Manu perde il fascino e l’Assemblea nazionale
En Marche non ha più la maggioranza assoluta in Parlamento: 17 i dissidenti
Il partito di Emmanuel Macron, La République en marche, ha perso la maggioranza assoluta in Assemblea nazionale che conservava dalle Politiche del 2017: 17 deputati vicini a Macron, tra cui sette “marcheurs” delusi, hanno sbattuto le porte del suo partito, annunciando ieri la formazione del nuovo gruppo parlamentare, il nono, “Ecologia, Democrazia, Solidarietà”. In piena epidemia di Covid-19, questa crisi di partito è un brutto colpo per il presidente francese che, a più della metà del suo mandato, ha già alle spalle una profonda crisi sociale, con le proteste dei Gilet gialli e mesi di scioperi che hanno paralizzato il paese, oltre che una grave crisi degli ospedali pubblici, iniziata molto prima dell'epidemia del Covid. Da ieri LaRem conta 288 seggi in Assemblea, un seggio in meno, dunque, uno solo ma molto simbolico, dei 289 necessari per avere la maggioranza assoluta.
IN TRE ANNI, già diversi deputati sono fuggiti da LaRem stanchi dei metodi e della politica della maggioranza. Come ha fatto notare ieri il quotidiano conservatore Le Figaro, il partito di Macron, che poteva contare nel 2017 su 314 deputati (su 577), ha perso l'8% dei suoi seggi in Assemblea. Il nuovo gruppo è stato presentato ieri in conferenza stampa come “indipendente”, “non un gruppo di opposizione” ma “positivo, di proposte e di innovazione politica”. Ne fanno parte soprattutto figure dell'ala gauche di LaRem e di sensibilità ecologista (il 65% sono donne). Tra loro, Cédric Villani, il mediatico matematico, medaglia Fields 2010, che dopo essersi candidato a sindaco di Parigi con una lista dissidente era stato poi espulso dal partito: “Siamo stati eletti come rappresentanti liberi e non per piegarci agli ordini”, ha detto. Alcuni di loro sono ex fedelissimi di Macron, come Aurélien Taché, prima socialista, poi “marcheur” dal 2016, che critica l'orientamento “troppo a destra” della politica dell'Eliseo. Ci sono poi Matthieu Orphelin, vicino al popolare ex ministro dell'Ecologia di Macron, Nicolas Hulot, che si era dimesso a sorpresa in segno di protesta contro la politica poco “verde” del governo, e Delphine Batho, ex ministra Ps. Per chi resta fedele a Macron i “frondisti” sono dei “traditori”. La portavoce del governo, Sibeth Ndiaye, ha definito la creazione del nuovo gruppo un “controsenso politico”.
Mentre il ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, ha minimizzato la crisi: “La maggioranza non è in pericolo”, ha detto. Di fatto la fronda, che era nell'aria già da diversi giorni, è stata meno importante di quanto ci si aspettasse (si era parlato di un gruppo di 58 deputati) e LaRem, per quanto indebolito dal seggio mancante, può sempre contare sugli alleati centristi del MoDem di François Bayrou. Sul piano dell'opposizione, a destra, i Républicains hanno parlato di “fallimento di un metodo e di un'ideologia”. Per Jean-Luc Mélenchon della France Insoumise, sinistra radicale, quello di ieri è stato l'ennesimo episodio della “baraonda macronista”. Mentre per la leader dell'ultra destra Marine Le Pen è stata l'occasione di chiedere ancora una volta la “dissoluzione dell'Assemblea nazionale”: “In una democrazia perfetta – ha detto la Le Pen -, quando le crisi si susseguono e in più si perde la maggioranza, bisogna tornare agli elettori”. È un momento grave per la Francia di Macron con la peggiore crisi economica dalla Seconda guerra mondiale che si sta preparando e il drammatico bilancio dell'epidemia di Covid-19, con 28.022 morti e un'ecatombe nella case di riposo (10.308).
IL CONSIGLIO DI STATO non fa altro che bacchettare il governo per misure prese contro la pandemia, ma contrarie alla privacy (gli ha vietato l'uso dei droni) o alle libertà individuali, compresa quella di culto (gli ha ordinato di autorizzare le messe). Macron ha perso la fiducia dei francesi, molto scettici sulla gestione della crisi sanitaria con gli scandali sulla carenza di mascherine e di tamponi, le continue contraddizioni all'interno del governo e la polemica per la riapertura delle scuole, l' 11 maggio, per molti troppo frettolosa. Si contano già almeno 63 denunce contro i membri dell'esecutivo, soprattutto contro il premier Edouard Philippe. Una Commissione d'inchiesta parlamentare sarà creata in giugno per fare luce sulla gestione della crisi.
Il nuovo gruppo ‘Ecologia, Democrazia, Solidarietà’ è formato dalla sinistra delusa e da ambientalisti