Il Fatto Quotidiano

Vitalizi, Yemen e festival canori: 150 petizioni dei cittadini

- » ILARIA PROIETTI

Non solo ai fornelli: le lunghe settimane di lockdown hanno scatenato la fantasia degli italiani che hanno cucinato ricette a tutto spiano pure per il Parl amento. E così, mentre la quarantena obbligata costringev­a deputati e senatori lontani da Roma, gli uffici di Montecitor­io e di Palazzo Madama venivano inondati dalle petizioni dei cittadini semplici: più di 150 e non tutte suggerite dall’emergenza. Perché da casa c’è chi si è preso cura di chiedere incentivi fiscali per chi offra denaro o altre liberalità a sostegno dei soccorsi o per stabilizza­re urgentemen­te i lavoratori precari della sanità pubblica.

Ma poi qualcun altro ha pure scritto per chiedere la riduzione delle indennità dei parlamenta­ri, vista la situazione drammatica o ha voluto farsi sentire sull’ab o l izione dei vitalizi. Come anche per chiedere che ci sia più informazio­ne pubblica sul referendum sul taglio dei parlamenta­ri o che vengano revocate le concession­i autostrada­li ai privati. Una lunga serie di sollecitaz­ioni, tutte assai accorate che si tratti di abolire le unioni civili o perorare i diritti dei transessua­li, per richiamare l’att enzione sulla guerra in Yemen o per far inserire la profession­e del portalette­re tra i lavori usuranti. Per quanto, che male c’èa invocare il ripristino del Festival della canzone napoletana?

La parte del leone però l’ha fatta senz’altro il Covid-19 che ha colpito tutti, come una livella: i vigilantes chiedono tutele data la crisi, come chi è era già in difficoltà e ora teme le banche. Chi si è dovuto misurare con le file ai supermerca­ti o alle poste ora si interroga se per il futuro non ci si possa organizzar­e diversamen­te. Già, il futuro. Perché anche ora che il peggio sembra passato, è forse il caso, come si chiede in una petizione, di ripensare i presidi territoria­li della sanità pubblica.

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