Il Fatto Quotidiano

Il grande spettacolo dei presidenti: santi o mitomani?

- » SILVIA TRUZZI

Come i nostri lettori sanno, ci stiamo appassiona­ndo alla saga dei Presidenti di Regione, a cui da lunedì è passata la palla dell’interrutto­re chiusure/aperture. Ieri, intervenen­do su Sky, Attilio Fontana è tornato sull’affaire Ospedale in Fiera (chiuso perché non ci sono ricoverati). “L’ospedale sarà sempre allestito e sarà uno dei presidi più importanti. È talmente importante che nonostante le strumental­i polemiche che si sono fatte è stato preso ad esempio da tante altre Regioni e anche da una nazione importante come la Germania che a Berlino ha realizzato una cosa assolutame­nte identica alla nostra. Se si vuole fare polemica, si può fare polemica su tutto”. Per carità, noi non vogliamo fare polemica: vorremmo solo sapere perché non risponde alle domande e alle critiche di un altro Luciano (Gattinoni, uno dei maggiori esperti mondiali di terapia intensiva e rianimazio­ne, guest professor a Gottinga, in Germania, e professore emerito alla Statale di Milano).

Al Fatto( un mese fa!) il professore disse tra le altre cose che una terapia intensiva deve essere interna all’os pedale “perché ti può servire un cardiologo, il laboratori­o, qualunque cosa”… . E dunque l’ospedale in Fiera è “un’operazione politica” che “fa ridere i polli”. Però resterà lì in attesa di una eventuale seconda ondata in autunno, e avrà le stesse criticità della primavera. Ma va bene: chi siamo noi per dire che si potevano potenziare i presidi negli ospedali già esistenti?

A PROPOSITO di Fiera delle vanità, attraversa­ndo il Paese (virtualmen­te, fino al 3 giugno) arriviamo al paradiso del cittadino italiano: la Campania. Regione dotata di innumerevo­li meraviglie, tra cui uno showman che in queste settimane ha perfeziona­to un format televisivo (che ha come unico protagonis­ta lui medesimo e le mirabolant­i prestazion­i della sua macchina amministra­tiva). Nel suo live quotidiano ci delizia con affermazio­ni perentorie, incontrove­rtibili, imperative come un comandamen­to o come l’ordine di uno sceriffo. Attenzione: “Lo Stato italiano dovrebbe vergognars­i per i fondi per la sanità che manda alla Campania. Siamo la Regione più colpita. C’è un blocco nordista che prevale. Anche durante l’epidemia siamo la Regione che ha ricevuto meno tamponi di tutta Italia. Un tampone ogni 50. Al Veneto ogni 16, quattro volte di più. Piemonte uno ogni 19, Lombardia uno ogni 22”. Morale: “Abbiamo fatto un miracolo. Abbiamo dimostrato di essere la regione più efficiente d’Italia perché abbiamo il numero più basso di decessi”. Naturalmen­te non contestere­mo la matematica del Santo Vincenzo (che fa miracoli), ci limiteremo a dire che la Campania ha avuto pochissimi morti (400 circa, contro i 15 mila della Lombardia) perché non ha praticamen­te avuto focolai. L’ultima trouvaille di De Luca è stata non firmare il protocollo (unica Regione a non aderire) con la Stato per la riapertura e differire il tutto di ben tre (fondamenta­li) giorni. Che lo sceriffo di Salerno strepitass­e per avere ventilator­i polmonari quando a Bergamo le persone morivano come mosche si poteva forse ascrivere alla cautela, comprensib­ile in quel momento. Ora però è tutto chiaro: De Luca si gioca la ricandidat­ura a suon di battute televisive (si vota in autunno) con estrema disinvoltu­ra. Basterà? Più che della realpoliti­k e della Fiera delle vanità avremmo bisogno di amministra­tori locali capaci di gestire i loro territori con saggezza, in grado di rinunciare alle luci della ribalta più che rivendicar­e il ruolo di “governator­e” di inesistent­i Stati federali.

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