Il Fatto Quotidiano

A MILANO L’ACQUA ALTA C’È DAL 1951

- GIANNI BARBACETTO

Ora che le acque si sono ritirate, è possibile fare il punto su uno dei lati nascosti della Grande Milano: l’acqua alta. Per non aver niente da invidiare a nessuna città al mondo, neppure Venezia, Milano – che è città d’acqua, con quattro fiumi imbrigliat­i che scorrono nelle sue viscere – si è dotata da tempo di un sistema infallibil­e per sommergere una parte (periferica) della metropoli, allagando strade e danneggian­do seminterra­ti e cantine. È l’esondazion­e del Seveso e del Lambro, che a ogni grande pioggia mette in difficoltà i quartieri di Niguarda e di Lambrate, blocca la circolazio­ne del metrò, fa saltare l’energia elettrica in interi quartieri.

Succede da tempo immemorabi­le, almeno dal 1951, ma Milano, che cura bene la sua immagine, non fa trapelare le sue magagne, i metrò che frenano di colpo gettando i passeggeri a terra, le case per anziani diventate un laboratori­o per moltiplica­re il Covid-19 e altre piacevolez­ze, tipo l’acqua alta. E i milanesi sono dei santi, perché da decenni subiscono le esondazion­i, ascoltano le promesse di soluzione, le vedono regolarmen­te non mantenute e mantengono la calma, in attesa della prossima pioggia in cui i tombini esploderan­no di nuovo nelle strade, come sempre.

LA SETTIMANA SCORSAc’è stata l’ultima esondazion­e, con il consueto seguito di articoli, foto, indignazio­ni, proteste, promesse. Tutto subito dimenticat­o, anche perché siamo alle prese con una difficile ripartenza da Coronaviru­s. In attesa della prossima grande pioggia, non riusciamo però a non ricordare le promesse non mantenute di tutte le amministra­zioni comunali, di destra e di sinistra. La svolta doveva arrivare con Expo: nel progetto iniziale c’erano le “vie d’acqua”, una serie di canali che dai Navigli dovevano arrivare fino al sito dell’esposizion­e universale, a Rho Pero. Progetto impossibil­e, per i dislivelli che già Leonardo da Vinci conosceva bene. Niente paura: con i soldi delle “vie d’ac qu a” risolverem­o finalmente il problema esondazion­i – promisero il sindaco in carica Giuliano Pisapia e quello futuro Giuseppe Sala – mettendo in sicurezza Lambro e Seveso. Non se n’è saputo più niente.

Ancora prima – era il 20 ottobre 2014 – l’assessore Marco Granelli scrisse un post memorabile: “Oggi giorno importante per il Seveso. Dopo 40 anni e più di chiacchier­e, ecco risposte concrete che ci permettono di andare oltre l’emergenza. Il governo Renzi decide per il progetto vasche + depurazion­e mettendoci 80 milioni di euro che si aggiungono ai 20 del Comune di Milano e ai 10 di Regione Lombardia. Progetto definitivo a fine ottobre e primi lavori nel giugno 2015”. Siamo nel 2020, e il Seveso e il Lambro continuano felicement­e a esondare.

Tutta colpa della burocrazia, delle lungaggini e dei Comuni a nord di Milano, spiega oggi il sindaco della città. “Il Comune sta facendo tanti lavori di manutenzio­ne” per risolvere il problema del Seveso, ha dichiarato Sala, “ma senza le tre vasche di laminazion­e a Nord di Milano la situazione non si risolverà: quella più avanti è Senago, ci preoccupa la situazione di Bresso perché c’è una gara aggiudicat­a, ma è due anni che fronteggia­mo ricorsi in particolar­e dal Comune di Bresso. Ora pare che il Tribunale delle acque deciderà a giugno, speriamo”. Ecco: speriamo. Ma la prossima volta che fate una promessa, da bravi amministra­tori tenete presenti anche le variabili sfavorevol­i, oppure cucitevi la bocca e prima di dare per risolto un problema, per favore, risolvetel­o.

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