Retata a Palermo, indagine umbra, scandalo A. Adige
Tangenti su appalti da 600 milioni. Ai domiciliari anche il paladino antimafia Antonio Candela, commissario Covid
La Sanità era un condominio e lui, il responsabile per l’emergenza Covid-19 in Sicilia, Antonino Candela, si era autoproclamato capo. Inserito, per i magistrati della Procura di Palermo, in un sistema fatto di bustarelle, favori, sponde politiche, dossier e appalti per 600 milioni di euro. Candela da ieri è agli arresti domiciliari. Coinvolto, insieme ad altre 18 persone, due delle quali finite in carcere, nell’inchiesta denominata “Sorella Sanità”. Le accuse ipotizzate a vario titolo sono di corruzione, istigazione alla corruzione e induzione a dare o promettere utilità. Oltre all’uomo scelto dal governatore Nello Musumeci per fronteggiare la pandemia, dietro le sbarre è finito anche Fabio Damiani, direttore generale dell’Asp 9 di Trapani ed ex responsabile delle Centrale unica degli appalti in Sicilia.
Altro nome di spessore è quello di Carmelo Pullara, deputato regionale del centrodestra e vicepresidente della commissione Sanità all’Ars, accusato di turbativa d’asta, ma non destinatario di alcuna misura.
I faccendieri amici e le società matrioska
Secondo i magistrati, al loro servizio Damiani e Candela avrebbero avuto due faccendieri: Salvatore Manganaro e Giuseppe Taibbi. Utilizzati come filtro per interfacciarsi con le aziende disposte a pagare per vincere le gare. Il sistema ricostruito dalla Gdf ha fatto emergere “una galassia di società appositamente create come matrioske”. Buone, per l’accusa, a confondere le acque e nello stesso tempo necessarie per le fatturazioni di comodo. Rendite assicurate di cui parlavano gli stessi indagati. In una conversazione con la moglie, Taibbi diceva: “Io per nove anni incasso 15mila euro al mese, senza fare una emerita minchia”. Su disposizione del gip sono state sequestrate sette società e 160mila euro.
Il paladino della legalità premiato da Mattarella
La parabola di Candela, ex manager dell’Asp di Palermo, mette al centro dell’inchiesta un altro paladino della legalità che in Sicilia da accusatore diventa accusato. Tanti i riconoscimenti ricevuti in questi anni, compresa una medaglia d’argento al merito ricevuta dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e quella d ’ oro di benemerenza dall’allora presidente della Regione, Rosario Crocetta. Encomi su encomi per un manager finito sotto scorta per avere denunciato le tangenti, spesso vittima di intimidazioni, e sostenuto da pezzi del centrosinistra.
I dossier: “Esco fuori tutto e si fa un articolo”
Prima di diventare coordinatore dell’emergenza Covid-19, Candela era rimasto fuori dai giochi delle nomine dei direttori sanitari delle aziende. Il 18 novembre 2018 sfoga tutta la sua amarezza con il braccio destro Taibbi. Destinatario delle invettive l’attuale assessore regionale Ruggero Razza, bollato dal faccendiere come “il bambino”.
“Se tu vuoi – diceva Taibbi – io in questa settimana mi esco fuori tutti i casini che hanno queste persone… e poi si fa un bell’articolo”. Dossier che l’uomo annunciava, e forse millantava, di essere in grado di recapitare ai due vicepremier di allora, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. “Non per email, ma nelle proprie scrivanie”, diceva. Così, si legge nelle intercettazioni contenute nell’ordinanza, avrebbe garantito “un minimo di bordello”. L’obiettivo? “Levare dai coglioni il bambino” e fare diventare assessore proprio Candela.
Il favore in cambio del sostegno per la nomina
Nelle carte dell’inchiesta, la gip evidenzia “l’ossessione” di Damiani per nomine e potere. L’attuale manager a Trapani, identificato nelle intercettazioni con l’appellativo di “sorella” dagli indagati, avrebbe cercato, a quanto pare senza successo, anche l’appoggio del presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè attraverso l’incontro con il fratello di quest’ultimo. Diverso il discorso per quanto riguarda il deputato agrigentino Pullara, già finito nei guai l’estate scorsa perché citato, pur non essendo indagato, in alcune intercettazioni ambientali di un’inchiesta su Cosa Nostra e massoneria. In questa storia il deputato autonomista si sarebbe rivolto a Damiani per perorare la causa della società Manutencoop. La merce di scambio sarebbe stato il sostegno al funzionario nella corsa a direttore generale.
Io per nove anni incasso
15 mila euro al mese, senza fare una emerita minchia