Il risiko di Palamara e le cene dei togati per fare le nomine
L’altro fascicolo Nell’inchiesta di Perugia anche la scelta del nuovo capo di Trani
Anche la nomina dell’ex procuratore di Trani, Antonino Di Maio, ebbe il sostegno di Luca Palamara e di Unicost. E se per la Procura di Roma Palamara puntava alla “discontinuità” con il procuratore uscente, Giuseppe Pignatone, per quella di Trani Di Maio rappresentava la perfetta continuità con il suo predecessore, Carlo Maria Capristo, il quale era persino disposto “a guidarlo” nei primi passi a Trani come hanno svelato Lanfranco Marazia e Silvia Curione, due pm sentiti dalla Procura di Potenza come testimoni. Entrambi ora a Bari, erano stati il primo a Taranto e la seconda a Trani, sempre sotto la guida di Capristo.
E DI MAIOè indagato a Potenza per abuso d’ufficio e favoreggiamento personale. Delle nomine di Di Maio e Capristo s’è occupata anche la Procura di Perugia, mentre indagava su Palamara per corruzione. Va precisato che, alla fine dell'inchiesta, pur mantenendo l'accusa di corruzione, i pm perugini non hanno contestato a Palamara atti contrarii ai doveri d'ufficio: né da pm, né da componente del Csm. Sulle nomine di Capristo e Di Maio, sentito come persona informata sui fatti, l’ex vice presidente del Csm Giovanni Legnini riferisce alla Procura perugina: “Tutta la componente di Unicost era molto schierata su Capristo”. Ma precisa: “Non ho ricordi su attività sollecitatoria di Palamara”. “La nomina per cui vi fu un particolare impegno da parte di Palamara – prosegue Legnini – fu per il posto di procuratore di Trani: Palamara sostenne fortemente la nomina di Di Maio”. E nell’aprile 2017 la nomina di Di Maio a Trani va in porto. Il suo concorrente, Renato Nitti, all’epoca procuratore aggiunto a Bari, fa ricorso: il Consiglio di Stato nell’ottobre 2018 gli dà ragione. Gli atti tornano al Csm. Nel febbraio 2019 Unicost e Magistratura Indipendente non mollano e, nonostante il Consiglio di Stato, il Csm stabilisce che Di Maio resta al suo posto.
Due mesi dopo, il 2 aprile 2019, Di Maio ha un appuntamento a cena proprio con i due maggiori esponenti di Unicost e Mi: Palamara e il parlamentare Pd Cosimo Ferri al ristorante Mamma Angelina di Roma. Con loro, nel programma di Palamara, anche il neoquestore di Roma Carmine Esposito e il procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio. “Quindi” dice Palamara al ristoratore romano “il primo locale di Roma, Mamma Angelina, per il questore eh”. “Va bene mio caro sarai servito”, gli risponde il proprietario del ristorante. E Palamara aggiunge: “Solito riservato, io, lui, Fuzio e il procuratore di Trani”. Alle 18 Palamara estende l’invito anche a Ferri: “Senti ma stasera a che ora finisci te?”, gli chiede. Poi continua: “Stiamo col questore, Riccardo e pure Nino se passavi un attimo...”. Nitti ha continuato la sua battaglia e quest’anno è diventato procuratore di Trani. E per Di Maio è stata una fortuna perché gli ha evitato il divieto di dimora: con l’abbandono del ruolo, infatti, sono venute meno le esigenze cautelari indicate dai pm.
Anche la nomina di Capristo alla Procura generale di Bari fu fortemente caldeggiata da Unicost ma sfumò per un solo voto. Dagli atti di Perugia, però, emerge anche l’interessamento per un’altra Procura: quella di Matera. E nulla c’entrano Palamara e Unicost. L’interessamento, vero o millantato che sia, riguarda un funzionario del ministero dell’Interno, Filippo Paradiso, ritenuto vicino, secondo plurime testimonianze, sia a Matteo Salvini, sia all’attuale capo di gabinetto del Viminale, Matteo Piantedosi.
A PARLARE DI LUI, dinanzi al procuratore di Potenza Francesco Curcio, sono i due pm di Trani Curione e Marazia, che lo incontrano proprio a casa di Capristo: “Disse che Paradiso era un suo amico – racconta Curione – e quest’ultimo ci disse, parlando in generale della Procura di Taranto, che l’allora facente funzioni Pietro Argentino aveva ottime probabilità di diventare procuratore capo a Matera. Sul momento – conclude Curione – rimasi sorpresa della conoscenza di dinamiche della magistratura da parte di un dipendente di altro ministero”. Nulla rispetto alla sorpresa del pm Marazia: “Paradiso spinto da Capristo, che aveva evidenziato come (…) Argentino era rimasto amareggiato, perché non aveva avuto alcun voto in commissione per diventare procuratore di Taranto, disse che avrebbero profuso il massimo impegno per far diventare Argentino procuratore a Matera. Parlava al plurale, come se lui e altri si sarebbero potuti impegnare in favore di Argentino. Nell’estate 2017” a un funerale “era presente Paradiso. Mi disse con aria soddisfatta che era stato durissimo ma che ce l’avevano fatta a fare diventare Argentino procuratore di Matera tanto che di lì a poco si sarebbe insediato”. Sentito dal Fatto, Paradiso smentisce la ricostruzione.
La nomina per cui vi fu un particolare impegno da parte di Palamara fu per la Procura di Trani: sostenne fortemente Di Maio GIOVANNI
LEGNINI