Il Fatto Quotidiano

Divieto di verità

- » MARCO TRAVAGLIO

Le immonde gazzarre degli ultimi due giorni, prima al Senato contro il ministro Bonafede e poi alla Camera contro il deputato M5S Riccardo Ricciardi, proseguite sui social e sui giornaloni, dimostrano che in Parlamento tutto si può dire fuorché la verità. Chi la dice viene lapidato e crocifisso, mentre chi mente passa per un gran fico e la fa franca. L’altroieri, tentando di spiegare la loro scombicche­rata mozione di sfiducia e il loro voto favorevole a quella opposta della Bonino, i forzisti accusavano il ministro di aver detto: “In carcere non ci sono innocenti”. Ma Bonafede non l’ha mai detto. Una sera, a Otto e mezzo, una giornalist­a di Repubblica gli contestò la legge blocca- prescrizio­ne per via degli “innocenti che finiscono in carcere”. Lui, stupefatto, rispose: “Cosa c’entrano gli innocenti che finiscono in carcere? Gli innocenti non finiscono in carcere…”. Sottinteso: “…con la blocca-prescrizio­ne”. Com’è noto, in carcere si può finire per espiare una condanna definitiva, da sicuri colpevoli; o in custodia cautelare durante le indagini e/o il dibattimen­to, da “presunti non colpevoli”. E bloccare la prescrizio­ne dopo la sentenza di primo grado non modifica di un millimetro né la custodia cautelare né l’espiazione della pena. Questo disse Bonafede: la pura verità.

Intanto la Bonino e l’Innominabi­le, smanettand­o su Google, han trovato un’intervista del 2016 rilasciata da Bonafede ( a ll ’ epoca soltanto deputato M5S) a Repubblica­e han pensato bene di non leggerne il testo, ma solo il titolo: “Se c’è un sospetto anche chi è pulito si dimetta”. L’Innominabi­le l’ha associato ai ministri-martiri dei governi Pd costretti alle dimissioni o destinatar­i di mozioni di sfiducia. Quelli che fu lui stesso a spingere o ad accompagna­re alla porta. In ogni caso, in quell’i n te rv is ta , Bonafede non parlava di ministri Pd, ma di una sindaca M5S a cui Grillo e Casaleggio avevano chiesto le dimissioni: Rosa Capuozzo di Quarto (Napoli), che non era indagata, ma non aveva denunciato le pressioni di un consiglier­e M5S eletto con i voti di un presunto boss locale (ed espulso). Bonafede, in tutta l’intervista, non diceva mai la frase inventata nel titolo di Repubblica e citata dal duo Bonino-Innominabi­le (“Se c’è un sospetto anche chi è pulito si dimetta”). Diceva invece che “per il M5S i voti della camorra, anche se non determinan­ti..., sono irricevibi­li. Abbiamo ... mandato via per tempo il consiglier­e indagato, ora chiediamo un passo ulteriore... Ci sono forti ombre sui voti dati a un nostro consiglier­e. Contro il voto di scambio noi ci battiamo quotidiana­mente senza se e senza ma. Facessero gli altri quel che abbiamo fatto noi”.

Ormai funziona così: si inventano frasi mai dette, poi si chiama chi non le ha dette a discolpars­i e, se quello esprime il suo vero pensiero, lo si accusa di incoerenza.

Ieri, alla Camera, Ricciardi ha messo in fila fatti e dati incontesta­bili sulla Caporetto della Regione Lombardia e della sua “sanità modello”, record mondiali di contagi e morti da Covid-19: lo smantellam­ento della medicina territoria­le; i tagli di 25 mila posti letto in 20 anni; il dirottamen­to del 40% dei fondi pubblici alla sanità privata; gli scandali di Formigoni; le scemenze di Giorgetti al Meeting di Cl 2019 (“Chi ci va più dal medico di base? È finita quella roba lì”); la farsa del Bertolaso Hospital in Fiera ormai rinnegato dallo stesso padre e indagato dai pm; la famigerata delibera di Fontana&Gallera per trasferire i malati nelle Rsa, con strage di anziani incorporat­a. Parole confermate dagli Ordini dei Medici lombardi, a cui si sarebbe potuto aggiungere che dalla riapertura di lunedì i medici di base hanno segnalato 3.157 casi sospetti di contagio alle Ats della Lombardia, che hanno effettuato appena 25 tamponi (a Milano 9 su 603 casi). Ma quelle parole, essendo vere, hanno scatenato l’ira funesta dei forzaleghi­sti e di insigni commentato­ri. Salvini le spacciava per “infamie contro cittadini e medici lombardi” (mai citati). Giorgetti per un’offesa “ai nostri morti” (uccisi anche dalle politiche del centrodest­ra) e pretendeva che qualcuno (il Duce?) “metta in riga i grillini” (se no?). E il ministro Speranza, incredibil­mente, gli dava ragione.

Si dirà: per fortuna poi ci sono i giornali che mettono le cose a posto. Infatti su Repubblica Stefano Cappellini ha scritto un pezzo che sarebbe parso un tantino eccessivo anche sul Giornale. Dopo aver squalifica­to 44 anni di battaglie del suo fu giornale sulla questione morale come “giustizial­ismo”, “cultura del sospetto”, non “compatibil­e con una vera sinistra dei diritti” e tipica dei 5Stelle, ha smascherat­o “il pm filosofo della teoria e guru dell’abbecedari­o M5S”: Davigo. Il quale, a suo dire, avrebbe dichiarato che “non esistono innocenti, solo colpevoli che l’hanno fatta franca”. Peccato che Davigo non l’abbia mai detto. Poi ha attribuito a Bonafede le frasi “Non ci sono innocenti in galera” e “Anche uno pulito deve dimettersi se è sospettato”. Peccato che Bonafede non le abbia mai pronunciat­e. Ma, senza le tre fake news, il bel tomo non avrebbe potuto imbastire il suo temino dal titolo “Bonafede salvo, le sue idee no”. Dove “le sue idee”, naturalmen­te, sono quelle inventate da Cappellini. Poi tutti a denunciare le fake news dalla Russia con furore.

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