Luci e ombre del Btp da “record”: gli italiani sostituiscono gli stranieri in fuga, ma il gioco ha i suoi rischi
RisparmioBuona notizia, basta che in futuro non si alzino ogni volta i rendimenti offer ti
Il collocamento del nuovo Btp Italia è andato ben oltre le previsioni. Ai 14 miliardi richiesti dal settore r et ai l , soprattutto piccoli risparmiatori, si è aggiunta la richiesta per 19,5 miliardi degli investitori istituzionali. Questi ultimi sono stati soddisfatti per meno di metà. L'importo totale emesso sarà così 22,3 miliardi (il Tesoro puntava a 15 miliardi), record per questa forma di titoli di Stato.
L’offerta ai risparmiatori era davvero vantaggiosa. Complice il calo dei rendimenti dopo l’ann uncio del piano f r a n c o- t e d esco sul R e c overy Fund, il Btp Italia offriva un rendimento nominale superiore di 20/ 30 punti base rispetto al Btp tradizionale, oltre alla protezione dall’inflazione. È andata bene ed è probabile che il Tesoro lo rifarà, nell’ottica di canalizzare una fetta più grande dei risparmi degli italiani verso i titoli di Stato che dovrà emettere in abbondanza: secondo le stime del Def, il deficit che quest’anno lo Stato avrà bisogno di finanziare si avvicinerà ai 170 miliardi. Bankitalia, attraverso i vari programmi di acquisto di titoli di Stato che la Bce ha annunciato, arriverà ad assorbirne circa 190/ 200 miliardi.
Il rischio, in questa situazione di precario equilibrio, è rappresentato dalla possibile fuga di investitori esteri. Lo si è già visto a marzo, stando ai dati della Banca d'Italia: c’è stato un deflusso netto di capitali per oltre 107 miliardi, il più elevato dalla nascita dell’euro e, cosa ancor più grave, ha avuto caratteristiche simili a quelle registrati durante la “crisi dello spread” del 2011. Negli anni scorsi i deflussi erano causati dalle decisioni di portafoglio degli italiani, che re-investivano in fondi e titoli esteri il corrispettivo che ricevevano dalla Bce a fronte del Quantitative easing, mentre invece la fuga di marzo è dovuta quasi esclusivamente all’uscita dei capitali esteri. Gli stranieri hanno ritirato dai titoli di Stato più di 51 miliardi, dai depositi presso le banche italiane altri 50 miliardi. La Banca d’Italia è intervenuta per fare in modo che i deflussi non si riflettessero in una diminuzione considerevole della liquidità sul mercato e quindi in un rialzo dei tassi d’interesse. Ci sono stati acquisti di titoli di Stato per circa 13 miliardi, prestiti alle banche in dollari per 12 miliardi e rifinanziamenti a lungo termine per 44: complice anche la spesa del Governo, che ha liberato altri 25 miliardi, la liquidità nel sistema è diminuita in modo contenuto.
In quest’ottica, la strategia del governo di attirare una quota più elevata di risparmio privato italiano ha una duplice finalità: aumentare il numero degli investitori “pazienti” e liberare spazio alla banca centrale per assorbire senza ampliare ancora i propri programmi le oscillazioni degli investitori esteri.
Questo tipo di strategia è esposta però anche a rischi: concentrare il risparmio degli italiani in un unico asset lo fa sempre più dipendere dal suo andamento. Se lo Stato, per richiamare quote aggiuntive di risparmio, deve ogni volta ricorrere a condizioni sempre migliori, diminuirà l’appetito di tutti gli altri operatori sul mercato secondario, che rimarranno in attesa della prossima emissione a condizioni sempre più vantaggiose. La speranza è che gli italiani continuino ad aver fiducia nell’affidabilità dello Stato, e che lo Stato faccia tutto quello che serve, anche di più, per meritarsi questa fiducia.