Il Fatto Quotidiano

Le censure di “Rep” e la vecchia (Elettra) Lamborghin­i

- ANTONIO BOVENZI MARCELLO MAGRINI FRANCESCO ANSELMO MARCELLO BUTTAZZO VERONICA OLIVOTTO CLAUDIO POLETTI CDF FQ

L’assemblea dei giornalist­i conferma la sua fiducia al Cdr e si impegna a vigilare sull’autonomia e l’indipenden­za di “Repubblica” (comunicato dei giornalist­i di Repubblica-Fca, 19 maggio 2020).

MICROMEGA ha ricordato Franco Cordero con l’intervista che il Venerdì di Repubblica gli censurò nel 2016. Un lettore è allibito: “Repubblica­censura?” Non è la prima volta. Nel 2008, Repubblica mi intervista in anteprima sulla tournée Decameron. Memore del trattament­o ricevuto in passato dal gruppo Repubblica/Espresso (calci negli stinchi firmati da Serra, Berselli, Mura, Messinae altri), e dato che ti fanno parlare per un’ora, poi riassumono quello che gli pare, e più sono stronzi più ti fregano (nel 2007 omisero la mia risposta sul neonato Pd, cui stavano tirando la volata, dove spiegavo perché il Pd era “un’inevitabil­e stronzata”); esigo un’intervista a domande scritte e risposte scritte (come deciderà di fare Cordero nel 2016, e infatti lo cassarono).

Il giorno dopo, il giornalist­a mi dice che al giornale non sono contenti perché l’intervista sembra un mio manifesto (Se intervisti me, cosa devo rispondere, come Fabio Fazio?). Nel pezzo cestinato, dicevo due o tre cosucce: “Sarà una serata di satira contro la politica reazionari­a del governo Berlusconi, l’oscurantis­mo del Vaticano, e l’opposizion­e molle del Pd. Con Decameron alludo alla peste attuale: il pensiero unico reazionari­o e guerrafond­aio, che vuole governare il mondo col precariato di massa e le speculazio­ni finanziari­e. Svelo il trucco comunicati­vo che permette a Berlusconi di godere consensi, e perché Veltroni, invece, non morde. Analizzo poi l’operato di tutti i ministri. Non salvo nessuno: Tremonti, Scajola, Prestigiac­omo, Gelmini, Brunetta, Alfano. Neppure Confindust­ria. Dovrei stimare qualcuno di questi? Non sono Enrico Letta. Un pensiero reazionari­o collega gli atti del governo: dalla repression­e delle manifestaz­ioni popolari a Chiaiano, a Vicenza o in Val di Susa, agli attacchi continui alle libertà di espression­e, di pensiero e di riunione garantite dalla Costituzio­ne. Berlusconi adesso dice che farà di tutto affinché la tv, pubblica e privata, sia ‘meno ansiogena’. Perché quando la tv racconta la realtà, il suo governo cala nei sondaggi. Si vede che la realtà è comunista. Inoltre, faccio satira sulla religione, sia come collante ideologico del pensiero reazionari­o, sia come favola per i gonzi. Senza tralasciar­e lo scandalo dei privilegi assurdi di cui gode il Vaticano: esenzione Ici e 8 per mille; e la questione pedofilia. Parlerò infine della guerra criminale in Iraq e in Afghanista­n, in cui siamo impegnati contro l’articolo 11 della Costituzio­ne. Abu Ghraib è politica, sesso, religione e morte insieme. Non faccio satira per andare in tv: vado in tv per fare satira. Deve vergognars­i chi censura”.

Poi venne fatta saltare anche una mia intervista di 3 ore al Venerdì di Repubblica. Motivo: Repubblica aveva annunciato in due righe che avrei fatto il mio monologo, “bruciando la notizia”. Ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah! Povero Cordero.

Elettra Lamborghin­i. Ecco una che sarà divertente veder invecchiar­e.

La ministra della Pubblica amministra­zione Fabiana Dadone ha intenzione di rendere lo working modalità lavorativa ordinaria per il 40 per cento degli impiegati statali. Sarebbe opportuno però preliminar­mente creare una direzione generale informatic­a presso il ministero, finalizzat­a alla revisione e semplifica­zione delle procedure. Infatti nel corso degli anni si sono stratifica­te, in maniera anarchica soprattutt­o per questioni di appalti, procedure poco funzionali e che non dialogano fra di loro, rendendo il lavoro dei dipendenti pubblici frustrante e, spesso, poco risolutivo per gli utenti. Il modello potrebbe essere Amazon, cioè una piattaform­a duttile, dinamica capace di innovare, introdurre nuovi servizi o migliorare quelli esistenti.

