Bonomi “bulgaro” ora cita Einaudi e vuole mani libere
Eletto con il 99,9%, conclude l’intervento con l’ex presidente della Repubblica
Cita Luigi Einaudi al termine dell’intervento con cui viene eletto definitivamente presidente di Confindustria. Elezione che avrebbe fatto morire di invidia la vecchia Bulgaria comunista: 99,9% di consensi favorevoli con 818 voti a favore, nessun contrario e un buontempone che ha inviato una scheda nulla (il voto si è tenuto infatti a distanza, nessun’assemblea fisica per via del coronavirus).
LA CITAZIONE con cui Bonomi conclude il proprio intervento è tratta dalle Lezioni di politica sociale del grande economista liberale nonché secondo (o primo se si considera De Nicola solo come capo dello Stato provvisorio) presidente della Repubblica italiana: “Non furono tanto i barbari a far cadere l’Impero Romano; ma l’impero era ormai marcio in se stesso; e una delle cause della decadenza interna era che i cittadini romani, a furia di promesse politiche di chi esercitava il comando, sdegnavano di essere lavoratori o soldati perché spinti dall’illusione di essere mantenuti dallo Stato… Noi dobbiamo guardare ad altro – continua Einaudi – a un punto di partenza comune che consenta a tutti di dispiegare talento ed energia per continuare nel lavoro e nelle imprese a realizzare avanzamenti e invenzioni, brevetti e nuovi prodotti e servizi. A questo ideale dobbiamo tendere”.“Oggi come allora – chiosa Bonomi – è proprio così: a questo dobbiamo tendere”.
La citazione è densa così come l’agenda del neopresidente infarcita di un nuovo laissez-faire con una punta di populismo industriale: lo
Stato, “delle promesse ai cittadini”, si faccia i fatti suoi, non pensi di entrare negli affari delle imprese e queste, lasciate libere, saranno in grado di realizzare la ripartenza. A questo programma Bonomi ha già consacrato la propria azione pubblica in occasione del decreto Rilancio in cui ha conquistato l’abolizione, sia solo per un anno e per un numero limitato di aziende, dell’Irap. Un successo di cui il nuovo leader degli industriali è consapevole e che definisce la “politicità” della sua presidenza nel senso, ovviamente, della capacità di fare politica, soprattutto politica industriale e non certo di essere associato a un partito. Il “partito di Confindustria” è però più corposo e più rotondo di prima e, come dimostra l’elezione di ieri, ha generato un ricompattamento interno e, come confidano i collaboratori di Bonomi, un entusiasmo nuovo nell’associazione. Gli imprenditori sentono di essere tornati a giocare un ruolo e, soprattutto, di avere qualcuno che combatte per loro e quindi li rappresenta.
Lo spazio “politico” è dato dalla situazione di fragilità istituzionale, ma soprattutto dall’enorme partita che si è aperta per distribuire le risorse della ricostruzione post-Covid. Mai lo Stato è stato al centro di una contesa così rilevante, come ha notato correttamente Andrea Orlando polemizzando con la Fca e con i nuovi poteri imprenditoriali e editoriali.
BONOMI PORTAdirettamente l’impresa dentro questo scontro in cui ci sono in ballo gli 80 miliardi già stanziati dal governo e gli almeno 100 che si renderanno necessari da qui a un anno (oggetto della partita europea). Rispetto al recente passato di Confindustria, Bonomi ha il pregio di delineare nuovamente uno “scontro di classe” reso simbolicamente anche dal giorno della sua elezione, il cinquantesimo anniversario dello Statuto dei lavoratori.
Si apre un periodo difficile per i sindacati che finora hanno scelto la strada dell’invito al dialogo e del “volemose bene”. Confindustria non intende proseguire sulla strada dell’appeasement e ogni qualvolta ci sarà bisogno di battersi per ottenere qualcosa sarà lì in prima fila. E con lui la nuova compagine di Confindustria fatta da un esecutivo di fedelissimi tra cui spicca Luigi Gubitosi, ad di Telecom o il “duro” Maurizio Stirpe, già Confindustria Lazio e ben inserito nella Lega calcio, con delega al Lavoro e alle Relazioni Industriali.
Questa Confindustria potrebbe piacere anche alla Fca di John Elkann, che dall’associazione uscì ai tempi di Sergio Marchionne. Se rientrerà dipende da cosa sarà effettivamente Fca Italia, ma per Bonomi quel rientro sarebbe sicuramente una bella scommessa.
Non furono i barbari a far cadere l’Impero Romano; ma l’impero era ormai marcio... e i Romani avevano l’illusione di essere mantenuti dallo Stato…