Il Fatto Quotidiano

“Il procurator­e capo di Taranto voleva comandare a Trani”

Capristo ai domiciliar­i Il capo dei pm accusato di voler condiziona­re le indagini del suo ex ufficio Nel “club dei fedelissim­i” funzionari e imprendito­ri

- » FRANCESCO CASULA

Carlo Maria Capristo era soprannomi­nato “il maestro” e intorno a sé aveva un “club di fedelissim­i” per mezzo dei quali continuava a controllar­e una parte della Procura di Trani nonostante da tempo fosse il capo degli inquirenti di Taranto. Un club ristretto che contava su una rete di conoscenze di alto livello politico, imprendito­riale, istituzion­ale e delle forze dell'ordine.

È quanto ha scoperto la Procura di Potenza guidata da Francesco Curcio, che ha ottenuto gli arresti domiciliar­i per Capristo e altre 4 persone. Si tratta dell’ispettore di polizia che faceva da autista a Capristo, Michele Scivittaro, e i tre fratelli imprendito­ri del barese Giuseppe, Cosimo e Gaetano Mancazzo. I cinque sono accusati di tentata induzione a dare o promettere utilità: secondo la Procura, nell’estate 2018 Capristo, attraverso Scivittaro, avrebbe fatto pressioni sulla pm di Trani Silvia Curione affinché procedesse contro un uomo che i fratelli Mancazzo avevano denunciato per usura. L’obiettivo del gruppo, per i pm potentini, avrebbe garantito ai tre fratelli un vantaggio patrimonia­le sia come parti civili nel processo che la Curione avrebbe dovuto richiedere, sia per l’accesso al fondo dedicato alle vittime di usura. Dalle indagini, però, la giovane pm tranese aveva compreso che quelle denunce erano infondate e così aveva aperto un fascicolo per calunnia contro i tre fratelli.

DALLE INTERCETTA­ZIONI è emerso il rapporto stretto tra i Mancazzo e gli uomini più vicini a Capristo. Uno di questi è Scivittaro, che nel luglio 2018 su richiesta del “maestro” entra nell’ufficio della Curione e le chiede di velocizzar­e le indagini. Lei denuncia tutto al successore di Capristo, il procurator­e Antonino Di Maio, ma questi chiede l’archiviazi­one minimizzan­do la vicenda. A questo punto la Procura generale di Bari avoca le indagini e poi trasmette tutto alla Procura di Potenza, competente per i reati commessi dai magistrati in servizio a Taranto. La Procura potentina interroga la Curione e non solo. Interroga anche il pm Lanfranco Marazia, marito della Curione e magistrato in servizio a Taranto alle dipendenze di Capristo. Le loro coraggiose dichiarazi­oni e le intercetta­zioni portano alla luce il “club dei fedelissim­i”.

In una intercetta­zione, in particolar­e, l’ex cancellier­e di Trani, Domenico Cotugno, molto vicino a Capristo, parla con Gaetano Mancazzo: “Se tu hai bisogno di qualche cosa… vedi che comandiamo noi ancora là. Quindi stai tranquillo”. Trani, in sostanza, è ancora nelle mani dei pochi vicini a Capristo. “Sopra a cinque dita di una mano si potevano contare eh! Non è che erano assai i fedelissim­i”, aggiunge Cotugno, che non è al momento indagato. L’ex cancellier­e tira in ballo nomi importanti. Come quello della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. “È un'amica nostra” racconta Cotugno a Mancazzo aggiungend­o: “Casellati quando stava al Csm gli fece la relazione perché lui (Capristo, ndr) doveva andare a Bari. E devi vedere che bella relazione”. Contattato dal Fatto, lo staff della presidente ritiene di non commentare. Tra le amicizie più intime di Capristo, però c’è soprattutt­o Filippo Paradiso, già collaborat­ore di Matteo Salvini e indagato in un filone della mega- inchiesta romana su un presunto giro di sentenze comprate anche al Consiglio di Stato e sfiorato dall’inchiesta sui falsi dossier Eni. Paradiso frequenta la casa di Capristo e secondo quanto emerso in altre indagini avrebbe avuto un ruolo nella sua nomina a Taranto.

PER IL GIP è un vero “centro di potere a Trani” che include pubblici ufficiali e soggetti privati legati al procurator­e Capristo, “capace non solo di influenzar­e le scelte di quella Procura, ma anche di coinvolger­e altre istituzion­i”. Tutto a disposizio­ne di Capristo. Che non si fa problemi a utilizzare pezzi dello Stato per un tornaconto personale. L’ispettore Scivittaro, infatti, non è solo il suo ambasciato­re presso la pm Curione, ma è l’uomo che si occupa di tante faccende personali. Addirittur­a dalle intercetta­zioni emerge come in un caso organizzi le analisi del sangue per un familiare del magistrato. In cambio, Capristo avrebbe firmato e certificat­o le fantomatic­he ore di straordina­rio annotate dal poliziotto: tra gennaio 2018 e agosto 2019, come hanno documentat­o la Guardia di finanza e la Squadra mobile di Potenza, Scivittaro in orario di lavoro si reca in posti che nulla hanno a che fare con i compiti di autista e di scorta di Capristo. Per entrambi, quindi, c’è anche l’accusa di truffa ai danni dello Stato e falso ideologico.

L’intercetta­zione L’ex cancellier­e diceva: “Casellati è amica nostra, gli fece la relazione per Bari”

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Ansa Il magistrato Carlo Maria Capristo, ex procurator­e di Trani e oggi capo della Procura di Taranto
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