Il Fatto Quotidiano

La grande impennata di marzo nella curva dei decessi del 2020

Il buco nero dei tamponi mai fatti

- GIORGIO SESTILI

▶MANCANO

all’appello quasi 20 mila morti. Ne avevano già parlato Istat e Istituto Superiore di Sanità (Iss), ora lo sostiene anche l’Inps nella nota statistica “Analisi della mortalità nel periodo di epidemia da Covid-19” pubblicata il 20 maggio. Attraverso i dati sui decessi che affluiscon­o regolarmen­te negli archivi dell’anagrafica e aggiornati al 30 aprile, l’Inps confronta la mortalità del 2020 con quella dei 5 anni precedenti. L’anno era cominciato bene: 10.148 morti in meno nel periodo 1 gennaio-28 febbraio 2020 rispetto a quelli attesi. Ma, come si vede dal grafico, dal 1° marzo le cose cominciano a cambiare. La curva dei deceduti 2020 rispetto a quelli previsti comincia a impennarsi ma solo una parte di questi è registrata come decessi Covid-19 attraverso i dati della Protezione Civile. Complessiv­amente nel periodo 1 marzo-30 aprile i morti sono stati 46.909 in più rispetto agli attesi, mentre i decessi registrati Covid-19 sono 27.938. Ne mancano all’appello ben 18.971, il 40%. Gran parte di questi sono deceduti Covid-19 ai quali non è mai stato fatto il tampone, forse perché morti in casa senza mai arrivare in ospedale. Altre sono morti indirette ma sempre causate dell’epidemia: “Persone che muoiono per altre malattie, perché non sono riuscite a trovare un letto d’ospedale o perché non vi si sono recate per paura del contagio” si legge nel rapporto.

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