Mappa dei contagi sparita
LOMBARDIA, I CONTI NON TORNANO
Mappa sì, mappa no. Dove sta la mappa? Sembra il gioco delle tre carte quello che da giorni si osserva sul sito dell’Ats di Milano. Se fino all’ 11 maggio si poteva consultare il grafico dei contagi nella città di Milano con i dati aggregati tra casi confermati e casi sintomatici, da due giorni tutto questo non si vede più. Compare solo la mappa con i dati confermati, cioè quelli che quotidianamente il bureaudell’assessorato regionale al Welfare decide di comunicare. Perché questo cambiamento? Forse quella prima mappa, oggi divenuta fantasma, mostrava una realtà della città ben più drammatica rispetto a quella messa online ieri? Il dubbio viene e diventa pressoché una certezza raffrontando i dati. I casi vengono incasellati seguendo i vari codici di avviamento postale. Dopodiché si utilizza una scala che va da meno di quattro casi su mille abitanti fino a più di dieci casi sempre per mille abitanti. Varia anche il colore, si passa da un giallo sbiadito a un rosso intenso.
EBBENE LA MAPPAscomparsa che fotografa la situazione della città all’11 maggio mostra solo due colori: il rosso intenso e l’arancio scuro, ovvero concentrazioni molto alte con una media di 10 casi su mille abitanti, e cioè l’1%. Questa percentuale calcolata sull’intera popolazione di Milano mostra una diffusione del virus decisamente superiore con un totale di 14mila contagi, rispetto ai 9.452 comunicati ieri. La mappa ufficiale, al contrario mostra colori più sbiaditi e una concentrazione più bassa. Attenzione, poi. Queste cifre riguardano comunque il mondo dei sintomatici, dimenticando, e non potrebbe essere altrimenti, il sommerso degli asintomatici. Qui il calcolo probabile viene supportato dallo studio su 789 donatori di sangue pubblicato ieri dal Fatto. Secondo questo report del Policlinico e dell’ospedale Sacco di Milano all’8 aprile il 7% ha mostrato di essere positivo agli anticorpi IgG, il che fa ipotizzare a quella data 231mila casi nella sola provincia di Milano. Il dato applicato ai quasi 1,4 milioni di abitanti del capoluogo porta a ipotizzare la presenza oggi in città di circa 99mila asintomatici. Una cifra che si avvicina al dato nazionale, spiegato nello studio, di un 9,8% della popolazione italiana infettata da SarsCov2. Percentuale che, calcolata sugli abitanti di Milano, porta l’asticella a 137.200 casi.
INSOMMA, OGGIi dati ufficiali sembrano non raccontare tutto. E non è un bene, con la Fase due ormai a pieno regime. Da giorni gli esperti predicano il dogma del tracciamento dei contatti. I tamponi però non crescono. Ieri sono stati 11.508 per 294 casi positivi in tutta la Lombardia. Di questi otto, sì solo otto, a Milano città. Chi saranno? Mistero. Se così fosse bisognerebbe festeggiare. Così non è. A partire dal fatto che i dati sono oscillanti da un giorno all’altro. Molto dipende dai tamponi: più se ne fanno più casi emergono. Certo non in modo esponenziale come a marzo. E del resto il valore di R con t (il tasso di riproduzione del virus tenendo conto delle misure di distanziamento), da giorni varia da 0,9 a 0,75. Bene, ma non benissimo. Anche qui il dato non è chiaro. E il motivo è sempre lo stesso: il tracciamento dei contatti.
I TEST SIEROLOGICI dovevano essere la soluzione, ma a oltre tre settimane dal loro inizio sono drammaticamente pochi. I test regionali, quelli che utilizzano il metodo della società Diasorin, sono partiti il 24 aprile. Al 6 maggio il totale superava appena i 30mila test. Due settimane dopo e cioè ieri, il numero complessivo era di 89.221 con 16.318 positivi agli anticorpi ( IgG e IgM). Insomma, nemmeno il minimo sindacale. Tanto più che i positivi agli anticorpi sfuggono alle statistiche dei tamponi. Saranno stati sottoposti al test molecolare? Che categorie socio-economiche rappresentano? Non si sa. Il consigliere regionale del Pd, Samuele Astuti, lo dice da giorni: “I dati sono pochi e confusi”. Eppure ci sono, ma non è facile scovarli. E quando si trovano non confortano. Ad esempio la distribuzione provinciale dei tamponi ci dice che dall’inizio dell’epidemia nell’area metropolitana di Milano ne sono stati effettuati 142.194, il che significa che la Regione Lombardia in tre mesi di contagio ha testato appena 1.500 persone al giorno su 3,2 milioni di abitanti. I dati poi sono aggregati. Non tutti i tamponi contabilizzati risultano “diagnostici”, ovvero fatti per la prima volta su una persona. Circa il 50% riguarda persone già testate, anche fino a sette volte. Va da sé che la fotografia difficilmente può corrispondere alla realtà di un contagio che è certamente più ampio perché iniziato ben prima del 20 febbraio.
Illusioni lombarde
In città ieri solo otto nuovi positivi, ma i dati ufficiali sono viziati dai pochi tamponi