La ex Fiat vale un terzo delle domande a Sace, ma alle Pmi mancano 3 miliardi
Compreso il colosso auto, per 18 miliardi: finora 40 milioni a 6 imprese
La
fame di liquidità degli imprenditori è tanta, la soluzione per placarla lunga e impervia. Sono le stesse misure previste dal decreto Liquidità a rappresentare un ostacolo alla veloce erogazione del denaro. Altro che modello targato Fca (6,3 miliardi) “tutto e subito” che sta per essere replicato con i Benetton (2 miliardi). Da fine aprile migliaia di imprenditori sono in attesa dei prestiti garantiti dallo Stato, quindi sicuri per le banche, che non arrivano a causa di una macchina che si è inceppata nel suo stesso sdoppiamento: da una parte il Fondo di garanzia per le Pmi gestito dal Mediocredito Centrale (che eroga fino a 800mila euro), dall’altro la garanzia statale della Sace (gruppo Cdp) per i miliardari.
Gli effetti dell’una e dell’altra, comunque, faticano a vedersi. Secondo gli ultimi dati diffusi da Sace, le potenziali operazioni di finanziamento in fase di istruttoria da parte delle banche sono 250 per un valore di 18,5 miliardi di euro (il che significa che i 5 miliardi di garanzia Fca sarebbero un terzo del totale). Dalla potenza all’atto, per così dire, ce ne passa: si tratta di un credito complesso che ha bisogno di tempo per trasformarsi in liquidità. Serve l’ istruttoria della banca(l’ autocertificazione antimafia, l’ ultimo bilancio, la situazione patrimoniale, economica e finanziaria aggiornata con le esposizioni già in esse ree i debiti scaduti da oltre 90 giorni eccetera eccetera), l’iter si concretizza in una delibera da parte del cda dell’istituto e la palla passa a Sace che può emettere la garanzia. Snodo che fino a oggi ha visto concedere solo 6 prestiti per la miseria di 40 milioni.
ANCHE L'ALTRO CANALE, quello dei piccoli prestiti fino a 25 mila euro, resta un muro di gomma. Il sistema bancario l’ha rallentato prima con la richiesta di documenti non necessari, poi con l’obbligo di estinguere subito i fidi già aperti, ora con altre lungaggini. “Anche se il Fondo di garanzia ha avuto una reazione immediata, alcuni istituti caricano più operazioni, altre meno”, ha ammesso Laura Aria, dg per gli incentivi alle imprese del ministero dello Sviluppo davanti alla “Commissione banche”. Così, al 18 maggio, il contatore sul sito del Fondo di garanzia segna 237.896 finanziamenti richiesti per operazioni fino a 25 mila euro, per un importo pari a quasi 5 miliardi di euro, che arriva a 12,2 miliardi solo aggiungendo 30 mila domande di prestiti fino a 800mila euro.
L’Abi (cioè le banche) parla di “significativa accelerazione”, i numeri dimostrano che i paletti restano e che gli istituti continuano a valutare il merito creditizio, cioè non vanno a vedere la situazione attuale, ma quella prima del Covid. “Di fronte a segnalazioni che stringono un po’il cuore, noi ci premuniamo subito di chiamare la banca per capire che è successo, se è il comportamento singolo di un direttore o sistematico della filiale che non vuole erogare i 25 mila euro”, ha spiegato il ministero.
Al Mise sono preoccupati anche dei mancati rimborsi: “Il rischio che il credito non venga poi ri pagato potrebbe riguardare un imprenditore su tre”. Per questo il Fondo di garanzia accantona il 30% di quanto erogato e ha chiesto maggiori risorse fino a 3-4 miliardi di euro per soddisfare il flusso di domande arrivate e in arrivo. La metà della garanzia in arrivo per Fca.