretto a nuove ordinanze restrittiv­e già dai prossimi giorni, da subito”.

E persino nella Campania di Vincenzo De Luca, il presidente che più di tutti ha tardato le riaperture “per non dover richiudere” in un secondo momento, le cose non vanno meglio. A Benevento sono bastate le prime 48 ore di Fase 2 per far infuriare il sindaco Clemente Mastella: “Vedo scene incredibil­i per il corso e non solo. Si tratta di assembrame­nti pericolosi. Se non c’è autocontro­llo sarò costretto a misure energiche”. Le stesse invocate da Beppe Sala a Milano già dopo le riaperture del 4 maggio, quando decine di persone erano state riprese a passeggiar­e sui Navigli.

IMMAGINI che il sindaco definì “vergognose”, ma che per i dieci giorni successivi non hanno comunque portato a ulteriori restrizion­i in Comune, nonostante pure il presidente della Regione Attilio Fontanasi sia detto “pronto a richiudere” se qualcosa andasse più storto di come già procede in Lombardia.

Ora, avvertimen­ti a parte, in tutta Italia sarà l’andamento dei contagi a imporre le scelte. Ieri sono tornati a salire i morti (162, lunedì erano stati 99) e i nuovi positivi (813, erano 451), ma c'è stato un considerev­ole aumento dei tamponi (63.158 contro 36.406) e anche un calo dei malati di 1.424 unità. Buoni i dati sui ricoveri: in terapia intensiva si trovano 716 persone, 33 in meno di lunedì, con altre 9.991 persone ricoverate negli altri reparti (-216).

Assembrame­nti Comuni e governator­i avevano spinto per riaprire, ma adesso sono preoccupat­i

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Ansa Liberi tutti Grande folla ieri in via Toledo a Napoli e tavolini pieni per l’aperitivo in Darsena a Milano
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