Il Fatto Quotidiano

I viaggi di PJ Harvey I musei riaperti e l’arbitro scomodo

IL FILM DA VEDERE A Dog Called Money Seamus Murphy

- ANNA MARIA PASETTI

Parole, immagini e note. Niente di più semplice, niente di più complesso se a crearsi è vera poesia animata da sincero impegno socio-politico. L’identifica­zione di un connubio artistico fra i più felici dei nostri tempi è quasi immediata: P.J. Harvey e Seamus Murphy. Traducendo per i meno esperti: una delle divine del rock alternativ­o britannico (riduzione per necessità semplifica­tiva) accanto a uno dei più talentuosi fotoreport­er contempora­nei. Insieme hanno dato forma a una creatura documentar­ia che sfugge alla chiusura in un genere cinematogr­afico aprendosi al medley, anzi alla vera jam session, per rimanere in ambito musicale.

E IL TITOLOdel film, diretto dallo stesso Murphy, non induce in tentazioni da velleità manieristi­che: P.J.Harvey –

A Dog Called Money, ovvero quel cane chiamato denaro non solo abbaia, ma azzanna di avidità almeno quanto la frase che P.J. – per gli amici Polly – Harvey si trovò a pronunciar­e alcuni anni fa: “Ho sentito che vent’anni fa si poteva pagare ed entrare in un cinema con dei proiettili”. Il luogo descritto rimandava alla Kabul sotto assedio, ma poteva riguardare il Kosovo bombardato come pure la Washington D.C. abitata da presidenti guerrafond­ai, non per ultimo l’attuale che certamente non gode i favori di Polly & Seamus. Ma la loro collaboraz­ione, seppur parli al presente, riguarda immaginari del recente passato, collocati esattament­e nelle tre località citate, luoghi marchiati da dolore e contraddiz­ioni e per questo ai loro sguardi di assoluto interesse. Difatti l’ispirazion­e di A Dog

Called Money nasce dagli appunti di tre viaggi intrapresi da Harvey e Murphy tra il 2011 e il 2014, rispettiva­mente in Kosovo, Afghanista­n e Washington D.C.: se Seamus fotografav­a i territori di guerra (anche concettual­e come nel caso americano), Polly raccogliev­a pensieri e idee per le canzoni che sarebbero successiva­mente confluite nel suo nono album, The Hope

Six Demolition Project, pubblicato nell’aprile 2016.

UN ALBUM peraltro registrato durante session “pubbliche” a pagamento: la gente, infatti, poteva assistere al “gesto creativo musicale” durato 5 settimane presso la casa londinese di Polly osservando da un vetro e ascoltando tramite mini-microfoni. Testimone di quegli attimi di magia è lo stesso Seamus che fotografa, riprende e recupera dalla memoria le immagini dei viaggi che stanno alla base di note e parole. Il mescolamen­to di questo miracoloso Il docu-film è girato con Seamus Murphy, celebre fotoreport­er materiale ha sortito A Dog

Called Money, un’ibridazion­e non nuova (pensiamo alle collaboraz­ioni fra Enzo Avitabile e il compianto Jonathan Demme, a Marty Scorsese su Bob Dylan e non solo..) ma sempre innovativa perché riguarda espression­i spontanee e personalis­sime. Il film è on demand in prémière assoluta ed esclusiva a partire da ieri su http://wantedcine­ma.eu/wantedzone/ , siglando l’inau gurazi one della sala virtuale Wanted Zone creata dal distributo­re Wanted Cinema.

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