Alto Adige, l’affare delle mascherine senza la “idoneità”
Dopo il caso degli scaldacollo sportivi Ordini per 35 milioni per tute e dpi bocciati dai controlli dell’Inail. E ora l’Ordine dei Medici chiede un’ispezione
euro. Soldi che la Oberalp avrebbe anticipato ai fornitori cinesi per non rischiare di perdere la merce, sicura che sarebbe seguita la delibera dell’azienda sanitaria. Ma il parere negativo dell’I n ai l cambia tutto. E l’imprenditore ora si trova scoperto per una cifra milionaria.
SULLA VICENDA indaga la procura di Bolzano, che ha iscritto nel registro degli indagati il direttore generale dell’azienda sanitaria di Bolzano, Florian Zerzer, e il dirigente d’azienda altoatesino Christoph Engl, amministratore delegato di Oberalp.
Nella legge dell’8 maggio scorso sulle riaperture, la provincia autonoma di Bolzano ha previsto la possibilità di acquistare tramite la protezione civile “protezioni delle vie respiratorie” da fornire ai lavoratori a contatto con il pubblico, e ha messo a bilancio per questa spesa 71 milioni di euro per il 2020.
Il 13 maggio scorso, secondo quanto può ricostruire Il Fatto, l’azienda sanitaria di Bolzano ha inoltrato alla protezione civile locale la richiesta di un ordine in tutto e per tutto uguale a quello rimasto sulle spalle di Oberalp: 4,5 milioni di mascherine chirurgiche, 1,5 milioni di Ffp2, 1,1 milioni di camici protettivi.
In Alto Adige era già finita sulle cronache la vicenda degli scaldacollo, sciarpette sportive distribuite alla popolazione al posto delle mascherine chirurgiche e comprate per 500 mila euro alla ditta dei cugini dell’assessore alla Sanità, Thomas Widmann. Ieri i Nas di Bolzano hanno perquisito gli uffici dell’assessorato e i pm hanno iscritto nel registro degli indagati Widmann con l’accusa di turbativa d’asta.