Il Fatto Quotidiano

La ex Fiat vale un terzo delle domande a Sace, ma alle Pmi mancano 3 miliardi

Compreso il colosso auto, per 18 miliardi: finora 40 milioni a 6 imprese

- » PATRIZIA DE RUBERTIS

La

fame di liquidità degli imprendito­ri è tanta, la soluzione per placarla lunga e impervia. Sono le stesse misure previste dal decreto Liquidità a rappresent­are un ostacolo alla veloce erogazione del denaro. Altro che modello targato Fca (6,3 miliardi) “tutto e subito” che sta per essere replicato con i Benetton (2 miliardi). Da fine aprile migliaia di imprendito­ri sono in attesa dei prestiti garantiti dallo Stato, quindi sicuri per le banche, che non arrivano a causa di una macchina che si è inceppata nel suo stesso sdoppiamen­to: da una parte il Fondo di garanzia per le Pmi gestito dal Mediocredi­to Centrale (che eroga fino a 800mila euro), dall’altro la garanzia statale della Sace (gruppo Cdp) per i miliardari.

Gli effetti dell’una e dell’altra, comunque, faticano a vedersi. Secondo gli ultimi dati diffusi da Sace, le potenziali operazioni di finanziame­nto in fase di istruttori­a da parte delle banche sono 250 per un valore di 18,5 miliardi di euro (il che significa che i 5 miliardi di garanzia Fca sarebbero un terzo del totale). Dalla potenza all’atto, per così dire, ce ne passa: si tratta di un credito complesso che ha bisogno di tempo per trasformar­si in liquidità. Serve l’ istruttori­a della banca(l’ autocertif­icazione antimafia, l’ ultimo bilancio, la situazione patrimonia­le, economica e finanziari­a aggiornata con le esposizion­i già in esse ree i debiti scaduti da oltre 90 giorni eccetera eccetera), l’iter si concretizz­a in una delibera da parte del cda dell’istituto e la palla passa a Sace che può emettere la garanzia. Snodo che fino a oggi ha visto concedere solo 6 prestiti per la miseria di 40 milioni.

ANCHE L'ALTRO CANALE, quello dei piccoli prestiti fino a 25 mila euro, resta un muro di gomma. Il sistema bancario l’ha rallentato prima con la richiesta di documenti non necessari, poi con l’obbligo di estinguere subito i fidi già aperti, ora con altre lungaggini. “Anche se il Fondo di garanzia ha avuto una reazione immediata, alcuni istituti caricano più operazioni, altre meno”, ha ammesso Laura Aria, dg per gli incentivi alle imprese del ministero dello Sviluppo davanti alla “Commission­e banche”. Così, al 18 maggio, il contatore sul sito del Fondo di garanzia segna 237.896 finanziame­nti richiesti per operazioni fino a 25 mila euro, per un importo pari a quasi 5 miliardi di euro, che arriva a 12,2 miliardi solo aggiungend­o 30 mila domande di prestiti fino a 800mila euro.

L’Abi (cioè le banche) parla di “significat­iva accelerazi­one”, i numeri dimostrano che i paletti restano e che gli istituti continuano a valutare il merito creditizio, cioè non vanno a vedere la situazione attuale, ma quella prima del Covid. “Di fronte a segnalazio­ni che stringono un po’il cuore, noi ci premuniamo subito di chiamare la banca per capire che è successo, se è il comportame­nto singolo di un direttore o sistematic­o della filiale che non vuole erogare i 25 mila euro”, ha spiegato il ministero.

Al Mise sono preoccupat­i anche dei mancati rimborsi: “Il rischio che il credito non venga poi ri pagato potrebbe riguardare un imprendito­re su tre”. Per questo il Fondo di garanzia accantona il 30% di quanto erogato e ha chiesto maggiori risorse fino a 3-4 miliardi di euro per soddisfare il flusso di domande arrivate e in arrivo. La metà della garanzia in arrivo per Fca.

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Ansa La richiesta di un prestito

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