E ora la pay-tv lascia a casa 300 addetti al call center
17 anni scade il contratto con Almaviva e non sarà rinnovato: “Lo faremo all’interno”
Essenziali durante tutto il periodo di lockdown, ma ora costretti a una battaglia per mantenere il posto di lavoro. La parabola di oltre 300 addetti impegnati nei call center di Sky – circa 250 a Palermo e 50 a Milano - è già tornata in discesa. Il colosso della televisione a pagamento ha deciso di chiudere il rapporto con Almaviva, società che dal 2003 ha in mano l’appalto del servizio clienti. Dopo 17 anni, la commessa scadrà e - spiegano da Sky - “non seguirà alcun subentro nell’app al to ”: si punterà su un nuovo modello per il quale, a dicembre 2019, è stato riformato il personale interno della sede di Cagliari.
OGGI È PREVISTO un incontro al ministero del Lavoro. Sky sarà presente. La comunicazione sull’intenzione di far finire il rapporto con Almaviva è arrivata ai sindacati il 30 aprile. Nessun chiarimento, insomma, sulle azioni per salvare 300 posti. Tanto è bastato a far piombare nell’ansia i lavoratori che ora rischiano di essere spediti a casa a partire dal primo di luglio. Questa volta non per continuare a rispondere alle telefonate in “smart working”, come l’emergenza coronavirus sta imponendo, ma con in mano una lettera di licenziamento.
Da settimane il collettivo Almaworkers di Milano è in allarme. Nei giorni scorsi c’è già stato un incontro tra Sky e i sindacati della comunicazione di Cgil, Cisl e Uil. In quell’occasione l’impresa ha assunto un generico impegno di mantenere lavoro a Palermo e Milano, ma non “ha riconosciuto l’applicazione della clausola sociale”, ha spiegato Riccardo Saccone della Slc Cgil. Cioè non sarà assicurato quel meccanismo che, nei cambi d’appalto, prevede il trasferimento automatico di tutti i lavoratori, con le stesse condizioni e gli stessi diritti acquisiti con il precedente contratto. Ecco perché le sigle hanno risposto con un duro comunicato: “Non è ammissibile recedere dal rapporto commerciale con Almaviva senza rispettare le leggi”, hanno scritto.
In pratica, dietro questa manovra di Sky c’è l'intenzione di tagliare. E farlo evitando di andare ancora una volta ad agire sugli organici interni.
IL MOMENTO è delicato: tra marzo e maggio, con tutto quello che ha comportato il “confinamento” casalingo, i call center della pay tv sono stati completamente operativi. Con il campionato fermo, alcuni clienti hanno disdetto il pacchetto calcio, altri hanno attivato il cinema. Insomma, il “customer care” svolto dagli addetti in cuffia ha avuto una grande utilità in una fase che ha cambiato, in un senso o nell’altro, le abitudini degli italiani. I prossimi mesi porteranno incertezza. Da un lato, l’eventuale ripresa della Serie A con gli stadi chiusi potrebbe fruttare abbonamenti, dall’altro la crisi in arrivo potrebbe frenarli.
Il Fatto Quotidiano ha chiesto a Sky di spiegare quanti posti di lavoro potranno essere mantenuti e da chi. L’emittente non ha risposto, limitandosi a dichiarare che “i servizi oggetto di appalto con Almaviva non saranno in alcun modo delocalizzati da Sky all’estero (ipotesi circolata in questi giorni, nda), né in Europa né in territori extra-Ue” e aggiungendo che “il 30 giugno è il termine di scadenza naturale del contratto, non ci troviamo di fronte ad alcun recesso o conclusione anticipata”.