Umbria, indagine sull’ospedale già inutile
Costato 3 milioni di euro aprirà il 30 giugno, ma qui l’emergenza è passata
Nessuna vittima e sempre meno ricoveri in Umbria (a oggi se ne contano 19). E le terapie intensive che si svuotano: solo due i posti letto occupati. Ma la Regione governata dalla leghista Donatella Tesei intende andare avanti lo stesso sul progetto del nuovo ospedale da campo nel tendone di Umbriafiere, a Bastia Umbra (Perugia).
UNA STRUTTURA, già esistente dal 2009, che adesso rischia di diventare il nuovo “Ospedale in Fiera” di Milano. Il 30 giugno, data in cui dovrebbero concludersi i lavori, infatti potrebbe non servire più. E ad ammetterlo è stata lo scorso 12 maggio la stessa Tesei rispondendo ad un’interrogazione del consigliere regionale Andrea Fora: “Quando abbiamo presentato il progetto, a inizio aprile, eravamo nel picco dei contagi – ha detto la governatrice –. Adesso si rischia una seconda ondata pandemica e il consiglio dei ministri del 31 gennaio ha imposto l’assunzione immediata di iniziative straordinarie per la prevenzione e previsione”. Non è detto che serva, insomma. Però a quel punto i 3 milioni di euro donati dalla Banca d’Italia per allestire le 30 terapie intensive saranno già stati spesi. Per capire se ci sia stato uno spreco di soldi pubblici, l’operazione è finita nel mirino della Corte dei Conti dell’Umbria che ha aperto un fascicolo e inviato una lettera alla Regione perché faccia chiarezza entro fine mese sul progetto approvato con la delibera regionale 282 del 22 aprile scorso anche se “in modalità riservata, in quanto la sua divulgazione potrebbe essere lesiva del principio di segretezza e della par condicio”.
Nella lettera inviata alla Regione dalla Procuratrice della Corte dei Conti umbra Rosa Francaviglia si chiedono chiarimenti sulle fonti di finanziamento “con annessa documentazione amministrativo-contabile”, sui costi da sostenere “con specifica sulle relative voci”, sui nominativi dei soggetti affidatari della realizzazione e dei fornitori e sulle modalità di gestione della struttura: “Se demandata al Sistema sanitario regionale in via diretta o affidata a terzi anche mediante convenzione” si legge nella missiva.
TESEI in consiglio regionale ha spiegato che il 23 marzo era stata la neo direttrice della Banca d’Italia di Perugia Miriam Sartini a proporle l’iniziativa: il 30 marzo la Regione lo aveva presentato e una settimana dopo, il 7 aprile, era arrivata la risposta positiva del direttorio di Via Nazionale con lettera firmata dal governatore Ignazio Visco. “Ci fecero i complimenti per la compiutezza e per la velocità con cui il progetto era stato redatto” ha detto Tesei.
Non tutti però sono d’accordo: “Perché sprecare 3 milioni di euro di fondi pubblici? – dice il consigliere Pd, Tommaso Bori –. Il finanziamento della Banca d’Italia può essere investito in maniera più utile riqualificando una struttura sanitaria permanente”. La vicenda è arrivata anche in Parlamento con un’interrogazione della senatrice umbra del M5S, Emma Pavanelli, al premier Conte e al ministro della Salute Speranza perché “sia garantita la migliore trasparenza e il miglior utilizzo dei 3 milioni donati dalla Banca d’Italia”.