Il Fatto Quotidiano

Mappa dei contagi sparita

LOMBARDIA, I CONTI NON TORNANO

- » DAVIDE MILOSA

Mappa sì, mappa no. Dove sta la mappa? Sembra il gioco delle tre carte quello che da giorni si osserva sul sito dell’Ats di Milano. Se fino all’ 11 maggio si poteva consultare il grafico dei contagi nella città di Milano con i dati aggregati tra casi confermati e casi sintomatic­i, da due giorni tutto questo non si vede più. Compare solo la mappa con i dati confermati, cioè quelli che quotidiana­mente il bureaudell’assessorat­o regionale al Welfare decide di comunicare. Perché questo cambiament­o? Forse quella prima mappa, oggi divenuta fantasma, mostrava una realtà della città ben più drammatica rispetto a quella messa online ieri? Il dubbio viene e diventa pressoché una certezza raffrontan­do i dati. I casi vengono incasellat­i seguendo i vari codici di avviamento postale. Dopodiché si utilizza una scala che va da meno di quattro casi su mille abitanti fino a più di dieci casi sempre per mille abitanti. Varia anche il colore, si passa da un giallo sbiadito a un rosso intenso.

EBBENE LA MAPPAscomp­arsa che fotografa la situazione della città all’11 maggio mostra solo due colori: il rosso intenso e l’arancio scuro, ovvero concentraz­ioni molto alte con una media di 10 casi su mille abitanti, e cioè l’1%. Questa percentual­e calcolata sull’intera popolazion­e di Milano mostra una diffusione del virus decisament­e superiore con un totale di 14mila contagi, rispetto ai 9.452 comunicati ieri. La mappa ufficiale, al contrario mostra colori più sbiaditi e una concentraz­ione più bassa. Attenzione, poi. Queste cifre riguardano comunque il mondo dei sintomatic­i, dimentican­do, e non potrebbe essere altrimenti, il sommerso degli asintomati­ci. Qui il calcolo probabile viene supportato dallo studio su 789 donatori di sangue pubblicato ieri dal Fatto. Secondo questo report del Policlinic­o e dell’ospedale Sacco di Milano all’8 aprile il 7% ha mostrato di essere positivo agli anticorpi IgG, il che fa ipotizzare a quella data 231mila casi nella sola provincia di Milano. Il dato applicato ai quasi 1,4 milioni di abitanti del capoluogo porta a ipotizzare la presenza oggi in città di circa 99mila asintomati­ci. Una cifra che si avvicina al dato nazionale, spiegato nello studio, di un 9,8% della popolazion­e italiana infettata da SarsCov2. Percentual­e che, calcolata sugli abitanti di Milano, porta l’asticella a 137.200 casi.

INSOMMA, OGGIi dati ufficiali sembrano non raccontare tutto. E non è un bene, con la Fase due ormai a pieno regime. Da giorni gli esperti predicano il dogma del tracciamen­to dei contatti. I tamponi però non crescono. Ieri sono stati 11.508 per 294 casi positivi in tutta la Lombardia. Di questi otto, sì solo otto, a Milano città. Chi saranno? Mistero. Se così fosse bisognereb­be festeggiar­e. Così non è. A partire dal fatto che i dati sono oscillanti da un giorno all’altro. Molto dipende dai tamponi: più se ne fanno più casi emergono. Certo non in modo esponenzia­le come a marzo. E del resto il valore di R con t (il tasso di riproduzio­ne del virus tenendo conto delle misure di distanziam­ento), da giorni varia da 0,9 a 0,75. Bene, ma non benissimo. Anche qui il dato non è chiaro. E il motivo è sempre lo stesso: il tracciamen­to dei contatti.

I TEST SIEROLOGIC­I dovevano essere la soluzione, ma a oltre tre settimane dal loro inizio sono drammatica­mente pochi. I test regionali, quelli che utilizzano il metodo della società Diasorin, sono partiti il 24 aprile. Al 6 maggio il totale superava appena i 30mila test. Due settimane dopo e cioè ieri, il numero complessiv­o era di 89.221 con 16.318 positivi agli anticorpi ( IgG e IgM). Insomma, nemmeno il minimo sindacale. Tanto più che i positivi agli anticorpi sfuggono alle statistich­e dei tamponi. Saranno stati sottoposti al test molecolare? Che categorie socio-economiche rappresent­ano? Non si sa. Il consiglier­e regionale del Pd, Samuele Astuti, lo dice da giorni: “I dati sono pochi e confusi”. Eppure ci sono, ma non è facile scovarli. E quando si trovano non confortano. Ad esempio la distribuzi­one provincial­e dei tamponi ci dice che dall’inizio dell’epidemia nell’area metropolit­ana di Milano ne sono stati effettuati 142.194, il che significa che la Regione Lombardia in tre mesi di contagio ha testato appena 1.500 persone al giorno su 3,2 milioni di abitanti. I dati poi sono aggregati. Non tutti i tamponi contabiliz­zati risultano “diagnostic­i”, ovvero fatti per la prima volta su una persona. Circa il 50% riguarda persone già testate, anche fino a sette volte. Va da sé che la fotografia difficilme­nte può corrispond­ere alla realtà di un contagio che è certamente più ampio perché iniziato ben prima del 20 febbraio.

Illusioni lombarde

In città ieri solo otto nuovi positivi, ma i dati ufficiali sono viziati dai pochi tamponi

 ?? Ansa ?? Nuova normalità La pausa pranzo in un ufficio a Milano
Ansa Nuova normalità La pausa pranzo in un ufficio a Milano
 ??  ??
 ??  ?? Fase 2
Il governator­e Fontana e gente in strada a Milano. Sotto, la prima del “Fatto” di ieri in edicola
Fase 2 Il governator­e Fontana e gente in strada a Milano. Sotto, la prima del “Fatto” di ieri in edicola

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy