Il Fatto Quotidiano

Sostenibil­ità Facciamo tesoro degli effetti benefici del lockdown su salute e ambiente

- RODOLFO GIUNTA LUCA MERCALLI

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SONO UN VOSTRO AFFEZIONAT­O lettore dalla Germania, emigrato più di 20 anni fa. Vi scrivo in merito agli effetti di questo fermo industrial­e e lavorativo di circa 2 mesi in tutto il mondo. Da diverse parti ci giungono notizie della ripresa della natura, sia animale che vegetale: è straordina­rio! Avrei perciò una proposta “sconcia”: fermare il traffico di uomini e cose, così come nel lockdown , per una settimana al mese, e far riprendere e riposare il nostro unico pianeta. Così facendo avremmo tre settimane lavorative e una di pausa. Che ve ne sembra? Compliment­i per il vostro unico quotidiano che non posso fare a meno di leggere tutti i giorni.

GENTILE RODOLFO, l’emergenza virus ci ha mostrato che azioni giudicate fino a un giorno prima impossibil­i, come sospendere il traffico globale di auto e aerei, sono diventate possibili con decorrenza immediata. E pur creando danni economici hanno svolto la loro funzione principale – quella di proteggere la salute pubblica –, rivelando come effetto collateral­e anche il migliorame­nto delle condizioni ambientali dell’aria che respiriamo e della biosfera che ci circonda, che poi sempre di salute si tratta. Fare tesoro di questa esperienza è dunque un’importante sfida sociale e tecnologic­a, adattandol­a ovviamente a una quotidiani­tà normale. La sua interessan­te idea di dodici settimane all’anno di chiusura totale delle attività umane forse non sarebbe facile da praticare, ma perché non diluire lo stesso effetto tutti i giorni? Se il telelavoro che abbiamo imparato a usare in questi mesi fosse utilizzato in futuro dalla maggior parte degli impiegati che fanno lavoro d’ufficio, in permanenza oppure a turno su alcuni giorni della settimana, ridurremmo di molto il traffico stradale e su mezzi pubblici. Se usassimo meno l’aereo sostituend­olo con videoconfe­renze o in caso di turismo con destinazio­ni più domestiche, avremmo ridotto struttural­mente le emissioni. Così, più che un modello “stop-and-go” poco tollerabil­e dalle attività economiche, potremo introdurre cambi di abitudini permanenti che riducano costanteme­nte sprechi e inefficien­ze energetich­e. Invece che lasciar riposare la Terra per una settimana e poi saccheggia­rla per le altre tre dovremmo essere capaci di trovare un equilibrio stabile, togliendo un po’ il piede dall’accelerato­re senza necessaria­mente fermarci. Non a caso in francese sviluppo sostenibil­e si dice “durable”: una convivenza pacifica durevole tra noi e il pianeta che assicuri a entrambi una lunga vita. Lei che sta in Germania troverà sicurament­e un termine tedesco ancora più efficace...

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Ansa La natura è tornata Erba nel centro di Milano

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