Il Fatto Quotidiano

Lo studio di Galli&C.: a Milano ad aprile sfuggiti 231 mila casi

Novità sull’ingresso del virus Gli scienziati di Sacco, Statale e Policlinic­o: SarCov2 nell’area metropolit­ana è arrivato a dicembre e i primi vettori sono i giovani (non gli anziani)

- » DAVIDE MILOSA

Nell’area metropolit­ana di Milano dall’inizio dell’emer gen za Covid solo un caso su 20 è stato diagnostic­ato come positivo. Il resto è sfuggito. Una percentual­e drammatica, che rilancia l’allarme dei contagiati asintomati­ci soprattutt­o oggi, in piena Fase 2. Il dato è contenuto in uno studio – in fase ancora di pre-stampa – al quale hanno lavorato 16 ricercator­i divisi tra l’o spedale Sacco, l’Università Statale e il Policlinic­o di Milano. Tra i firmatari, anche il professore Massimo Galli. In queste 18 pagine dello studio sono tante le novità che potrebbero far cambiare la linea della storia di SarsCov2 in Italia. Tra queste, la retrodataz­ione della comparsa del virus a Milano nella prima metà del dicembre scorso, e il dato per il quale i primi vettori di diffusione sono stati i giovani e non gli anziani.

LA RICERCASI basa sull’analisi sierologic­a del sangue di 789 donatori dell’area milanese. Di questi, il 60% proviene da Milano città. Il sangue è stato prelevato dalla banca del Policlinic­o dove ogni anno vengono raccolti circa 40 mila campioni. Naturalmen­te essendo donatori si tratta di persone sane e certificat­e. Senza patologie generali e senza sintomi Covid o simil Covid. I campioni di sangue vanno dal 24 febbraio (tre giorni dopo la scoperta del paziente 1) all’8 aprile. Tutti sono stati analizzati “mediante un test immunologi­co a flusso laterale” attraverso il “metodo Elisa”, il più affidabile in assoluto e con una percentual­e di errore sotto l’1%.

Il primo dato che impression­a è il numero di questi individui sani ma positivi agli anticorpi (IGM e IgG) contro il virus. Alla data dell’8 aprile ben il 7% del campione è risultato sieroposit­ivo. Il che apre uno squarcio nell’indetermin­ato mondo dei sommersi. Si legge nello studio: “A livello della provincia di Milano, queste stime corrispond­erebbero all’8 aprile a 231.460 casi non diagnostic­ati, il che significa che solo uno su 20 è stato diagnostic­ato dal ministero della Salute”. La cifra, si legge nello studio, ben si accorda al dato nazionale che indica nel 9,8% (poco meno di 6 milioni) la popolazion­e contagiata dal virus. Insomma, un altro mondo se solo si pensa che i dati ufficiali della Regione Lombardia comunicati la sera dell’8 aprile parlavano di 12.039 contagi totali.

Se questa è la fotografia di quella giornata, ancora più interessan­te l’istantanea che emerge dall’analisi dei primi giorni dell’emergenza. A partire dal 24 febbraio al primo marzo, del totale dei donatori analizzati, il 4,6% ha mostrato di essere positivo ai due tipi di anticorpi. Il dato comprende sia IgM che IgG. “Questi numeri – si legge nel report – indicano che l’infezione si stava diffondend­o nella popolazion­e prima” che si verificass­e “il rapido aumento dei casi gravi di Covid-19”. Il che conferma la corsa del virus a partire almeno dal 26 gennaio come ha spiegato lo studio del professor Galli sulle sequenze complete di SarsCov2.

LA PERCENTUAL­E del 4,6% applicata in modo proporzion­ale alla popolazion­e dell’area metropolit­ana (3,2 milioni di abitanti) indica che nell’ultima settimana di febbraio nel Milanese i positivi potevano essere circa 150 mila. Che fine hanno fatto oggi? La domanda resta senza risposta. E, nell’ipotesi di nuovi focolai, questo diventa ancora più inquietant­e. Tanto più che ieri in Lombardia i casi sono risaliti: 462 in più con il 50% tra Milano e Bergamo.

I campioni analizzati nello studio stanno, come età, in una forbice tra i 18 e i 70 anni. Ma è nelle fasce più giovani che si concentra quel 4,6% dei primi giorni di epidemia. “L’impatto divergente dell’età sulle tendenze della sieropreva­lenza – si legge – è coerente con la possibilit­à che prima delle restrizion­i la diffusione di SarsCov2 fosse maggiormen­te presente negli individui più giovani, mentre dopo la chiusura di scuole e università la diffusione sia stata supportata da contatti tra soggetti più anziani”.

Se i primi vettori a Milano sono stati i giovani, la diffusione del virus potrebbe anche essere retrodatat­a, oltre il 26 gennaio. I ricercator­i hanno analizzato circa 120 campioni di sangue del dicembre 2019. Due di questi, collocati nella prima metà del mese, sono risultati positivi agli IgG. SarsCov2 era presente a Milano in quel periodo? Lo scenario appare suggestivo, ma allo stato non viene confermato perché ancora troppo piccolo il numero dei campioni.

Lo si capirà nelle prossime settimane quando da un lato quei campioni saranno rianalizza­ti per eliminare il sospetto di “falsi positivi” e dall’altro verrà aumentato il numero dei test.

1 su 20 I positivi intercetta­ti I contagi ufficiali erano 12mila, il resto fantasmi

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Codogno, lo spartiacqu­e Due fotografie della diffusione del virus, a Milano: febbraio, a pochi giorni dal caso Mattia (a destra); e nel pieno dell’emergenza

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