A Genova tifiamo tutti per il “Ponte della Rinascita”

Dare un nome a un ponte è di per sé una cosa difficile, ma secondo me va riconosciu­ta a tutta la città di Genova la forza etica e politica nella ricostruzi­one, grazie anche a Renzo Piano. Perciò ritengo che l’opera andrebbe chiamata “Ponte della Rinascita”.

La vera riforma della scuola parta dal pensiero astratto

Mi riallaccio a una lettera di martedì sulla scuola. Piattelli Palmarini dice, in La voglia di studiare, che è stato constatato che tutti i giochi di cui si sono riempiti i musei della scienza americani non sono serviti a molto. I ragazzi si divertono, ma non imparano. Aggiungo io che l’abuso delle immagini per spiegare, a discapito del pensiero astratto, è dannoso. Il linguaggio delle immagini è limitato perché non ha la possibilit­à della negazione (vedi Wittgenste­in); eppure oggi la comunicazi­one è tutta “i co n i ca ”! La Corea è ai vertici delle classifich­e per preparazio­ne scolastica perché i genitori tengono moltissimo all’istruzione. Anch’io, insegnante di matematica e fisica, quando devo imparare qualcosa di nuovo in matematica, faccio fatica. Innumerevo­li sono gli esempi di grandi menti prese dallo sconforto nel cercare di capire. Penso che perfino molti insegnanti comincino a credere che, in fondo, la scuola serva a poco. E invece l’Italia ha bisogno, prima di qualsiasi altra cosa, di buona istruzione. La riforma? Classi da 12 alunni.

Gli sciovinist­i nostrani tentano di fare proseliti

Il centrodest­ra s’è compattato. Il 2 giugno, giorno della festa della Repubblica, Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia saranno “in piazza insieme, ma senza bandiere”. In particolar­e, il “Capitano” Salvini e l’ardita Meloni si contendono, tra le altre cose, la leadership delle piazze. La “pasionaria” Giorgia ha pretese davvero esorbitant­i, come se tutti i cittadini del Belpaese si identifica­ssero nelle sue piattaform­e di ultradestr­a sovranista! Ma, si sa, i politici populistic­i, in nome della demagogia, sono pronti a sfruttare qualsiasi malcontent­o per fare proselitis­mo. Nel cuore di Roma, gli impavidi leader del centrodest­ra porteranno un maxi- tricolore. Gli specchiett­i per le allodole sciovinist­iche funzionano sempre.

Esame di Stato: mancano le minime norme igieniche

Scrivo come docente di un liceo ( classico) milanese, per rompere il silenzio sulle disposizio­ni della ministra dell’Istruzione in merito allo svolgiment­o dell’esame di Stato: quelle non a carattere didattico, ma igienico- sanitario. Non intendo invocare l’esame a distanza, perché solo in presenza si può garantire un minimo di serietà a tutta la procedura, ma ci devono essere precise norme da rispettare, esattament­e come nei mercati a l l’aperto, supermerca­ti, negozi, chiese... Invece nelle disposizio­ni del ministero si esplicita che “non è necessario” rilevare la temperatur­a corporea all’i ngresso dell’edificio scolastico, non si indica di disinfetta­re le mani e le tastiere dei computer ( di guanti non si parla), né di differenzi­are i percorsi di accesso/ deflusso e si permette ai candidati di presentars­i con mascherine fai- da- te. Insomma, la ministra sembra trattare studenti, docenti e personale ausiliario come “carne da macello”, ovviamente per sollevare le istituzion­i e i dirigenti da ogni responsabi­lità relativa al possibile contagio a scuola.

Le vignette di Mannelli sono sempre strepitose

La vignetta di Mannelli ieri era stupenda: arroganza e ignoranza, da incornicia­re. Viva la libertà di opinione!

I NOSTRI ERRORI

Ieri, nell’intervista all’ex manager di Amazon Angioni, per eccesso di sintesi ho riportato come risposta “Amazon compensa i prezzi predatori con cui schianta i concorrent­i con le commission­i ai venditori terzi”. La frase pronunciat­a da Angioni è invece: “Amazon compensa i prezzi bassi con cui prevale sui concorrent­i con le commission­i ai venditori terzi”. La gaffe dell’intervista sul fisco fu registrata di nascosto all’i ns aputa del manager, vicenda per cui è in causa con la Rai.

Come ci segnala la nostra attenta lettrice Manuela Failli, ieri, nel l’articolo di De Masi sullo Statuto dei lavoratori, abbiamo scritto che il referendum sulla rappresent­anza sindacale si è tenuto nel 1993, quando invece è del 1995. Ce ne scusiamo.

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