Il Fatto Quotidiano

Sky e il calcio: divorzio all’italiana dopo 17 anni

- » CARLO TECCE

TGli americani di Comcast, due anni fa, hanno speso quasi 50 miliardi di euro per prendersi tutta Sky Europa dalla famiglia Murdoch e per farne un'azienda attiva nella tv gratuita e a pagamento, ma anche nel settore telefonico. Per tale motivo, Sky Italia dovrà spostare i suoi affari e ridurre il peso dei diritti tv per lo sport e, soprattutt­o, per il calcio italiano

ra circa un anno Sky Italia diventa maggiorenn­e. Fu fondata il 31 luglio 2003. Nei dizionari degli sportivi italiani, Sky sta per calcio in tv. Più clienti paganti in salotto, meno tifosi paganti negli stadi. Le società che consegnano se stesse ai palinsesti. La coppia Sky e Serie A ha attraversa­to quasi vent’anni, unita da una dipendenza soffocante e da una commistion­e di interessi: l’azienda di Rogoredo ha drenato abbonati sguazzando in un mercato con una concorrenz­a allegorica, i padroni del pallone hanno aumentato il fatturato con decine di miliardi di euro senza investire un fiorino o un’idea.

Quest’epoca sta per congedarsi. Ci si deve abituare a un’abitudine che finisce. Sky non ha saldato i 131,6 milioni di euro di maggio per i diritti tv, ultima rata di un campionato sospeso da marzo per pandemia. La Lega di Serie A rivendica quel denaro assieme agli altri 81 milioni di Dazn e Img. La disputa con Sky, però, è capziosa e parziale. Come i politici che per ingannare l’uditorio concionano di riforme istituzion­ali.

Strategia LA LINEA DI COMCAST

QUI LA FACCENDAè più grave e più seria, riferiscon­o varie fonti al Fatto: Sky non ha intenzione – e le risorse autorizzat­e dalla proprietà americana Comcast sono ridotte – di sborsare ancora 789 milioni di euro per la prossima stagione o cifre simili in futuro e permettere al calcio di sopravvive­re. Il calcio, cioè la Lega Calcio, sa che lontano da Sky non sopravvive se non è capace di spendere un’idea, se non proprio un fiorino. In questo momento di tensione e di finzione, tra lettere dei legali, richieste di sconti (la tv ne vuole 120/140 milioni all’anno), probabili contenzios­i in tribunale, bozze di decreti ingiuntivi, la coppia sta discutendo la separazion­e e stabilendo gli alimenti.

Il contratto siglato per il triennio 2018/21 non contempla deroghe: se il calcio ripartirà in giugno, Sky farà il bonifico. Poi toccherà a luglio, anticipo per la prossima stagione. E in autunno sarà già tempo di asta per il 2021/24. Claudio Lotito e colleghi non si rassegnano alla pandemia e pretendono almeno un miliardo a campionato, più gli introiti da ll ’ estero ( Img garantisce 367 milioni). Sky contribuis­ce con 789 milioni, altri 193 li hanno messi quei generosi di Dazn. Comcast potrebbe non avallare un esborso superiore al mezzo miliardo. Allora il canale di Lega, che l’altroieri appariva un insulto a Sky perché non prevede l’esclusiva, domani potrebbe accontenta­re tutti e lasciare il rischio dell’impresa a uno solo: la Lega medesima. La trattativa sullo sconto non è altro che il prologo alla trattativa per i diritti tv per il 2021/2024. Il virus non ha alterato l’equilibrio tra Sky Italia e Serie A, ma ha accelerato un processo che di soppiatto si è innescato due anni fa. Quando gli americani di Comcast hanno strappato il gioiellino Sky Europa a Rupert Murdoch e figli per 33 miliardi di euro e li hanno liquidati con altri 13,5 miliardi.

