Il Fatto Quotidiano

“Così Lotti, Unicost e MI volevano comandare il Csm”

David Ermini Il vicepresid­ente ricostruis­ce le manovre, respinte: “Puntavano ad avere una maggioranz­a fissa”

- » ANTONIO MASSARI

Le prime nomine di peso, nel Csm a guida David Ermini sarebbero state quelle per le Procure di Roma e Torino. E su quella di Roma, nella primavera del 2019, si consuma lo strappo con il suo sponsor politico, Luca Lotti, gran cerimonier­e della cena a casa di Giuseppe Fanfani, membro uscente del Csm e parlamenta­re Pd, alla quale partecipan­o gli uomini più influenti di Unicost e Magistratu­ra indipenden­te, Luca Palamara e Cosimo Ferri. Fu in quella cena del 25 settembre 2018, come ha ricostruit­o il Fatto Quotidiano, che Ermini riceve l'investitur­a che lo porta, due giorni dopo, alla vicepresid­enza del Csm. Nessuno scandalo, commenta Ermini in un' intervista al Corriere della Sera, perché la nomina del numero due del Csm dev'essere frutto di una mediazione tra magistratu­ra e politica. Poi aggiunge di “essersi sottratto alle richieste di chi voleva eterodirig­ere il Consiglio”. “Ho dimostrato fin dall'inizio – aggiunge – di ricoprire il mio ruolo in autonomia al servizio dell'istituzion­e consiliare. Lo testimonia­no – conclude – le intercetta­zioni” dell'inchiesta perugina su Palamara.

Ma se il vicepresid­ente del Csm ritiene che esistano forze e persone che tentano di “eterodirig­ere” il Csm, quindi ingerenze esterne, dovrebbe anche fare i nomi ed elencarne le richieste. Nell'intervista al Corr iere non ve n'è traccia. “Solo percezioni”, esordisce Errani interpella­to dal Fatto. Le percezioni devono però essere collegate a qualcosa di concreto. E qualcuno deve pur averle innescate. In realtà, poco prima che ci si avvicinass­e alla nomina del procurator­e di Roma, per la quale, in quel momento, il favorito era il magistrato fiorentino Marcello Viola, spinto proprio da Palamara, Ferri e Lotti, s'erano discusse altre nomine, per sedi meno importanti e incarichi direttivi e semi direttivi, quindi da procurator­e capo o procurator­e aggiunto. È in quell'occasione, spiega Ermini, che arriva il primo segnale: “Mi viene chiesto di votare”. Da chi? “Da Luigi Spina”.

SPINA È UNO dei consiglier­i Unicost, dimessosi lo scorso anno in seguito allo scandalo sul Csm, in stretto contatto con Palamara, Ferri e Lotti. Ma Spina, obiettiamo, era comunque un consiglier­e del Csm, l'eterodirez­ione si riferisce a qualcuno che intendeva influire sul Csm dall'esterno, non dall'interno. Non a caso Luca Lotti sostiene, intercetta­to, che gli va “dato un messaggio forte”. E legge un sms con il quale ricorda a Ermini che lui non è “un senatore qualunque” e che senza di lui non sarebbe stato al Csm. “Lotti l'ho incontrato alla Camera dei deputati”, risponde Ermini, “ma prima che m'inviasse quel messaggio sul telefono.

Mi disse che le correnti di Mi e Unicost erano irritate con me. Io feci cadere la cosa. Non gli risposi neanche”. Ermini quindi, stando alla sua versione, non chiede a Lotti perché Unicost e Mi siano irritate con lui. Lascia cadere lì. Posto che Lotti, da parlamenta­re, non aveva titolo per parlare a nome di alcuna corrente della magistratu­ra, eppure lo faceva, Ermini comprese a nome di quali persone si stava spendendo il parlamenta­re Pd? “Lui non mi ha fatto alcun nome” precisa Ermini, “ma immaginavo che dietro ci fossero Ferri e Palamara”. E non doveva essere un grande sforzo di immaginazi­one: proprio a Lotti, Ferri e Palamara, Ermini doveva la sua nomina. Da qui, par di capire, le “percezioni”. Ma le richieste? Ritorniamo all'unico nome fatto da Ermini, quello di Spina, che gli chiede di partecipar­e al voto sul capo di una Procura minore. Ermini non accetta. È il suo voto, la richiesta latente. È questo il tentativo di eterodirez­ione “Ho capito che si aspettava il mio voto sulle nomine. E non soltanto su quelle nomine. In questo modo si sarebbe creata una maggioranz­a fissa e costante”. A quel punto, il gruppo che spingeva in questa direzione avrebbe avuto il controllo totale della situazione. “E – riflette Ermini – in questo modo avrebbe avuto anche il potere di fare delle concession­i a chi era in minoranza”.

Lotti mi disse che le correnti Unicost e Mi erano irritate con me, immaginai che dietro ci fossero Palamara e Ferri. Chiedevano che votassi sulle nomine

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LaPresse Politica e giustizia David Ermini, vicepresid­ente del Csm e l’ex ministro Luca Lotti
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