Milano, 603 casi sospetti in 48 ore e solo 9 tamponi
Secondo un report riservato della Regione, dal 4 maggio su 19.168 con sintomi Covid segnalati alle Ats, testato solo 1 su 3
Adiciotto giorni dall’inizio della Fase2 in Lombardia, vi è ormai la matematica certezza che i dati comunicati in via ufficiale dalla Regione non rappresentano l’an damento reale del contagio. Ci sono numeri che sono comodi da divulgare e altri che è meglio tenersi in tasca, come quelli scritti nero su bianco in un report riservato dell’Unità di crisi. Sul piatto, c’è la Fase2 e c’è soprattutto il fiato sospeso per capire come si evolverà il contagio dopo le riaperture avviate lunedì (movida compresa). Il lavoro sui tracciamenti e sui contatti resta al palo, con una media di 13mila tamponi al giorno e nuovi casi positivi in Lombardia che, ieri, sono stati 316 (con un rapporto tra tamponi fatti e positivi intercettati del 2,1%, il più basso da aprile).
MA CIÒ CHE MOSTRA quanto ancora sia pericolosa la situazione lo si trova nelle pieghe di un documento riservato della Regione che riguarda i casi sospetti di persone sintomatiche – segnalati dai medici di base alle varie Ats del territorio – dal 4 maggio, ovvero dall’inizio della Fase2, a oggi. Non si tratta più di telefonate dirette del cittadino che si auto-diagnostica il Covid, bensì di valutazioni mediche ormai certificate attorno a un protocollo sintomatologico preciso. Anche perché, come spiega il professor Massimo Galli, “in tempi di pandemia come questi, sintomi simil Covid è molto
I casi sospetti nelle ultime 48 ore in Lombardia:
25 i tamponi fatti
La persona testata dall’Ats di Brescia, dal 18 maggio: ma i medici avevano segnalato 624 casi
A solo un terzo del totale dei sospetti diagnosticati è stato fatto il tampone difficile che siano riconducibili a un banale raffreddore”.
Dal 4 maggio, nelle ultime due settimane, le segnalazioni per sospetti Covid comunicati dai medici di base alle otto Ats in cui è divisa la regione sono state 19.168. A fronte di 19.168 casi sospetti, sono stati effettuati 6.440 test molecolari (dei quali non si conosce ancora il risultato): un terzo del totale. Solo un caso diagnosticato su tre è stato quindi testato.
Ancora più impressionanti sono i dati rilevati dallo scorso lunedì, 18 maggio: 3.157 i casi comunicati come sospetti, solo 25 quelli effettivamente testati. Nell’area metropolitana di Milano, per esempio, su 603 segnalazioni, i tamponi eseguiti sono stati nove.
NEI VARI DOSSIERche i medici di base inviano alle Ats vengono identificati i contatti: parenti, conviventi, amici. Il che fa lievitare il numero dei possibili contagiati. In Lombardia sappiamo che per ogni infetto si tracciano due contatti, il che porterebbe il numero di 19.168 al doppio. In Veneto, invece, come contact tracing, si individuano fino a 12 persone. Questo porterebbe ipoteticamente a 230mila persone: esattamente il numero dei positivi nell’area metropolitana di Milano calcolato all’8 aprile, secondo lo studio del Policlinico e dell’ospedale Sacco, raccontato dal Fatto.
In Lombardia la media generale di tamponi positivi durante i tre mesi dell’epidemia è del 20%. Questo dato applicato alle 19.168 segnalazioni produce 3.833 casi positivi, senza contare i relativi contatti, 2 o 12 che siano. Ma è evidente che questo dato non può essere realistico.
PARADOSSALE appare poi la situazione dell’Ats dell’Insubria. Qui negli ultimi due giorni i casi segnalati sono stati 375 con un solo tampone effettuato. Non va meglio per l’Ats di Pavia che comprende anche Lodi. Nelle ultime 48 ore a fronte di 158 casi sospetti è stato effettuato sempre un solo tampone. A Brescia aumentano le segnalazioni, 624 tra il 18 e il 20 maggio, ma il risultato non cambia: solo un tampone fatto. A Bergamo, nello stesso periodo, 536 segnalazioni e cinque tamponi. In totale su 3157 segnalazioni di sospetti casi sintomatici pervenute alle varie Ats nelle ultime 48 ore il numero dei test molecolari si ferma a 25, ovvero lo 0,79%. Torniamo ai dati ufficiali. A ieri oltre 14mila tamponi. Cifra che non rappresenta tutti i test diagnostici (quelli fatti la prima volta). Per trovare il numero giusto bisogna dimezzarlo di circa il 50%. Difficile quindi ipotizzare una discesa epidemiologica reale sulla base di un 50% di tamponi fatti su individui già testati più volte. Il dato non torna. E lo spiega anche l’ultimo studio della fondazione Gimbe di Bologna che rileva, a livello nazionale, 61 tamponi diagnostici al giorno su 100mila abitanti. Cifra che cambia da regione a regione con la Lombardia buona 12° in classifica con 64 test e lontana, lo si è visto nella tabella, dal dogma tassativo per la fase due di tracciare, testare e isolare.
Non basta fare solo più test Bisogna ricostruire i contatti dei positivi per tracciare i focolai
MASSIMO GALLI
I numeri