IL DISASTRO TRUMP E I VENTILATORI: LIBERISMO FEROCE
Pandemia e affari Un brano tratto dall’ultimo libro del filosofo e attivista: “Per il mondo post Covid, ripartire dal disastro che questa società ci ha lasciato”
La portata di quest’epidemia è sorprendente, anzi scioccante, ma non la sua manifestazione. Né il fatto che gli Stati Uniti siano il Paese che ha risposto peggio alla crisi.
La portata di quest’epidemia è sorprendente, anzi scioccante, ma non la sua manifestazione. Né il fatto che gli Stati Uniti siano il Paese che ha risposto peggio alla crisi. Da anni gli scienziati lanciavano l’allarme su una possibile pandemia, e con particolare insistenza dall’epidemia di Sars del 2003. (...) Quello sarebbe stato il momento giusto per (...) intraprendere delle iniziative per rafforzare difese e metodi di trattamento sanitario in vista della probabile insorgenza di un virus di quel tipo. Ma la conoscenza scientifica non basta. Ci vuole qualcuno che prenda in mano la situazione e agisca.
Tale opzione è bandita dal patologico ordinamento socioeconomico contemporaneo. I segnali del mercato erano chiari: non c’è profitto nel prevenire una catastrofe futura. Il governo sarebbe potuto intervenire, ma la dottrina dominante lo vieta: “Il governo è il problema” ci disse all’epoca Reagan con il suo sorriso smagliante. Il che significa che il processo decisionale deve essere trasferito senza riserve al mondo degli affari, dedito al profitto privato e svincolato dall’influenza di coloro che potrebbero essere interessati al bene comune.
Gli anni successivi hanno iniettato una dose di ferocia neoliberista nell’incontrollato ordine capitalista e nella distorta forma di mercato che da esso scaturisce. La gravità della patologia neoliberista è testimoniata dalla carenza di ventilatori, uno dei fallimenti più drammatici e perniciosi e che è tra i maggiori ostacoli alla gestione della pandemia.
Avendo previsto questo problema, anni fa il Dipartimento della salute e dei servizi umani affidò a una piccola azienda la produzione di ventilatori poco costosi e facili da usare. Ma a quel punto è intervenuta la logica capitalista. L’azienda fu acquistata da una grossa multinazionale, la Covidien, che mise da parte il progetto. Nel 2014, senza aver consegnato nessun ventilatore al governo, i capi della Covidien fecero sapere all’agenzia federale incaricata della ricerca biomedica di voler rescindere il contratto. I dirigenti si giustificarono dicendo che non era sufficientemente redditizio per la società. Senza dubbio è vero. (…)
Nel neoliberismo il processo decisionale è trasferito al mondo degli affari, dedito al profitto e svincolato dal bene comune
TRUMP negli anni della sua presidenza ha sempre reagito alla maniera che ormai conosciamo: definanziando e demolendo i settori più rilevanti del governo e seguendo alla lettera le istruzioni dei suoi padroni aziendali per eliminare le norme che regolamentano i profitti ma salvano vite umane; e intanto mettendosi alla testa della folle corsa verso l’abisso della catastrofe ambientale, sicuramente il suo crimine maggiore. (…) All’inizio di gennaio c’erano pochi dubbi su ciò che stava accadendo. Il 31 dicembre, la Cina ha informato l’Organizzazione mondiale della sanità del propagarsi di sintomi simili alla polmonite con eziologia sconosciuta; il 7 gennaio ha fatto sapere all’Oms che i suoi scienziati ne avevano identificato la fonte in un ceppo del coronavirus e sequenziato il genoma, e ha poi messo a disposizione del mondo scientifico queste informazioni. A gennaio e a febbraio, l’intelligence statunitense ha cercato in tutti i modi di comunicare con Trump, ma invano. (…) Trump non se n’è rimasto in silenzio, in ogni caso. Ha rilasciato un fiume di dic hi ar a zi on i f id uc io se per informare i cittadini che era solo un banale raffreddore; che lui aveva tutto sotto controllo; che la sua gestione della crisi è da dieci e lode; che la situazione è grave ma che lui sapeva prima di chiunque altro che si trattava di una pandemia; e tutto il triste spettacolo che ne è seguito. (…) A coronamento di questa condotta sconcertante, il 10 febbraio, quando il virus già imperversava nel Paese, la Casa Bianca ha reso nota la sua proposta di bilancio annuale, che estende ulteriormente i drastici tagli in tutti i principali settori del governo legati alla salute (in realtà in quasi ogni comparto che sia al servizio della popolazione) e che contestualmente incrementa i finanziamenti alle cose davvero importanti: il settore militare e il muro tra Stati Uniti e Messico.
UNO DEGLI EFFETTI di questa politica dei tagli è che i test sono arrivati in ritardo e in numero sorprendentemente limitato, ben al di sotto degli altri paesi, rendendo impossibile l’attuazione delle strategie con tamponi e tracciamento che hanno contenuto l’epidemia nelle società funzionanti. Persino ai migliori ospedali mancano le attrezzature di base. (…)
Sarebbe facile dare la colpa a Trump per la disastrosa risposta alla crisi. Ma se vogliamo evitare future catastrofi, dobbiamo allargare lo sguardo. (…) Chi vuole ricostruire una società vivibile a partire dal disastro che questa crisi lascerà dietro di sé, farebbe bene ad ascoltare l’appello di Vijay Prashad: “Non torneremo alla normalità, perché la normalità era il problema”.