Comcast ha inondato gli Stati Uniti di telefonia fissa e tv via cavo. Questo era il mestiere agli esordi. La dinastia dei Roberts è nata con la cornetta, poi ha allargato gli affari, persino ai parchi giochi: NBC Universal, Universal Pictures, Dreamworks Animation. I Roberts hanno comprato Sky per la dote di 24 milioni di utenti europei, di cui 5,2 italiani. Volevano esportare un modello, il più classico degli integrati: Internet a casa con la banda larga (anche mobile, in Uk già funziona), una television­e a pagamento in stile Netflix con contenuti pregiati di sport e canali gratuiti come TV8 per ammassare pubblicità. Con un po’di ritardo, il modello sta per debuttare in Italia ( il Fatto ne parlò a ottobre 2018). Da luglio il gruppo proporrà agli italiani l’attivazion­e di Internet a casa. Quanto al nome, scarso apporto di fantasia e ballottagg­io tra “Sky fibra” e “Sky wi-fi.”

PER ARCHIVIARE la vecchia Sky, il comando centrale di Londra, che vigila sull’Europa, da ottobre ha reclutato Maximo Ibarra, un amministra­tore delegato con una rodata esperienza nella telefonia e completame­nte digiuno di editoria e di pallone, tranne per il legame personale con Gabriele Gravina, presidente della Federcalci­o e compagno di sua sorella. Ibarra per lo sport si è affidato al vicepresid­ente Marzio Perrelli, banchiere di successo, assai gradito a Giovanni Malagò del Coni che voleva spedirlo in Lega. L’ex ad Andrea Zappia ha portato Sky Italia a una condizione di egemonia nello sport e di rilevanza politica col tg. Questa avanzata nel deserto dei regolament­i italiani si è arenata in un bilancio con una crescita dei ricavi (3,29 miliardi, più 10%) e un saltello degli abbonati da 4,855 milioni a 5,195, ma soprattutt­o con un’esplosione dei costi e una perdita di 41 milioni dopo 100 di utili.

Ibarra deve sanare il bilancio – ancora non brillante – e curare il travaso di clienti dalla television­e al pacchetto “television­e più Internet”. Il calcio serve a ottenere un travaso ordinato. È una fondamenta­le motivazion­e di acquisto, ma non sarà più l’unica. A Rogoredo ci si chiede che ruolo abbia un telegiorna­le in un’azienda che deve sedurre gli italiani con i giga. Ibarra e la prima linea aziendale sono in quarantena a Roma dal 23 febbraio. La Capitale fu abbandonat­a (resta uno studio in zona Montecitor­io), fra trasferime­nti e licenziame­nti, per issare a Milano, zona Santa Giulia, il polo della tv, tre palazzi da otto piani. Per lo stabile più nuovo si riflette (da Roma) sulla dismission­e. E Ibarra, per assecondar­e le pressanti indicazion­i in arrivo da Londra, valuta i tagli da applicare: riduzioni di organico e di stipendi alle voci accordo integrativ­o e superminim­o, eliminazio­ne dei buoni pasto con un sussidio per il pranzo da spendere in mensa aziendale.

SI SMUSSA ovunque. Sta per interrompe­rsi, per esempio, il rapporto con Almaviva che per 17 anni ha fornito 300 operatori telefonici. Risparmi vistosi e piccini. A migliaia di dipendenti su 3.037 che lavorano da casa, più i collaborat­ori, la piattaform­a interna propone acquisti per allestirsi l’ufficio a domicilio. Sono in vendita sedie ergonomich­e, in promozione grazie alle imperdibil­i convenzion­i, che vanno da 150 a 1.600 euro per un esemplare in stile ad. Ci si può sentire comodi come si è sentito comodo Ibarra quando è capitato a Rogoredo. Venerdì mattina per introdurre i dipendenti nei meandri del “decreto rilancio”, l’azienda ha comunicato l’opportunit­à di una consulenza a 20 euro per comprender­e i segreti del “bonus baby sitter”. Venghino, siori, venghino.

CONTI DA SISTEMARE

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Da luglio Sky lancia la proposta “Tv più Internet”
LaPresse Il nuovo mondo Da luglio Sky lancia la proposta “Tv più Internet”
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