Concerti addio? “No, i big ci aiutino a ripartire presto”
Dai piccoli imprenditori ai promoter: così vogliamo salvare l’estate 2020
Il Covid stacca la spina alla musica? Sì, no, forse. Le piccole imprese che ruotano attorno ai live non si arrendono, mentre manager e promoter di grido si rimboccano le maniche. Tutti giudicano perfettibile il decreto della presidenza del Consiglio, con quei paletti che paiono mine sul campo dei concerti.
Dal 15 giugno mille posti distanziati per gli show all’aperto e 200 al chiuso, ma con mascherine, igienizzazione dei servizi igienici, sbigliettamento ai botteghini azzerato, aerazione, divieti per cibo e bevande, nessun contatto tra i musicisti. A chi conviene? I grandi agenti e impresari dei raduni da stadio e da festival si sono chiamati fuori con una nota di Assomusica, al cui interno pesano in modo decisivo i terminali italiani di multinazionali come Eventim e Live Nation. Ci si risente nel 2021, e se il concerto è solo (per ora) rinviato potete tenervi i biglietti; in caso di annullamento il Dpcm, all’art.88, prevede un “voucher” che offre la possibilità di assistere alla performance di altri musicisti, ma non di quello per cui avevate speso i soldi. Avete tempo 18 mesi con tuttele insidie immaginabili.
LA TROVATA dei voucher “di governo” ha generato polemiche a non finire, mentre il Codacons minaccia un’az i on e collettiva per i rimborsi, anche attraverso le leve Ue. Così, dal de profundis della musica 2020, si è passati al “che fare”. Un’agenzia come Otr (nel carnet Diodato, Silvestri, Consoli, Gazzè) vuole tentare i concerti da mille posti. “Meglio che chiudere a lungo: vedremo quali dei nostri saranno pronti per questi tour”, annuncia Francesco Barbaro, patron di Otr. Ma sono i “piccoli” ad alzare il tiro: gli Stati Generali della Musica Indipendente ed Emergente, che riuniscono diecimila imprese e 50mila addetti ai lavori, chiedono un incontro urgente al Mibact per rivedere il decreto: ad esempio consentendo la ristorazione per i live “leggeri” dentro o fuori pub e locali, nelle piazze, perfino in eventi “a domicilio” con gli spettatori in ascolto dai balconi; e autorizzando band, cantautori, dj e busker a esibirsi con soluzioni anti assembramento. Ma le istituzioni dovrebbero concentrarsi sullo snellimento della burocrazia, sul credito d’imposta per i gestori, la scontistica sui diritti d’autore (è chiamata in causa la Siae) e la concessione del suolo a titolo gratuito. L’Emilia Romagna si sta muovendo, con un primo tavolo il 28 maggio. “Noi, indotto compreso, facciamo circolare lavoro per 300mila persone, con un volume d’affari da 500 milioni di euro”, precisa Giordano Sangiorgi, figura chiave del mondo della musica indipendente.
“Quasi il 90 per cento degli eventi musicali riguarda le piccole imprese, ma è l’ora di lanciare un appello ai grandi nomi: aderiscano, pur simbolicamente, alle nostre iniziative per la salvezza di tutto il settore”.
Claudio Trotta, patron della Barley Arts e presidente di Slow Music (organizzatore italiano di Springsteen e del musical We will rock you) ha idee chiare: “Il decreto è formulato male: prematuro indicare la riapertura al 15 giugno. Sulla capienza, è insensato che il Dpcm non entri nello specifico degli assetti. Noi abbiamo elaborato un Protocollo con la collaborazione di professionisti e medici: a giorni mostreremo nel dettaglio come, da agosto, i concerti siano realizzabili in sicurezza anche per migliaia di persone, e consentendo la ristorazione. Lo sperimenteremo in tutta Italia: stiamo individuando le location e i partner adeguati. È sbagliato pensare che questa estate non ci sarà musica, è passata l’idea che senza big del rock e pop da stadio tutto taccia: invece si possono far riprendere anche teatro, danza,
L’ALLARME Secondo i protagonisti del settore c’è il rischio di crollo per tutto il comparto E cercano di coinvolgere i big: “Dateci una mano”
cinema. Quanto al voucher”, conclude Trotta, “è fondamentale per sostenere la filiera, a patto che i privati che lamentano di aver venduto tre milioni di biglietti rimasti in sospeso non chiedano pure aiuti di Stato”.
Sconsolato Mimmo D’Alessandro, che con la D’Alessandro e Galli organizza da 23 anni il Lucca Festival: “McCartney non potrà venire in Italia, ma non abbiamo voluto noi la pandemia. E chi ha detto che Paul non ci sarà nel 2021? Nel caso, il cliente potrà usare questo credito per godersi altre leggende internazionali, non dilettanti. Questo voucher l’ha introdotto il legislatore, nessuno l’ha chiesto. Io, di tasca mia, ho pagato anticipi per alberghi, aerei, allestimenti. E sostengo i miei dipendenti lasciati senza risorse dallo Stato”.